“The White Album” di Joan Didion, simbolo e negazione dell’America chic
Grazie a The White Album, Joan Didion diventa l’icona di un’America chic, modaiola eppur intellettuale, che ha visto in lei il suo simbolo e la sua negazione. Tutto è cominciato proprio con questo libro, uscito negli USA nel 1979 e appena pubblicato in Italia nella traduzione di Delfina Vezzoli per il Saggiatore.
Fu Michiko Kakutani (la prestigiosa e temutissima critica “kamikaze” del «New York Times») a interessarsi di questa raccolta di articoli dalla forte connotazione autobiografica pubblicati da Joan Didion su riviste come «Esquire» e «Life».Articoli poiraccolti in un unico manoscritto dalla casa editrice Simon & Schuster.
Ma chi è questa signora, che critici evidentemente avversi al Kakutani pensiero hanno definito «la cantrice della grande vuotezza californiana»? Abile giornalista, scrittrice e saggista, fu la sua personalità anticonformista e la capacità di raccontare se stessa e la società californiana senza veli (attraverso le sensazioni che le esperienze che viveva scatenavano in lei) a scuotere migliaia di lettori e a trasformarla in un’icona del New Journalism.
In The White Album, Joan Didion racconta il mondo delle star cinematografiche, teatrali (una per tutte Vanessa Redgrave) e musicali, a partire da Jim Morrison («che indossava pantaloni di vinile nero senza mutande»). Ma Joan Didion è capace di passare con naturalezza dal particolare all’universale, con una cura stilistica che le consente di trasformare un dettaglio in elemento peculiare della narrazione. Così dai ritratti delle star passa alle sue idee sul femminismo (meno pannolini e più Dante!) e sul movimento delle Pantere Nere, connettendo il tutto con le sue vicende personali. Come Joan Didion vive il mondo che la circonda diventa il fulcro della raccolta, senza fare distinzione fra il turpe omicidio commesso da Charles Manson, che uccise la moglie incinta del regista Roman Polanski, e la vita quotidiana di Nancy Reagan che taglia le sue rose, fino al giardiniere messicano Amado Vasquez che coltiva, in una valle vicino a Malibu, le orchidee più belle del mondo.
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The White Album testimonia la grande energia di questa donna piccola e sottile, che cerca di galleggiare fra i suoi disturbi ossessivo-compulsivi e la perdita del marito e della figlia«bionda e scalza, una bimba del paradiso…» di cui ci parla spesso nei suoi articoli, come Al centro commerciale «città giardino in miniatura in cui nessuno vive, ma tutti consumano […] dove ci si muove in una sospensione acquosa, non solo di luce, ma anche di giudizio e di personalità» o Tournée, in cuidescrive un suo book tour in compagnia della figlia undicenne.
La Didion ama le storie americane ed i suoi personaggi illustri, da James Albert Pike (vescovo episcopale della California) a Paul Getty il cui Museo «fu costruito per il pubblico non per i critici elitari che non lo apprezzavano». E se non condivide le scelte stilistiche di Doris Lessing («scrive personaggi e scene solo per negarne la validità»), si appassiona al lavoro artistico di Georgia O'Keeffe («sembrava che lo splendore dell'opera riflettesse lo splendore dell'artefice, che il suo quadro fosse il pittore come la poesia è il poeta»). Pittrice e donna aggressiva la O'Keeffe le piace perché «è una tosta» che ama parlare di sé, seguendo il credo di Virginia Woolf: «se non dici la verità su te stessa, non potrai dirla sulle altre persone».
The White Album, con la sua raccolta di articoli che aprono al lettore una vista sui mutamenti sociali che hanno attraversato gli anni sessanta e settanta del Novecento,è una buona occasione per conoscere Joan Didion,una donna che «si racconta delle storie per vivere, interpretando ciò che vede, selezionando la più praticabile delle scelte multiple». Che una delle scelte del The White Album sia anche la vostra?
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