“Trigger Warning” di Neil Gaiman, tra Sherlock Holmes, Doctor Who, Biancaneve e la Bella Addormentata
Neil Gaiman è scrittore fantasy, autore di storie per bambini e di saghe a fumetti e tante altre cose ancora, una star per il suo pubblico di lettori affezionati. Trigger Warning è il suo ultimo lavoro, pubblicato da Mondadori nella traduzione bella e fluida di Carlo Prosperi: una raccolta di ventitré racconti, con una lunga introduzione che è parte integrante dell’opera.
Seguendo l’esempio dei suoi narratori preferiti, amati non solo per i loro racconti, ma anche per le premesse illuminanti che hanno scritto per le loro antologie, Gaiman si serve dell’introduzione a Trigger Warning per offrire delle «istruzioni di sicurezza» ai lettori delle proprie storie. Spiega dapprima il titolo della raccolta, Trigger Warning, un’espressione con cui alcuni siti internet mettono in guardia i navigatori da immagini e contenuti potenzialmente scioccanti. Un avvertimento simile, suggerisce, è pensabile anche per le opere letterarie, perché pure queste, come «piccoli grilletti» – triggers appunto – possono scatenare in chi le legge ricordi, immagini, pensieri imprevedibili (e a quanto pare certe università americane hanno ipotizzato di adottare lo stesso avviso per etichettare libri, film e opere d’arte da sottoporre ai loro studenti). Gaiman dunque avverte i lettori: i miei racconti potrebbero non essere dei «luoghi sicuri», potrebbero spingervi fuori dalla vostra «comfort zone», ma è proprio questo il bello, è proprio questo che può renderli interessanti. Potrebbero suggerirvi pensieri che non avevate mai pensato prima.
Tante raccomandazioni, seguite poi da note più o meno dettagliate circa lo spunto o l’occasione che hanno ispirato ciascun racconto, potrebbero risultare difficili da digerire. Meglio, forse, riservarsene la lettura per la fine del libro, quando ci si attarda su ogni pagina del volume che si è appena finito di leggere e dispiace un po’ lasciarlo andare.
Finalmente, così, si arriva alle storie. La prima, Ho fatto una poltrona, è piuttosto una poesia, o un discorso in versi che sembra riprendere ancora una volta le idee esposte nell’introduzione.
Proseguendo nella lettura, in certi racconti «il tentacolo enorme» che dovrebbe smuovere il lettore dalla sua comfort zone è troppo visibile, e non pare adatto a suscitare grandi turbamenti né pensieri nuovi (per esempio nel Labirinto lunare). Altre storie invece coinvolgono davvero in maniera stimolante, oltre a essere spiritose. Lo psichedelico Arancione consiste solo delle risposte a un interrogatorio della polizia. La particolarità di Cassandra diverte dando sostanza all’idea preadolescente della fidanzata immaginaria. In Clic clac Sacchetto sbatacchiante le parti assegnate all’inizio ai personaggi – un bambino bisognoso di guida e un adulto che se ne prende cura – si rovesciano in modo inaspettato proprio alla fine del racconto.
Nell’introduzione Gaiman afferma di sentirsi parte, come scrittore, del continuum di tutto quanto ha letto, visto e sentito. Così si affaccia nelle sue pagine la figura di Sherlock Holmes, in un bel racconto (Il caso della morte e del miele) ambientato tra l’Inghilterra e la Cina, in cui si intrecciano i punti di vista di due narratori lontani e Sherlock Holmes risolve il crimine peggiore tra tutti: la morte. In un altro racconto avvincente, il Doctor Who, a bordo della sua TARDIS, è impegnato a salvare l’umanità dall’aggressione di una Stirpe pericolosissima benché costituita da un solo individuo. Nell’Addormentata e il fuso, i personaggi di Biancaneve e della Bella Addormentata si mescolano e si scambiano i ruoli. Nel Ritorno del sottile duca bianco le parole di una canzone di David Bowie danno l’avvio a una fiaba in piena regola, a metà tra tradizione orientale e occidentale.
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Si potrebbero fare altri esempi. Molte delle storie propongono in modo nuovo personaggi noti o vecchie fiabe. Del resto, ancora nell’introduzione l’autore lo dice chiaro e tondo: «per me i racconti sono i posti dove ho la possibilità di volare, sperimentare, giocare. Di commettere errori e vivere piccole avventure. Inoltre, nell’assemblare una raccolta come questa c’è qualcosa che spaventa e al tempo stesso apre gli occhi: quando metto insieme dei racconti, alcuni temi ricorrono, si rimodulano, si chiariscono».
Quest’ultima affermazione è confermata soprattutto dai racconti della parte finale dell’antologia, più omogenei: in modo più evidente ricorrono gli stessi temi, s’incontrano leggende crudeli e miti lontani fra loro. In Cane Nero, il male viaggia dentro e fuori uno dei personaggi incarnandosi in un’orrida figura mitica, mentre fantasmi umani e animali fedeli a un’antica divinità aiutano l’eroe buono.
Un racconto più lungo – La verità è una grotta sulle montagne nere… – è pieno di fascino come un’antica fiaba scozzese. C’è un nano forte e astuto, una caverna con un mostro invisibile, custode di un tesoro immenso, che punisce i ladri in modo anch’esso invisibile, rendendoli sempre più avidi e incapaci di provare sentimenti. C’è poi lo scheletro di una bella fanciulla legata a un biancospino per i lunghi capelli rossi, morta prigioniera, e infine una lotta all’ultimo sangue sull’orlo di un precipizio, con una vendetta amara che si compie.
Gaiman mette mano al continuum di storie intrecciando motivi, tradizioni, storie diverse in un modo che sorprende, interessa e diverte. La lingua è ora colloquiale, svelta e ravvivata da battute spiritose tra mostri, eroi e normalissimi umani, ora preziosa e fiabesca. Nell’Addormentata e il fuso, le descrizioni sono veloci e concise come i tre nani «robusti e ardimentosi», «fatti di carne, ossa e magia», che «veloci come un sol nano percorrono i tenebrosi sentieri sotto le montagne».
Trigger Warning di Neil Gaiman è un’antologia piacevole da leggere anche perché varia. I racconti gravitano attorno a un motivo o a un altro, sviluppandoli in direzioni spesso impreviste, fantasiose, appassionanti.
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