Tre amiche e un viaggio con colpo di scena. “Vite” di Elisabetta Motta
Devo esser sincero. Quando ho deciso di leggere e recensire Vite di Elisabetta Motta, avevo dei dubbi. E non pochi. Non solo perché conosco personalmente l’autrice e rischiavo, quindi, di lasciarmi condizionare, ma anche perché appartiene a un genere che non leggo spesso, preferendo i gialli e i noir. Tuttavia, ho voluto tentare ugualmente e ora non me ne pento affatto. Chiariamoci subito, però: non siamo di fronte al libro del secolo o a un testo scritto dal miglior romanziere mai esistito, anzi, a mio avviso, presenta più di un punto migliorabile, ma ha – allo stesso tempo – una discreta quantità di lati positivi.
Procediamo per gradi e partiamo dalla trama.
Pubblicato da Edizioni Convalle, il libro narra la storia di tre amiche: Gloria, Alma e Sveva, che dopo trent’anni si riuniscono per cenare assieme in uno splendido casale di proprietà di una delle tre, il Floridou. Lì, le tre donne si raccontano aprendosi l’un l’altra. Mentre le portate sfilano davanti ai loro occhi e il profumo le inebria di gusto, ognuna di loro ripercorre gli anni, dolci e amari, in cui si sono perse di vista. Gloria rivela del tradimento di suo marito e della decisione di comprare il casale, Alma ricorda un’immane tragedia che, suo malgrado, l’ha vista protagonista, mentre Sveva descrive la sua vita al fianco di Alberto e il trasferimento a Londra per lavoro. Una vita di successi, una carriera brillante, ma incentrata su sotterfugi ed espedienti ambigui. Al termine, le tre amiche decidono di rimanere in contatto e di fare un viaggio assieme nell’Oman.
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Le circa 190 pagine della storia si leggono in poche ore, sia per la lunghezza non eccessiva del testo sia per lo stile di scrittura dell’autrice: leggero, senza fronzoli, diretto. Una scrittura semplice ma fatta anche di termini ricercati e incastrati nei punti giusti. Motta non si perde in giri di parole inutili o descrizioni estranee alla storia. Bilancia le frasi con sapienza e accortezza. È brava soprattutto a descrivere gli stati d’animo delle tre amiche, grazie a una serie di flashback inseriti dove servono e a una buona costruzione dei personaggi.
Il tutto è supportato da un intreccio semplice e dalla scelta di un narratore onnisciente che spazia, senza problemi, attraverso le vite delle tre protagoniste. E questo è uno degli aspetti del libro che ho apprezzato di più. D’altro canto, in alcuni punti, forse esagera un po’, e si lascia sfuggire qualche “raccontato” di troppo, che si sarebbe potuto, se non dovuto, evitare. L’autrice, a mio parere, avrebbe fatto meglio a “mostrare” di più, narrando azioni vere e proprie anziché descrivere ciò che è successo. Questo, allo stesso tempo, avrebbe fatto immedesimare maggiormente il lettore nelle protagoniste e avrebbe presentato altrettanto bene il bagaglio formativo dei personaggi.
Una caratteristica interessante riguarda la parte finale del libro, in cui le tre amiche visitano l’Oman. In queste pagine l’autrice narra quasi una storia a sé, che si ricollega al resto della vicenda solo mediante la presentazione delle protagoniste fatta nella prima parte. Sembra l’epilogo delle loro vite, ma nasconde in realtà un colpo di scena che spiazza il lettore. Un’altra storia si dipana parallela alle descrizioni ben fatte e veritiere dell’autrice, che hanno per oggetto le botteghe dei mercanti, i colori e le atmosfere di una terra straordinaria.
Guardandolo nel complesso, mi sento di definire il libro come è un “concentrato di emozioni”, un’opera di narrativa in cui il vero protagonista è l’amicizia. L’assenza di una precisa nemesi, così come di un mentore, rendono la storia leggera. In certi punti si ha l’impressione di trovarsi davanti a un racconto ben scritto, anziché un romanzo vero e proprio. Poi, però, l’intreccio narrativo si fa corposo, i personaggi secondari escono allo scoperto e i flashback donano profondità al raccontato. La buona scrittura dell’autrice, priva di troppi artifizi, rende il testo piacevole. Le vicende scorrono bene e non ci sono punti eccessivamente lenti e accorgimenti narrativi atti ad accelerare la storia. Avrei puntato di più sull’ambientazione, soprattutto nella prima parte.
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Riassumendo, Vite di Elisabetta Motta è un romanzo ben scritto, con una struttura narrativa semplice e lineare. Come ogni cosa, è perfettibile e, a mio parere, altre scelte avrebbero forse migliorato il tutto, ma così com’è – ripeto, devo esser sincero – è ben bilanciato e si legge davvero in poche ore, merito di uno stile genuino e ricercato e della presenta personaggi costruiti a dovere.
Per la prima foto, copyright: Priscilla Du Preez su Unsplash.
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