“Toccare i libri” di Jesús Marchamalo
Libri da toccare, annusare, sottolineare. Libri che conservano tracce indelebili di noi. Libri pieni di ricordi: fotografie, biglietti di autobus, schedine, ritagli di giornali, magari anche soldi dimenticati. Una passione d’amore, quella tra lettore e libro, che il giornalista e scrittore Jesús Marchamalo descrive con una buona dose di ironia in Toccare i libri. Una passeggiata romantica e sensuale tra le pagine (Ponte alle Grazie, pagg. 61) tradotto in Italia da Claudia Marseguerra. È lo stesso autore che ci racconta le vicende di Tocar los libros, un libello nato da una conferenza, poi pubblicato e distribuito gratuitamente in 750 copie a scrittori, docenti e bibliotecari, prima di diventare un caso editoriale.
«La biblioteca disvela il lettore», afferma Luciano Canfora in Libro e libertà (Sellerio, 1994) e questa passeggiata ci svela le biblioteche di tanti scrittori, ma anche i più svariati modi di ordinare e disporre i libri. Prima erano conservati in bauli o cassetti come piatti o tovaglie, solo a partire dal XVI secolo i libri furono riposti in scaffali. Le biblioteche da sempre oggetto di amore profondo ma anche di odio, per la difficoltà, a volte, di disfarsi dei vecchi libri: Hermann Hesse, per esempio, per ogni nuovo libro che aggiungeva alla sua biblioteca ne eliminava uno.
Marchamalo ci racconta anche tante abitudini di lettura. Colette amava leggere a letto, Shelley all’aria aperta, sulla spiaggia, invece Cioran non aveva nessun libro in casa, preferiva leggere in biblioteca.
Ma quanti libri avere? Umberto Eco dice che ci sono libri da leggere e libri da possedere. Dati che lasciano senza parole ci informano che l’intera umanità pubblica un nuovo titolo ogni 30 secondi, 120 all’ora, 2800 al giorno, 86000 al mese e «quel che un lettore medio legge nel corso di una vita intera, il mercato editoriale lo produce in poco meno di otto ore».
A volte l’amore per il libro può trasformarsi in ossessione, straordinariamente descritta in Bibliomania di Gustave Flaubert. Giacomo, il librario trentenne di Barcellona, nutriva per il libro una passione sfrenata: «lo covava con gli occhi, lo guardava e lo amava, come un avaro ama il suo tesoro, un padre la figlia, un re la sua corona». La sua vita coincideva con il libro: «prendeva un libro, ne sfogliava le pagine, ne tastava la carta, ne esaminava le dorature, la copertina, le lettere, l’inchiostro, le pieghe e la disposizione dei disegni attorno alla parola finis; poi lo cambiava di posto, lo metteva su un ripiano più alto e restava per ore intere a guardarne il titolo e la forma».
Al contrario, troviamo libri sgangherati,bruciati, dispersi. Si racconta che durante i viaggi in treno con la moglie, Julio Cortázar, per non portare troppo peso, comprava i libri nelle stazioni e quando terminava una pagina la passava alla moglie che, dopo averla letta, la gettava dal finestrino. Pedro Salinas, durante la guerra civile, perse tutti i suoi volumi. La biblioteca di Octavio Paz fu incendiata il giorno di Natale del 1996 in seguito ad un cortocircuito: «Dire addio a un libro è come salutare per sempre un amico che parte», perché con i libri non si bruciarono solo le storie e i personaggi, ma anche «le dediche, le annotazioni a margine, gli errori corretti a mano. Insieme ai libri andarono in fiamme i pomeriggi di sole trascorsi a leggere, l’odore della carta, l’ordine sugli scaffali, le impronte degli amici a cui li aveva prestati».
L’ebook forse, anzi sicuramente, potrà evitare i danni di nuovi incendi, ma mai potrà sostituire il Libro.
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