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Thomas Mann e Hermann Hesse: una profonda amicizia tra due grandi della letteratura

Thomas Mann, Hermann HesseThomas Mann e Hermann Hesse,  due tra gli autori considerati ormai dei simboli della letteratura tedesca del ventesimo secolo, furono legati, per più di cinquant’anni, da un intenso e sincero rapporto di amicizia e stima.

Entrambi insigniti del premio Nobel per la letteratura, Mann nel 1929 e Hesse nel 1946, i due scrittori non sembrerebbero, almeno a prima vista, avere altri punti in comune. Provenienti dagli angoli opposti della Germania, il più anziano – Mann –  dalla nordica Lubecca e il più giovane – Hesse – dai dintorni della Foresta Nera, i due artisti conducono vite opposte: Hesse trascorre infatti un’esistenza contemplativa mentre Mann è un intellettuale impegnato nella vita sociale del suo tempo. Tuttavia, a uno sguardo più preciso, si scopre che le vite dei due autori hanno anche dei punti di incontro: sia Mann che Hesse, intolleranti all’ambiente borghese in cui vivevano, abbandonano la scuola per dedicarsi a dei lavori umili prima di ottenere il meritato successo. Inoltre, l’infanzia di entrambi è influenzata dalla prospettiva esotica delle loro madri, quella di Mann nata in Brasile e quella di Hesse in India.

Ciò che accomuna maggiormente questi due scrittori sono, però, le intime convinzioni: ferventi sostenitori della grandezza e dell’integrità dell’essere umano, Mann e Hesse hanno sempre supportato e sostenuto la reciproca produzione artistica, pubblicamente e privatamente, tra guerra ed esilio, anche a dispetto delle nette divergenze filosofiche. Prova di questo intenso e mutuo supporto tra i due premi Nobel è il volume del 1975, ormai fuori catalogo, dal titolo The Hesse/Mann Letters: The Correspondence of Hermann Hesse and Thomas Mann 1910–1955. (Un estratto delle lettere, qui di seguito tradotte, è pubblicato sul blog Brainpickings).

Un anno prima di essere insignito del premio Nobel, nel gennaio del 1928, Mann scrive al collega Hesse dopo aver ricevuto un’edizione limitata di quarantacinque delle sue poesie:

***

«Caro Hesse,

è un onore per me aver ricevuto queste poesie la cui atmosfera, forse, non piacerebbe a tutti. Avevi ragione a pensare che avrebbero incontrato perfettamente il mio gusto personale».

 

Nella stessa lettera, Mann elogia il romanzo di Hesse dal titolo Il lupo della steppa che aveva debuttato un paio di mesi prima e che, proprio grazie alle svariate segnalazioni di Mann, rappresenterà il primo grande successo di Hesse a indirizzarlo verso il premio Nobel, ricevuto vent’anni più tardi:

«Ho sempre più difficoltà in materia di letture: la maggior parte delle cose che leggo mi lascia indifferente. Il lupo della steppa invece mi ha fatto riscoprire, dopo tanto tempo, che cosa significhi leggere».

 

L’ammirazione era, però, reciproca: in una lettera risalente al marzo del 1932, Hesse scrive infatti a Mann dopo aver letto la lezione dello scrittore di Lubecca, divenuta poi un saggio, su Goethe e Tolstoj:

«Ancora una volta ho ammirato il coraggio e la forza con cui tu, al contrario di quanto succede normalmente in Germania, non ti sforzi di attenuare, semplificare o dissimulare questioni tragiche ma come, al contrario, ti impegni a sottolineare e ad approfondire tali questioni.

[…]

Ti ringrazio per il grande piacere che le tue parole mi hanno donato».

Hermann Hesse

Quando, alle fine del 1933, Mann scrive all’amico riferendosi a un’altra delle sue poesie, «così ricca di saggezza e grazia», Hesse risponde al collega con spirito altrettanto partecipe, elogiando il primo romanzo della futura tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli:

«Ti devo, come minimo, ringraziare per la grande gioia che il tuo romanzo mi ha regalato. A differenza di quanto sostenuto dalla concezione predominante della storia e della storiografia, ho apprezzato ogni sfumatura di quella flebile malinconia con cui hai affrontato l’intera questione della storia e della narrazione senza mai venire meno a ciò che, tu stesso, hai riconosciuto come praticamente impossibile, ovvero scrivere la storia. Io differisco da te sotto molti punti di vista e ho origini molto diverse dalle tue ma trovo comunque congeniale prendere il tragico sulle proprie spalle perché significa sfidare l’impossibile pur sapendo che è impossibile. Questo romanzo arriva come un dono divino in questi tempi caratterizzati da fatti così insulsi!»

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Thomas Mann, Hermann Hesse

Il romanzo di Mann viene accolto da aspre critiche e l’incoraggiante lettera di Hesse si dimostra, perciò, assai rinfrancante per lo scrittore di Lubecca: proprio quest’ultimo, in una lettera scritta alcuni giorni dopo, fa riferimento alla forza della bontà a dispetto delle critiche, quella forza che tutti coloro che hanno subito pesanti attacchi pubblici apprezzano di buon grado quando presente e desiderano quando assente:

«[Tu] puoi immaginare l’arroganza e l’ottusità con cui quasi tutti i critici hanno reagito al libro. È  patetico e sconvolgente osservare, in uomini che uno conosce, una tale remissività intellettuale e una tale debolezza. La bontà e l’acume che invece tu hai mostrato mi hanno colpito nel profondo e ti ringrazio con tutto il cuore per le parole ricche di conforto»

Nel maggio del 1934, Mann ricambia il favore dopo aver letto la novella Il mago della pioggia, inclusa più tardi da Hesse nel suo ultimo romanzo Il giuoco delle perle di vetro, pubblicato solo nel 1943, ovvero dopo anni di rifiuti per via delle posizioni anti-naziste dell’autore:

«Che pezzo di bravura la tua novella, non c’è più niente di simile in Germania. E il modo in cui tratta l’era primitiva con umanità, senza però asservirsi a essa come è diventato, scioccamente, di moda. Il “grande tutto” di cui farà parte sarà un lavoro grandioso! Salutandoti, rinnovo le mie sincere congratulazioni!».

 

Nell’agosto del medesimo anno, dopo che Hesse aveva spedito come regalo all’amico una selezione dei suoi poemi, Mann, piuttosto demoralizzato e avvilito in seguito alla presa di potere nazista, risponde al collega esprimendo il suo esuberante apprezzamento:

«Un vero e proprio tesoro di melodie! Pura arte! Un autentico ristoro per l’anima sofferente. Queste parole hanno valore universale ma io le ho intese per me, personalmente, non solo come un pretesto per questa misera espressione di gratitudine. Sono nel pieno di una grave crisi, sia nella mia vita, sia nel mio lavoro. Sono anche afflitto dagli avvenimenti che stanno accadendo in Germania: rappresentano, per me, un tale tormento per la morale e per la coscienza critica che non sono in grado di andare avanti con il mio lavoro».

Hermann Hesse

In realtà Mann riuscì a proseguire, incoraggiato proprio da Hesse. Molti mesi più tardi, Mann spedirà all’amico e sostenitore l’ultima nota di apprezzamento facendo riferimento proprio al grande circolo virtuoso di mutuo rispetto e ammirazione su cui tutti coloro che scelgono di accogliere e celebrare una reciproca affinità di spirito possono contare:

«La mia emozione e la mia gioia erano immense e, ancora una volta, mi hanno dimostrato quanto io sia pronto ad accettare bontà e comprensione. Come potrei smettere di essere orgoglioso dell’ottimo giudizio di un uomo la cui arte e la cui opinione approvo con tutto me stesso?».

Senza ombra di dubbio, il carteggio tra questi due scrittori costituisce un eccellente esempio del modo in cui due grandi letterati, come Thomas Mann e Hermann Hesse, fossero in grado di confrontarsi e incoraggiarsi, lasciando da parte invidie e malevolenze. 

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