Taobuk 2016, torna l’International Book Festival di Taormina
Taobuk, sesta edizione del festival letterario di Taormina si svolgerà dal 10 al 17 settembre 2016, mantenendo anche quest’anno la sua caratteristica di evento capace di unire letteratura, musica, cinema e teatro in un ricco calendario di eventi ospitati dai luoghi più suggestivi della bella città siciliana. Tema di quest’anno sarà “Gli altri”, secondo l’esortazione di Paul Valéry “Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze”.
Abbiamo intervistato Antonella Ferrara, ideatrice della manifestazione e presidente del comitato organizzatore.
Cosa succede quando si decide di organizzare un festival letterario?
Di sicuro, la vita di un essere umano viene sconvolta, catapultata in un’altra dimensione!
Parlando seriamente, si decide di dare vita a un festival partendo da un movente. Io avevo il sogno di realizzare un grande villaggio delle belle lettere a Taormina, per far rivivere i fasti che questo luogo aveva quando era la capitale della letteratura, e ospitava personaggi del calibro di Truman Capote o Tennessee Williams, grandi scrittori del passato e altre muse della storia come cineasti, attori, registi, statisti. Hanno reso Taormina uno dei luoghi più glamour del mondo, ma solo fino agli anni Cinquanta; dai Sessanta-Settanta in poi le cose purtroppo sono cambiate. Quel bel mondo è sparito da Taormina, lasciando solo un Festival del Cinema sempre più commerciale, in pratica una pura passerella e poco altro.
Io sono nata a Roma, sono cresciuta in vari Paesi del mondo perché mio padre era un diplomatico, ma a un certo punto ho scelto di stabilirmi a Taormina, un posto di cui avevo una specie di nostalgia atavica perché in realtà non vi avevo mai abitato, e volevo poterci vivere facendo quello che mi piaceva.
Sono riuscita a coinvolgere Franco Di Mare, giornalista RAI che ora è il direttore artistico del Festival, e con lui ci siamo immaginati un “festival delle belle lettere”: ecco perché Taobuk ha questo sottotitolo. Volevamo presentare soltanto romanzi che, a nostro modesto parere, rispecchiassero un’idea di bella letteratura, e così siamo partiti nel 2011.
L’acronimo Taobuk viene dallo slang, ci sembrava meno scontato di un “Taormina book festival” e più accattivante per i giovani, non troppo serioso insomma.
Il comitato scientifico è composto da diversi docenti universitari, sia siciliani che di altre regioni. Abbiamo scelto settembre perché in quel periodo il clima a Taormina è meraviglioso, c’è un turismo meno di massa e ci sono anche meno eventi rispetto ai mesi estivi, che ospitano una quantità di concerti e spettacoli teatrali, così da invogliare i turisti a venire in periodi diversi dall’alta stagione: del resto, in passato Taormina ospitava più che altro un turismo invernale, tanto che d’estate era tutto chiuso. Almeno fino agli anni Cinquanta, qui venivano moltissimi tedeschi e inglesi a svernare.
Qual è stata allora la ricetta per distinguersi nel mare delle mille manifestazioni che si svolgono ogni anno in Italia, fino ad acquisire l’importanza attuale?
Anche se sono cresciuta in mezzo ai libri, con un padre bibliofilo oltre che diplomatico, io sono partita dall’idea che le presentazioni di libri per me sono noiose, forse perché mancano di spettacolarità, e mi sono chiesta cosa si potesse fare per renderle più interessanti, nei tempi e nella conduzione, senza sminuirne i contenuti. La ricetta è stata di inserire lo spettacolo a piccole dosi, in maniera sapiente.
Poi ho sfruttato moltissimo la bellezza di Taormina: si è scelto di inaugurare il Festival al Teatro Antico, creando una serata di spettacolo sulla letteratura, che oggi è diventata un format RAI (che la trasmetterà in differita dopo qualche settimana). Sotto l’egida dei libri è quindi possibile ospitare attori, musicisti, registi, creando un filo conduttore che sia comune al tema scelto ogni anno. Più di recente, nel 2014, abbiamo creato un premio destinato alle eccellenze letterarie, con cui rendere omaggio a un grande scrittore italiano e a uno straniero.
Attorno ai premi abbiamo quindi costruito una struttura, aggiungendo anche premi alla carriera, per l’impegno civile e per la legalità, creando così dei momenti con personaggi diversi da affiancare agli scrittori, che rimangono comunque al centro della serata.
In un Paese dove si legge poco, e tutto sommato meno che in passato, le commistioni culturali, cioè organizzare un festival dove non si parla solo di letteratura, ma anche di musica, di arte, di gastronomia, possono costituire un traino per conquistare nuovi lettori?
L’Italia è il Paese europeo che ha il più alto numero di festival letterari e il più basso tasso di lettori, il che diventa una forbice preoccupante. L’evento letterario non assicura affatto un innalzamento degli indici di lettura, anche se viene seguito da migliaia di persone: le strategie per conquistare lettori per me sono altre, e non so se noi possiamo sostituirci allo Stato, alla scuola, si tratta di una sfida impossibile. Noi facciamo del nostro meglio per trasformare il libro e la lettura in protagonisti, e pensiamo che l’intrattenimento aiuti a veicolare meglio certi contenuti. Utilizziamo anche la notorietà di certi artisti, come cantanti e musicisti, che sposano la filosofia dell’evento e sono nostri ospiti, restando però consapevoli del fatto che la letteratura mantiene il ruolo principale, altrimenti rischiamo di fare un “festival del tutto.”
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A questo proposito, la risposta delle scuole, cioè delle nuove generazioni di lettori, coinvolte nel festival, è stata incoraggiante?
Sì, direi di sì, e non solo da parte delle scuole ma pure delle università. Ogni anno ospitiamo studenti da vari luoghi d’Italia che vengono qui a fare degli stage. Per quanto riguarda le scuole, in particolare, riusciamo a convogliare sul festival diversi istituti superiori delle città intorno a Taormina. Facciamo degli incontri dedicati solo a loro nelle ore mattutine.
“Gli altri”, tema scelto per l’edizione 2016, è un argomento quasi inevitabile da affrontare nel momento attuale, ed è anche un tema a cui una regione come la Sicilia può essere particolarmente sensibile, per la sua posizione geografica, ma può essere anche controverso. Ha incontrato resistenze al momento di proporlo?
Noi l’abbiamo proposto nel mese di ottobre del 2015, perché in questo andiamo un po’ in controtendenza: mentre gli altri festival svelano il tema dell’anno alla conferenza di presentazione, quindi in genere due o tre mesi prima, noi abbiamo l’abitudine di dirlo poco dopo la chiusura dell’edizione precedente, per preparare tutti all’idea con largo anticipo. Allora la situazione era leggermente diversa, perché nell’ultimo anno è successo di tutto. Il tema, comunque, non ha suscitato polemiche e non ha incontrato resistenze, anche perché noi siamo sempre stati sensibili al problema di fondo dell’accoglienza: quest’anno avremo tra gli ospiti Moni Ovadia e il sindaco di Lampedusa. Siamo convinti che l’accoglienza vada fatta con misura, che non si debbano spalancare le porte in maniera sconsiderata, ma lo consideriamo comunque un dovere. Vedremo poi cosa succederà durante gli incontri e nei dibattiti, quando ogni protagonista affronterà questo problema dal suo punto di vista. Se ci saranno sorprese, dopotutto la cosa alzerebbe l’audience, non trova?
Mi sembra particolarmente interessante l’idea dei percorsi storici ferroviari, studiati per raggiungere Taormina a bordo di treni d’epoca. Non potrebbe essere uno stimolo a proporre una rivalutazione del ruolo delle ferrovie in Sicilia, che oggi appaiono molto trascurate?
Diciamo pure che le ferrovie siciliane sono un disastro! Lei ha colto nel segno, perché le Ferrovie dello Stato, insieme all’Assessorato Regionale al Turismo, hanno stretto un patto per andare in questa direzione, utilizzando l’escamotage della rivisitazione storica per proporre un nuovo modo di viaggiare in treno, che potrebbe essere più piacevole anche in Sicilia.
L’esperienza di raggiungere il Teatro Antico viaggiando a bordo di carrozze ferroviarie di sessant’anni fa potrebbe essere insolita e romantica, ma a questo sarebbe auspicabile vedere seguire un ammodernamento della rete ferroviaria attuale. È incredibile da dire, ma raggiungere Palermo da certe località della Sicilia richiede lo stesso tempo che per arrivare da Messina a Bolzano. Taormina è davvero un’isola felice, dove tutto funziona, forse per il prolungato contatto con i turisti stranieri, ma purtroppo nel resto della Sicilia esistono realtà sconfortanti.
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