Tutti colpevoli, nessuno innocente. “La Camera Azzurra” di Simenon e Sinigaglia
Articolo di Valeria Nobile
Il 17 ottobre è andata in scena al Teatro Carcano di Milano la prima nazionale de La Camera Azzurra, pièce teatrale tratta dall’omonimo romanzo di Georges Simenon del 1964, e qui rimarrà fino al 27 ottobre per poi partire per una tournée in giro per l’Italia che si protrarrà fino al prossimo 31 gennaio. L’adattamento teatrale è stato curato da Letizia Russo e ha un cast di tutto rispetto, che vede come protagonisti Fabio Troiano, Irene Ferri, Giulia Maulucci e Mattia Fabris. Le redini della regia, invece, sono affidate ad una magnificaSerena Sinigaglia che con questo allestimento non può che confermarsi figura dominante nel panorama teatrale italiano.
Nel 1925 il pittore surrealista Joan Mirò realizza un dipinto dal titolo Ceci est la couleur de mes rêves – in italiano Questo è il colore dei miei sogni – in cui una macchia di blu-azzurro intenso spicca su uno sfondo bianco, regalando all’osservatore un attimo di serenità e quiete. L’azzurro, lo capiamo già dal titolo, è il colore dominante anche di questo spettacolo ma, a differenza del quadro di Mirò, qui non c’è spazio per la quiete. Maria Spazzi ha sapientemente costruito una scena estremamente funzionale alla vicenda: l’ampio palcoscenico del Carcano viene solo parzialmente sfruttato nella costruzione di una stanza, la cui profondità è determinata da un piano inclinato e da una finestra. Uno spazio ristretto, dunque, arredato da pochi oggetti per dare ancora più risalto ai personaggi e a ciò che stanno raccontando. Ed è uno spazio in cui, naturalmente, ogni cosa è azzurra. Sono azzurri gli abiti dei personaggi, gli arredi, le pareti e persino le luci che illuminano e scandiscono lo svolgersi dell’azione scenica. Un azzurro ghiaccio, freddissimo e invadente che conferisce alla pièce un’atmosfera claustrofobica, apparentemente asettica e quasi spettrale.
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L’unico a non avere nulla di azzurro è il Giudice – interpretato magistralmente da Mattia Fabris –, un personaggio chiave e dai risvolti meta-teatrali, in quanto funge da burattinaio-regista nello svolgersi di questa vicenda. I protagonisti sono quattro e non abbandonano mai la scena, ma è l’interrogatorio del Giudice a mettere in moto l’azione; il ritmo è scandito da dialoghi serrati e da una buona dose di ripetitività e circolarità di scene e battute che, talvolta, rallenta lo svolgersi dell’azione, contribuendo notevolmente al senso di asfissia e claustrofobia di cui si è già accennato. È un’asfissia di cui sono vittime gli stessi personaggi, del resto.
In una piccola cittadina di provincia, popolata da una comunità invadente ed estremamente giudicante, Andrée e Tony (Irene Ferri e Fabio Troiano) – entrambi sposati – vivono la loro appassionata storia d’amore clandestina nella Camera Azzurra dell’albergo del fratello di Tony. Non vediamo mai il marito di Andrée in scena, ma la moglie di Tony, Gisèle – interpretata da una splendida Giulia Maulucci –, è sempre lì, sullo sfondo, così come anche nella mente di Tony. Sono due semplici domande a innescare il vortice tragico che porta tutti quanti alla rovina e fare in conti con il Giudice: «Mi ami?», e poi, «Se mi ritrovassi libera ti libereresti anche tu?».
Nulla è lasciato al caso in quest’indagine che più che essere poliziesca è, essenzialmente, psicologica. Le relazioni amorose che legano i personaggi vengono sviscerate e scandagliate nel dettaglio. Non vi è via di scampo. Nell’azzurro di quella camera d’albergo ci viene mostrato ogni centimetro della personalità di questi esseri umani che sono vittime, in primis, della ristrettezza mentale delle comunità in cui vivono. I personaggi femminili sono, certamente, i più interessanti: l’abilità di Simenon nel delineare al meglio la psicologia del gentil sesso è rinomata e questo testo ne è un’ulteriore prova. Andrée e Gisèle sono personaggi complessi e bellissimi, quasi speculari nella loro diversità. Non si può dire lo stesso, purtroppo, dei personaggi maschili. Non sono carenti in quanto a profondità, ma sembrano incompleti e impreparati se messi a confronto con le loro controparti femminili. Soprattutto in materia amorosa.
«Amarsi, Giudice, è un po’ come conoscersi», affermerà un illuso Tony, anche se in quell’universo nessuno sembra conoscere a fondo nessuno. Una tematica fondamentale per la storia della letteratura come quella dello scontro realtà/apparenza fa inevitabilmente capolino anche qui, in questa comunità ristretta in cui tutti si impicciano di tutto, ma nessuno fa il minimo sforzo per comprendere l’altro. Simenon ha costruito un intreccio potente ed estremamente complicato da tradurre in scena.
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Non è mai semplice adattare un romanzo alla scena, soprattutto se si tratta di un giallo o un thriller psicologico come in questo caso. Gli elementi da tenere in considerazione sono molteplici e si corre il rischio di “tirarla per le lunghe” e andare a perdere quella suspense che, di fatto, tiene le fila del romanzo. Qual è il trucco, dunque? Cercare un focus, un’idea centrale all’interno del romanzo che può fungere da punto di partenza per raccontare la vicenda. Nel nostro caso, la scelta registica di Sinigaglia è evidente: è il concetto di colpa a fare da fil rouge (o forse azzurro, nel nostro caso) nello sviluppo di questa triste e complessa storia di provincia. Una colpa da cui nessuno sembra essere esente. Ne La Camera Azzurra tutti sono colpevoli e nessuno è innocente. Nemmeno noi spettatori che per un’ora e mezza rimaniamo con gli occhi incollati a quel palcoscenico, a volte trattenendo il respiro, a volte sorridendo, e ci troviamo, nostro malgrado, a fare le veci di quella comunità spietata che ha determinato le sorti di Andrée, Tony e Gisèle.
Da giovedì 17 ottobre a domenica 27 ottobre 2019
LA CAMERA AZZURRA
Di Georges Simenon
Adattamento teatrale Letizia Russo
Con Fabio Troiano, Irene Ferri, Giulia Maulucci, Mattia Fabris
Regia Serena Sinigaglia
Assistenti alla regia Sandra Zoccolan e Giulia Dietrich
Scenografia Maria Spazzi
Costumi Erika Carretta
Disegno luci Alessandro Verazzi
Scelte musicali Sandra Zoccolan
Foto Laila Pozzo
Produzione Nidodiragno / Coop CMC – Sara Novarese
Il romanzo La camera azzurra è pubblicato da Adelphi
Per le foto, copyright: Laila Pozzi.
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