Tre uomini di fronte a un bivio. “Il cipiglio del gufo” di Tiziano Scarpa
Nella cornice di una Venezia come di consueto attraversata da frotte di turisti, con sue le calli umide e buie, le ampie piazze e la sua struggente bellezza, si sviluppano e si intrecciano le storie di tre personaggi. I quali hanno in comune ben poche cose, oltre al fatto, appunto, di vivere nella città veneta. Pur nella loro diversità esistenziale e generazionale, c’è un aspetto, una particolarità che li accomuna e che crea un immaginario filo rosso che finisce con il renderli simili, che li unisce: ed è la circostanza che tutti sono, in qualche modo, di fronte a un bivio, per propria volontà o a causa del destino. Qualcosa nella loro mente e nella loro vita sta cambiando ed è tanto determinante da poter stravolgere il corso della loro esistenza, nel bene o nel male.
Con Il cipiglio del gufo, edito da Einaudi, Tiziano Scarpa si cimenta con i temi della provvisorietà, della precarietà, delle incertezze dell’esistenza umana e lo fa con la giusta sfumatura di ironia, raccontando i pensieri e le vicissitudini di tre uomini, che, come funamboli, si trovano ad attraversare un guado senza alcuna rete di protezione.
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Adriano Cazzavillan è un professore di liceo che mantiene la propria famiglia con il suo dignitoso ma modesto stipendio. Ha però un sogno nel cassetto: diventare un grande scrittore, tanto importante, facoltoso e famoso da essere più ricco della regina d’Inghilterra. Per questo, passa le serate davanti alla tastiera, mentre immagina di ricevere gli aspiranti protagonisti del suo futuro romanzo.
Carletto Zen è un accompagnatore turistico. Non è bello, non è particolarmente brillante, tanto meno è capace di corteggiare le donne, dunque è molto solo. Ha un amico, che è anche il proprietario dell’appartamento presso il quale ha preso una camera in affitto; ed è grazie ai suoi consigli, spregiudicati e un po’ cinici, che prende la decisione di risolvere la sua vita da eterno precario, infelice e troppo spesso in bolletta, diventando l’amante di una donna molto ricca e, soprattutto, anziana, così da aspirare a diventarne, molto presto, l’erede.
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Il terzo protagonista è Nereo Rossi, un vecchio telecronista in pensione, dalla voce inconfondibile, molto noto al grande pubblico e nella cui vita professionale le “parole”, che ha padroneggiato da maestro, sono state uno strumento di lavoro indispensabile. Da poco tempo, gli è stata diagnosticata una malattia degenerativa che, nel tempo, lo priverà della memoria e dell’uso della parola, oltre che della capacità di badare a se stesso. Allora prende la decisione di tenere un diario nel quale raccontarsi ogni giorno, così da continuare a usare le parole, per poterle ricordare il più a lungo possibile; e in quelle pagine, che lo accompagnano quotidianamente, è proprio alle “parole” che si rivolge, in quanto amiche e complici di sempre.
Il romanzo si articola in tre diversi racconti, che sono incardinati in un’unica struttura narrativa. I tre personaggi, molto diversi tra di loro, vengono descritti e si sviluppano in paragrafi che si susseguono e nei quali, alternativamente, vengono trattate le vicende dell’uno o dell’altro. In alcuni momenti, i protagonisti si trovano nello stesso luogo, che può essere un bar, un teatro, dove si sfiorano con lo sguardo, dove capita che si siedano vicini; a volte attraversano la stessa piazza, senza però mai incontrarsi: le loro vite non si intrecceranno mai. Ed è proprio questo schema, insieme con la semplicità e fluidità della narrazione, a rendere la lettura delle tre storie molto scorrevole.
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Il lettore si immedesima nei tre protagonisti come se fosse uno solo e le vicende, a volte rocambolesche, i dialoghi, efficaci e scorrevoli: tutto rende la lettura molto gradevole. E poi c’è il gufo: forse vuole essere la metafora di un severo Super Io, oppure rappresenta la casualità che, in quanto tale, sfugge del tutto al nostro controllo come a quello dei tre personaggi. E che si manifesterà, nel bene e nel male, al momento dell’epilogo delle loro storie. Evocato in uno dei tre racconti, «prima o poi, nel buio della nostra coscienza, spiccherà il volo e piomberà silenzioso a ghermirci».
Per la prima foto, copyright: Timothy Rhyne.
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