Terra bruciata attorno o cronaca di una scelta di libertà
Ieri, lunedì 13 febbraio, il blog di Sul Romanzo non è stato aggiornato.
Che cosa è accaduto? Vorrei tentare di spiegarlo affinché i lettori sappiano poi cogliere il messaggio che vorrei trasmettere in modo univoco, senza ambiguità.
Siamo online dipendenti dalle abitudini e dalla velocità, laddove si spezza tale associazione il lettore percepisce un problema, qualcosa di non accettato con piacere. Sono certo che ieri parte dei lettori di Sul Romanzo si sia chiesto che cosa fosse accaduto, la maggior parte si sarà risposto pensando a un problema tecnico; no, non è stato così.
Il silenzio può rappresentare una scelta, una scelta per valorizzare l’attenzione dei lettori, stimolando domande in loro attraverso il silenzio appunto, senza le parole.
Diamo per scontati gli articoli di decine, centinaia, migliaia di blogger, anche se poi ognuno di noi segue piccoli gruppi e ci si affeziona alla scrittura di qualcuno. Trovare affinità con la scrittura di un blogger impone una ricorsività che attendiamo: questo accade su ogni blog aggiornato sulla faccia della terra.
Ora immaginate che la voce di un blogger sia spenta, bloccata, frenata, uccisa. Immaginate che accada non a un blog, ma a due, tre, decine, centinaia. Le voci dei blogger dipendono da un click di oscuramento, dalle prevaricazioni del potere della politica d’uno Stato, da uomini e donne che temono le voci libere da vincoli e condizionamenti, per tali ragioni, nei casi più estremi, un blogger può essere anche massacrato dai poteri forti, quindi non bisogna mai dimenticare che gli articoli dei blogger non sono scontati, possiedono un valore unico e di libertà.
La settimana scorsa sono rimasto molto stupito dalla telefonata di un importante editore, con il quale, per motivi legati all’Agenzia Letteraria Sul Romanzo, avevo avuto in passato qualche scambio di opinioni, iniziando l’anno scorso una collaborazione con il suo editor di narrativa italiana, al fine di scovare qualche buon inedito che potesse trovare il loro interesse. Dopo un preambolo che aveva il retrogusto di chi già sapeva dove voler portare l’interlocutore, mi ha detto:
“Palmas, ho letto sul blog la stroncatura a un nostro autore, stia attento perché si rischia, quando si esagera, di crearsi attorno terra bruciata, e siccome sappiamo entrambi che Sul Romanzo è e sarà sempre più al centro dell’attenzione anche per il festival che sta organizzando per luglio nel vicentino, mi dispiacerebbe dover fare cadere nel vuoto gli accordi che abbiamo preso fra il nostro editor e la vostra agenzia”.
Ho cercato di rispondere con gentilezza, dicendo di avere compreso il suo punto di vista e che ci avrei riflettuto con calma dopo avere riletto con maggiore attenzione la recensione del mio collaboratore.
Sono stato inquieto alcuni giorni per questa telefonata, tornando con la mente alle parole dell’editore, le quali non sono state una minaccia violenta, ma un messaggio preciso, inequivocabile. Se esagerate con le stroncature ai nostri autori, i rapporti fra casa editrice e agenzia letteraria si chiudono.
Mi sono chiesto in quale cavolo di paese viviamo, non che non si sapesse, ma toccarlo con mano in tali modi mi ha molto colpito; mi sono chiesto su quale frequenza di prevaricazione taluni si sono adagiati e, di conseguenza, quanti altri vivano di marchette editoriali, omertosi verso gran parte del sistema che contempla solo plausi e non critiche negative; mi sono chiesto se non sia significativo che un editore si permetta, dall’alto del suo potere, di cercare di direzionare coloro che parlano in rete dei libri della sua casa editrice, quasi noi blogger, senza battere ciglio, dovessimo attenerci a modalità di compiacenza e non di critica seria; mi sono chiesto quanto negli importanti quotidiani o in televisione siano vere le parole “il nuovo capolavoro” o “l’ultima stella della letteratura contemporanea” e simili.
Sono domande non nuove, ma la lucidità con la quale sono entrate dentro me negli ultimi giorni mi ha costretto a riflettere non poco sul senso dei blog, delle recensioni, della critica online. Non immagino il discorso allargato a tutti gli importanti editori, al bando i fraintendimenti, ma un caso esiste, ha parlato con me a telefono, mi ha comunicato con chiarezza che o si sta all’interno di certi paletti o i rapporti di lavoro tramontano.
Dal mio punto di vista, avendo riflettuto con ostinata serietà in questi giorni, con conclusioni alterne, mi sento di affermare quanto segue, ritornando con la mente ai tanti pensieri che negli anni mi hanno portato poi a fondare Sul Romanzo: o la libertà di critica o il silenzio come ieri, o ci teniamo stretta la libertà di esprimere le nostre idee sui libri e sulle case editrici, anche le più negative, oppure il silenzio. Non ci sono mezze misure per me, non le voglio le mezze misure. Non mi interessa fungere da cassa di risonanza gratuita delle case editrici, come una sorta di ufficio stampa allargato, no, Sul Romanzo continuerà a dare la libertà massima ai collaboratori, stroncature incluse, perché un blog deve essere al servizio dei lettori, in primo luogo.
Il rischio di crearsi attorno terra bruciata perché “mi dispiacerebbe dover fare cadere nel vuoto gli accordi che abbiamo preso fra il nostro editor e la vostra agenzia”, sono parole che mi rimbombano in testa da giorni. Sono consapevole che Sul Romanzo, diversamente da tutte le altre agenzie letterarie, si espone alle critiche degli editori perché cura anche un blog molto seguito, una specificità non indifferente, ma sono altrettanto consapevole della necessità di rendere libera la creatività dei collaboratori, che si riflette poi nella stima che riceviamo dai nostri lettori.
Per tali ragioni gli accordi che avevo stipulato con tale casa editrice cadono non per mano dell’editore, grazie a una poco velata minaccia, ma per mano del sottoscritto. Da oggi.
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