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Tra omosessualità e abusi sessuali, la Spagna segreta di Dolores Redondo

Tra omosessualità e abusi sessuali, Spagna segreta di Dolores RedondoCon Tutto questo ti darò (Dea Planeta, 2017 – traduzione di Ascanio Temonte) Dolores Redondo ha vinto lo scorso anno il prestigioso premio Planeta, massimo riconoscimento nell'ambito della narrativa spagnola, ma già i suoi precedenti romanzi, soprattutto la "trilogia del Baztàn" (ancora parzialmente inedita in Italia), hanno fatto di lei una delle autrici di thriller più vendute in Spagna.

Manuel, il protagonista di Tutto questo ti darò, è uno scrittore affermato, che divide felicemente il proprio appartamento a Madrid con Alvaro, l'uomo che ama e che ha sposato non appena la legislazione spagnola ha esteso il matrimonio civile alle coppie omosessuali.

Una sera il suo mondo crolla all'improvviso: una coppia di poliziotti si presenta alla porta per annunciargli la morte di Alvaro, deceduto poche ore prima in un incidente stradale, ma questa tragica notizia è solo l'inizio di una serie di sconcertanti rivelazioni. Alvaro, infatti, non è deceduto a Barcellona, dove aveva dichiarato di doversi recare per lavoro, ma nei pressi di uno sperduto paesino della Galizia, la regione spagnola situata a nord del Portogallo, all'estremità nordoccidentale della penisola iberica. Perché si trovava lì? Perché, soprattutto, vi si era recato di nascosto, raccontando una menzogna al compagno di una vita?

Giunto in Galizia per il riconoscimento della salma, Manuel si trova catapultato in un mondo che sembra lontano anni luce dalla vita dinamica di Madrid o di Barcellona, e scopre che Alvaro si recava periodicamente nel suo paese natale e manteneva contatti, sia pure piuttosto freddi, con quella famiglia da cui gli aveva dichiarato di essersi allontanato per sempre. Come se non bastasse, inizia a farsi strada il sospetto che la sua morte non sia stata in realtà accidentale, e che molti segreti si nascondano nella grande tenuta della potente famiglia Muñiz de Dàvila, dove vivono la madre, un fratello e due cognate di Alvaro, costringendo Manuel a chiedersi più volte chi fosse veramente suo marito.

 

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Tutto questo ti darò, oltre ad avere una trama avvincente, affronta alcuni temi delicati e purtroppo anche molto attuali, presentandoci numerosi personaggi di notevole spessore psicologico, perciò non può essere confinato solo nel genere thriller.

Tra omosessualità e abusi sessuali, Spagna segreta di Dolores Redondo

Dolores Redondo ha fatto tappa a Milano nel corso dei suoi viaggi di promozione del romanzo in Europa, dopo il grande successo avuto in Spagna, e questo ci ha dato la possibilità d'intervistarla.

 

Cosa ci può dire della Galizia, che offre al romanzo un'ambientazione così particolare?

In tutti i miei romanzi lo scenario è molto importante, perché il luogo che scelgo non è solo una cornice entro cui si muovono i personaggi, ma deve portare qualcosa alla storia. Qui io volevo parlare della situazione di privilegio in cui vivono ancora alcune famiglie, del fatto che, cosa per me incomprensibile, la popolazione che vive attorno a queste famiglie continua a riconoscere loro dei privilegi particolari. Detto questo, non volevo però dare un'immagine della Galizia legata solo alle forme di servilismo nei confronti dei nobili. Esistono davvero grandi dimore come quella descritta nel libro e molte sono proprietà di famiglie nobili, altre appartengono comunque a famiglie assai facoltose anche se non nobili, come dinastie industriali. Queste tenute spesso sono aperte al pubblico, molte sono divenute vivai per la coltivazione di fiori.

In questa regione esistono però pure una profonda cultura del lavoro, un senso dell'onore e un grande orgoglio nel modo di lavorare una terra che non è affatto facile da coltivare.

La coltivazione della vite nella Ribeira Sacra risale addirittura al tempo degli antichi romani, che costruirono i primi terrazzamenti per le coltivazioni: queste da duemila anni vengono praticate manualmente, perché l'inclinazione del terreno è così forte che è impossibile utilizzare macchinari. L'orgoglio che mostrano queste persone, che coltivano pezzetti anche molto piccoli di terra, è fortissimo, perché per loro è una questione d'onore ottenere un sia pur magro raccolto.

C'è quindi un contrappunto: da una parte i nobili e il servilismo di cui ancora beneficiano e dall'altra questi agricoltori orgogliosi di quello che fanno e molto legati alla loro terra.

 

Ha cambiato qualcosa nello stile e nel linguaggio rispetto ai suoi libri precedenti?

Non mi sembra: scrivo sempre in spagnolo, nei miei libri precedenti introducevo delle frasi nella lingua basca e qui invece ce ne sono in gallego, a seconda delle zone di ambientazione. Nei miei romanzi credo ci sia una certa commistione di generi che mi permette di passare dall'uno all'altro: per i puristi spagnoli del thriller questo romanzo non appartiene al genere, in effetti può essere considerato una storia d'amore, una saga familiare, una storia d'amicizia, il resoconto di un viaggio, una critica sociale... tutti aspetti che, però, come in un thriller ruotano attorno a un crimine e a un'inchiesta.

I miei romanzi precedenti si muovevano in un contesto matriarcale, esplorando momenti come la maternità, l'infedeltà femminile e le cattive madri, che sono un tema intoccabile, come se non potesse esistere una madre malvagia. Conoscevo bene il contesto perché parlavo dei paesi baschi, dove sono cresciuta e ho vissuto: le famiglie erano così perché le donne restavano sole a lungo, gli uomini di quella zona erano sempre fuori casa come viaggiatori, emigranti o marinai. Parlavo quindi di come tutto questo aveva rafforzato nei secoli il carattere delle donne, causando anche i processi per stregoneria dell'inquisizione spagnola, che attaccava le donne che erano forti, indipendenti e vivevano da sole.

Qui ho cercato una prospettiva differente e ho voluto raccontare un punto di vista maschile: in Tutto questo ti daròcontano i rapporti tra tre uomini vivi e uno che è morto, ma che resta molto presente per tutto il tempo.

Ma anche in questo romanzo, che si svolge in un ambiente patriarcale, le donne che sembrerebbero avere meno importanza sono poi quelle che reggono i fili di tutto, perché il patriarcato, in realtà, dipende totalmente dalle donne per sostenere il suo sistema.

 

Com'è stato allora mettersi in questi panni maschili e scrivere, ad esempio, molti dialoghi in cui ci sono solo uomini che parlano tra loro?

I miei romanzi precedenti descrivevano sì un mondo femminile, ma in un ambiente poliziesco maschile, perché la protagonista della "trilogia del Batzàn" è una donna, un'ispettrice di polizia che dirige una squadra litigando e discutendo in continuazione con i suoi agenti e quindi assumendo anche i loro punti di vista. Per me è stato meraviglioso scrivere dando voce a questi tre personaggi maschili tanto differenti tra loro.

Ho dei punti in comune con Manuel che è uno scrittore, anche se io e lui arriviamo alla scrittura in momenti diversi: lui inizia a scrivere da adulto e sta vivendo un momento particolare nel suo rapporto con la scrittura, perché il suo coinvolgimento non è più totale. Alvaro vorrebbe che lui tornasse a scrivere più sinceramente, ma ci sono tutti gli aspetti relativi alla creatività che sento di condividere con lui.

Poi c'è il poliziotto Nogueira, che è appena andato in pensione e che conosce tutti i lati oscuri del mondo, ma per me è stato molto divertente calarmi nei suoi panni, perché evolve in maniera notevole nel corso del romanzo e per questo è uno dei miei personaggi preferiti, insieme con Alvaro. Poi c'è padre Lucas, un sacerdote che simboleggia quel tipo di amicizia che nasce durante l'infanzia e che non viene mai messa in dubbio, ma si mantiene ferma nel tempo.

Mentre scrivevo questo romanzo ero molto preoccupata, perché desideravo che il lettore capisse il carattere dei personaggi in base a quello che dicevano nei dialoghi, anche se io non li nominavo ogni volta. Ho dato queste pagine di dialogo a un mio lettore di fiudcia, omettendo i nomi dei personagi e chiedendogli di indicarmi chi pensava che stesse parlando ogni volta. E lui indovinava sempre, per cui ho capito che i caratteri erano stati ben definiti.

Tra omosessualità e abusi sessuali, Spagna segreta di Dolores Redondo

Quanto sono cambiati i personaggi rispetto alle sue idee inziali e quanto hanno cambiato lei?

Credo mi abbiano cambiato molto, mentre si evolvevano durante il romanzo. Una delle cose che volevo mostrare è che tutti abbiamo pregiudizi più o meno evidenti, e su questo ho lavorato molto. Il fatto che Manuel e Alvaro siano una coppia omosessuale nasce dal desiderio di parlare di un certo aspetto della società spagnola, dove da dodici anni esiste il matrimonio omosessuale, che sembra sia stato accettato, ma che in qualche contesto minore e ristretto può essere ancora un tabù.

Il tema fondamentale del romanzo non è però l'omosessualità, ma l'avidità umana.

Capisco se un libro che ho scritto mi ha cambiato soprattutto quando iniziano ad arrivare le reazioni dei lettori, e attraverso di loro mi viene restituito qualcosa. Ricordo con molta emozione una donna incontrata a una presentazione: mi spiegò che suo figlio voleva sposarsi con un compagno e che il marito non voleva andare al matrimonio, ma lei gli aveva fatto leggere Tutto questo ti darò per convincerlo ad accettare la cosa.

Episodi come questo sono fonti di grande gratificazione per una scrittrice.

 

Il suo rapporto con la scrittura è simile a quello di Manuel?

Ci sono delle differenze: io ho iniziato a scrivere fin dall'adolescenza, mentre lui ci si avvicina già in età adulta, per colmare una perdita dopo un periodo cupo. Come la sua, anche la mia infanzia è stata segnata dal lutto, ma non mi ha spinto a scrivere. Io leggevo molto ed è stata la lettura ad avvicinarmi alla scrittura, in cui credo che noi scrittori dobbiamo riversare le nostre emozioni. Se non scrivo, mi sento un angelo fuori dal paradiso o senza ali. Per me scrivere significa filtrare degli aspetti della realtà che altrimenti non riuscirei a sopportare.

Scrivere dev'essere un gesto di onestà verso noi stessi e le nostre emozioni: un romanzo,

a volte, deve essere scritto proprio a partire dalla ferita che ci fa più male

I mie lettori lo riconoscono, io lo riconosco quando leggo altri scrittori, perché gli altri capiscono quando scrivi in modo onesto. Nello stesso tempo, cerco di essere prudente perché bisogna mostrare un po' di noi, ma non tutto, e non bisogna fare una pornografia delle nostre emozioni, che restano una miniera per lo scrittore se usate nel modo giusto.

 

Nei suoi libri parla di tradizioni. Quanto sono importanti per lei?

Io adoro la magia, la parte magica del mondo, cioè quelle cose che sono reali ma non si possono spiegare del tutto, come l'amicizia, l'amore e anche tutte quelle credenze, che io cerco di esaminare con il massimo rispetto, che chiamiamo leggende e fanno parte del folklore, ma sono le idee in cui credevano i nostri antenati. Loro cercavano giustificazioni e spiegazioni nella volontà di Dio e nella religione. La società negli ultimi anni si è separata da tutte queste credenze, considerandole cose da vecchi, con un atteggiamento un po' dispregiativo, perché oggi tutto deve essere preciso e scientifico.

In certe occasioni, per capire cose, persone e avvenimenti è fondamentale porsi nella mente degli altri, avere empatia. Così fanno gli investigatori e i poliziotti di alto livello.

Se siamo assolutamente impermeabili alla fede, alle credenze ai sentimenti degli altri, non potremo mai capire perché accadono le cose: non basta cercare di entrare nella mente dell'assassino, occorre anche immedesimarsi nella vittima e in ciò in cui crede.

L'esempio perfetto per me è questo: conosco varti poliziotti che indagano sulle sette e sui gruppi che commettono vari tipi di abusi. La prima cosa che deve fare chi indaga sulle sette è assimilare ciò in cui credono. Devi pensare come loro, credere come loro, perché non è detto che la gente che considera le cose in modo diverso da noi sia stupida. Anche Manuel, arrivando in Galizia, impara che ci sono modi di vivere molto diversi dal suo.

 

A proposito della parte di denuncia sociale, come mai ha scelto di parlare di un tema così forte come quello degli abusi sessuali?

Perché è un tema reale, perché so che queste cose accadono, anche se questo è stato particolarmente doloroso da apprendere per i cattolici come me. Alcuni dicono che sarebbe meglio ignorare questo problema, altri invece sostengono che è necessario ripulire la casa e buttare fuori tutto il male.

Io sono una paladina a oltranza dell'infanzia. Fra tutte le vittime del mondo, quelle che mi fanno soffrire di più sono i bambini, e poi gli anziani che non hanno più la lucidità: maltrattare un malato di Alzheimer che non si può difendere è la violenza più dolorosa.

Ci sono tanti tipi di vittime, ma c'è chi può fare un numero di telefono per chiedere aiuto e chi no. La cosa peggiore poi è quando le violenze avvengono all'interno delle case, e per estensione nella chiesa, che dovrebbe essere un rifiugio, un luogo di protezione per tutti. Io ho studiato in una scuola cattolica e sono stata trattata nel migliore dei modi, però mi sembra giusto parlare di situazioni in cui le cose sono andate diversamente, perché faccio parte di coloro che vogliono pulire la casa e buttare l'immondizia.

Però nel romanzo c'è anche padre Lucas, che è la quintessenza della lealtà, dell'onestà, il tipo di prete che si prende cura delle persone che ha intorno e che cerca di consolarle, senza pregiudizi. Conosco sacerdoti che come lui non hanno pregiudizi e intendono superare le barriere che li separano dagli altri: accettano quindi che ci siano persone credenti che però vivono in un modo che si discosta dai dettami del cattolicesimo.

Tra omosessualità e abusi sessuali, Spagna segreta di Dolores Redondo

In una precedente intervista ha dichiarato che avrebbe voluto scrivere spacciandosi per un uomo, perché dalle donne sembra che ci si aspetti solo poesia e romanzi rosa. Com'è in Spagna il rapporto tra scrittori e scrittrici?

È curioso, perché le donne riempiono le classifiche dei libri più venduti con i loro romanzi – Alice Giménez Bartlett, Clara Sanchez, Almudena Grandes, Maria Dueñas e anch'io – mentre  gli uomini vengono dopo. Però, quando si parla del successo degli scrittori spagnoli in questo periodo, si citano sempre gli uomini prima delle donne. Questo colpisce in modo particolare nel romanzo poliziesco: in Spagna ci sono molti festival dedicati a questo genere narrativo e io vengo spesso invitata per la mia precedente trilogia, ma mi trovo sempre a tavoli di donne, magari intitolati "anche le donne scrivono" come se dicessero "anche le donne sanno camminare". L'organizzazione dei festival è molto maschilista.

 

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Qual è oggi la situazione reale spagnola per gli omosessuali, a parte la presenza del matrimonio in vigore ormai da dodici anni?

In Spagna tutto funziona a colpi di decreti legge e multe. Ci vogliono le multe per obbligare la gente a usare le cinture di sicurezza, a mettere i bambini nei seggiolini appositi in auto, a non bere prima di guidare... Funzioniamo così: quello che decidono le istituzioni, poi si riflette nella società.

Dopo il primo scandalo e le resistenze iniziali, la gente ha accettato le nozze omosessuali.

Tantissimi personaggi pubblici, come attori, registi, ma anche politici persino dei partiti conservatori non hanno avuto nessun problema a dichiararsi omosessuali e a sposare i loro compagni.


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