“Tu non tacere” di Fulvio Ervas, un romanzo che parla di sanità e di coraggio
Fulvio Ervas, nel nuovo libro edito da Marcos y Marcos,Tu non tacere, si fa una domanda, muovendosi su questo confine per tutto il suo romanzo: «Quanto sottile è la linea che divide il curare dal non salvare?». E cerca soprattutto di darsi una risposta, con unpasso cadenzato e determinato, proprio come appare il ritmo del titolo.
Il fatto centrale, che scatena la narrazione, è l’incidente di cui è stato vittima Paolo Vivian, che l’ha costretto a letto per anni, e l’ha condotto lentamente alla morte – lentamente, per consunzione. Con lui si consuma anche l’allegria della sua famiglia, e soprattutto la giovinezza di Lorenzo, il figlio maggiore studente di medicina, personaggio nevralgico della storia. Nella mente del ragazzo, che è permeata di nozioni di anatomia, comincia a strisciare l’idea che qualcosa sia andato storto nella vicenda di suo padre: forse all’ospedale si poteva fare qualcosa in più, forse non è stato solo l’incidente a ridurlo in quello stato semi-vegetativo.
Sono i forse a muovere e sospingere di continuo la trama, la ricerca di Lorenzo di un’altra verità possibile, da trovare in un marasma di cartelle cliniche e archivi in cui è difficile individuare la rotta. Ad aiutarlo, per fortuna, ci sono gli altri due poli del discorso narrativo: il suo vecchio professore di scienze e la TNT, ovvero Tre Nubili Toste che hanno messo in piedi un’agenzia di risarcimento danni per errori della sanità (Ervas gioca con le iniziali e con sigle piene di senso).
L’argomento è scottante, proprio perché è un terreno di confine. Da un lato ci sono i medici che lavorano bene, che sanno salvare delle vite, che non dormono la notte pur di riuscirci. Dall’altro ci sono i casi di distrazione, le attese che potrebbero essere fatali, i medici che per un momento si dimenticano che il loro lavoro non è un lavoro qualsiasi, che dopo l’errore c’è una vita che finisce.
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Una volontà di analizzare i fatti, un’esigenza di chiarezza – logica, lucida, determinata, grazie al dolore, ma anche oltre di esso – sono la forza di Lorenzo Vivian, quelle scelte che mettono il sigillo alla sua giovinezza, e ne segnano la maturità. Oltre che parlare di malasanità, infatti, Tu non tacere parla di un processo di formazione. E anche di un confronto generazionale: il ragazzino studente di medicina è troppo idealista, troppo esuberante, e per questo intrinsecamente destinato a soccombere di fronte alle grandi aziende ospedaliere, che non lasciano trapelare gli errori, che anzi li giustificano, o li perdonano con troppa facilità («In questo paese, di fronte agli errori più grandi, bastano una confessione e poi un perdono»). Lorenzo invece osa andare fino in fondo, mette la propria rabbia al servizio della verità. Scortato, come dovrebbe essere in ogni ricerca di conoscenza, dal professore.
Aiutante per certi versi discreto, per certi altri meno, osservatore un po’ disorientato, giudice parziale: in questa figura di spalla si nasconde un’altra riflessione interessante che pone il romanzo di Fulvio Ervas. «A cosa serve un insegnate? A riempire un registro (adesso elettronico)? A scrivere la formula dell’etanolo alla lavagna?». Un insegnante, suggerisce l’autore, docente di lunghissimo corso anche lui, deve sempre ricordarsi di avere davanti non degli alunni, ma delle storie, delle vite, con altre vite dietro. Deve saper dare ai suoi discenti le coordinate per muoversi non solo in una materia, ma nella crescita, nella giovinezza e nel diventare adulti.
Lorenzo diventa adulto in questa storia, riesce persino ad accettare la responsabilità di un legame con una ragazza, un legame serio e duraturo. Lo fa grazie al padre, ma soprattutto oltre il padre: attraversandolo, sussumendone l’esperienza tragica, accettandola solo dopo aver fatto chiarezza.
In un romanzo dal linguaggio mimetico, che in alcuni punti tocca punte profonde, in altri resta un po’ pretestuoso, in un’atmosfera a volte ovattata – come nelle stanze di un malato, quando aleggiano il silenzio e l’attesa – e a volte precipitosa, Ervas raccoglie un’altra esperienza fortissima, con la delicatezza rispettosa che caratterizza il suo stile. Dopo il successo di Se ti abbraccio non aver paura, che toccava un tema altrettanto delicato, Tu non tacere è un altro pezzo importante della scrittura di Fulvio Ervas.
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