Tutta la poesia dell’orrore: “Se scorre il sangue”, i nuovi racconti di Stephen King
Torna in libreria colui che è ormai da sempre l’incontrastato re dell’horror, Stephen King, col suo ultimo libro: Se scorre il sangue (Sperling & Kupfer, traduzione di Luca Briasco).
Mentre si moltiplicano le voci sulla prossima uscita della serie televisiva tratta dall’Ombra dello scorpione, uno dei suoi romanzi più vecchi e più amati (tornato peraltro alla ribalta per l’ambientazione post-apocalittica, quasi una predizione dell’attuale emergenza sanitaria), lo scrittore americano presenta al suo pubblico una raccolta di quattro racconti, di circa cento pagine l’uno a eccezione del terzo, che dà il titolo al libro, e che è lungo il doppio.
L’autore di It, Misery, Pet Sematary, Shining e altri best seller mondiali, trasformati in film di grandissimo successo, oggetto di remake e serie televisive, da sempre alterna la scrittura di romanzi (spesso molto lunghi) a quella dei racconti, verso i quali nutre un amore e un rispetto più volte ribaditi.
A volte ritornano, Scheletri, Incubi e deliri, Tutto è fatidico sono soltanto alcune delle raccolte più famose dello scrittore, che con questo libro torna non solo al vecchio amore per la narrazione di media lunghezza (fra la novella lunga e il romanzo breve), ma anche a storie che ricordano, nell’impianto e nella delicatezza, vecchie suggestioni contenute in Stand by me e nei racconti in cui King ha stemperato gli stilemi dell’horror verso toni e colori più tenui o meno classici.
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Nella storia più lunga di questa raccolta, Se scorre il sangue, il lettore ritrova un personaggio uscito di recente dalla fantasia di King, e ciononostante già molto amato: l’investigatrice Holly Gibney, che si è trovata faccia a faccia con misteri al limite dell’impossibile nella trilogia dedicata a Mr. Mercedes e nel più recente The Outsider (da cui è stata tratta da poco una miniserie televisiva, uscita in Italia su Sky agli inizi dell’anno).
In questo racconto, Holly si trova a investigare sull’esplosione d’una bomba alla Albert Macready School, e si scontra sia con l’insano cinismo dei mass media davanti alla morte degli adolescenti della classica scuola americana, sia con un nemico molto più pericoloso e proteiforme: una creatura che, oltre a riportare il lettore nelle suggestioni di The Outsider, potrebbe ricordare a chi era giovane negli anni Novanta alcune avventure di Mulder e Scully nelle stagioni migliori di X-files.
È lo stesso King a parlare della protagonista del racconto, nella classica nota dell’autore a chiusura di libro.
«Io amo Holly. Tutto qui. Doveva essere un personaggio secondario di Mr. Mercedes, niente più di una comparsa un po’ stravagante. Invece mi ha conquistato (e c’è mancato poco che conquistasse anche il libro). Mi chiedo sempre che cosa stia facendo e come se la stia cavando. Quando torno a occuparmi di lei, sono sollevato di scoprire che prende ancora il Lexapro e non ha ricominciato a fumare. In tutta sincerità, ero anche curioso di conoscere le circostanze che avevano fatto di lei la persona che è, e ho pensato di poterle esplorare…»
Perché i personaggi, spesso, prendono la mano dell’autore e iniziano a scrivere al suo posto, acquistando sempre più spazio e corpo, e pretendendo maggior dignità.E Stephen King lo sa bene, visto che si occupa di narrativa dalla fine degli anni Settanta, dall’epoca di Carrie e delle storie scritte con lo pseudonimo di Richard Bachman, quando ha avuto a che fare non solo con la nascita e la gestazione dei primi personaggi della sua immaginazione, ma anche con l’ingombro e l’ombra del suo doppio (argomento esplorato nel romanzo La metà oscura).
D’altra parte, l’autore di 22/11/63 ha presentato al pubblico diverse storie che hanno come protagonisti degli scrittori.E in Se scorre il sangue il quarto racconto (Ratto) cerca di essere, almeno nelle intenzioni di King, una fiaba nera che cerca di spiegare, o quantomeno di raccontare, i misteri dell’immaginazione e sul suo modo di trasferirsi sulla pagina.
Il telefono del signor Harrigan, che apre la raccolta, potrebbe essere un vero e proprio racconto del terrore – nel senso più profondo del termine – se il proprietario del cellulare prima o poi rispondesse ai messaggi e alle telefonate che gli arrivano. E invece King, qui, decide di lasciare il lettore in sospeso, non solo nella convinzione che la paura cresce se non la si spiega o mostra del tutto, ma anche perché l’autore sembra più interessato ad addentrarsi nel mondo interiore del protagonista e narratore, e a raccontarci della sua visione poetica del mondo e dei rapporti con la gente.
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Stessa tenue poesia si ritrova nella Vita di Chuck, il secondo racconto della raccolta, forse il più bello e delicato, che catapulta il lettore nelle atmosfere più liriche dell’universo kinghiano, ai livelli di brevi e antiche storie dall’insuperata bellezza come Primavera da fragole, La donna nella stanza o Tutto ciò che ami ti sarà portato via.
Se scorre il sangue contiene tutto quello che gli amanti di Stephen King hanno imparato ad apprezzare di colui che forse, in questo momento, è lo scrittore più famoso del mondo: il terrore che lento s’insinua nella quotidianità, e la bellezza sottile, fanciullesca e imperitura delle storie dell’orrore. Quelle vere: quelle che ci mettevano una paura del diavolo - e che amavano tantissimo – quand’eravamo poco più che adolescenti.
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