Sulle tracce della città di Cheeseburg: un viaggio nel neologismo
Porto di Amburgo, albori del XIX secolo: sulle rive del fiume Elba si riversano commercianti da ogni parte del mondo, dall’Europa alle Americhe, affluiti nella città anseatica per comprare e vendere al miglior prezzo le loro mercanzie. Tra questi, molti nordamericani, i quali, tra una trattativa e l’altra, assaporano la famosa bistecca di carne bovina macinata, che loro chiameranno ben presto Hamburger Steak, dal nome della città tedesca. Forse la diffusione di questo piatto è accelerata dai molti emigrati tedeschi diretti verso gli States proprio dal porto di Amburgo, così già nel 1836 si ha la prima comparsa, in una ricetta americana, della celebre bistecca di carne macinata, che, a fine secolo, è finalmente attestata con il solo aggettivo Hamburger, che passa dal significato letterale di “qualcosa/qualcuno proveniente da Amburgo” a quello di “bistecca di carne di forma circolare alla maniera di Amburgo” se non, direttamente, a quello di “bistecca/medaglione di carne di forma circolare”. Nell’ambito dell’inglese, o meglio del nordamericano, l’uso del termine in questa seconda accezione è un neologismo (da neo- “nuovo” e logos “discorso, parola”), una parola nuova entrata a far parte dell’uso corrente a cavallo tra i secoli XIX e XX.
Le innovazioni, nella lingua, però, non sono mai statiche né stabili. Una volta acclimatatasi come parola dell’uso, infatti, Hamburger passa a designare, per estensione, qualcosa di simile a “panino con bistecca di carne” e, successivamente, a rappresentare per i parlanti anglofoni una parola composta da due costituenti: ham (che in inglese significa “prosciutto”) e -burger, un termine fino ad allora sconosciuto che i parlanti collegano velocemente al significato di “panino”. Si ottiene, così, un secondo neologismo, mediante rianalisi o risegmentazione morfologica del sostantivo di partenza, a sua volta derivato per riduzione da un sintagma del tipo aggettivo+nome, di cui si è conservato soltanto il primo costituente. Ed ecco, di conseguenza, tutta una serie di nuove parole, originariamente composte, ottenute mediante l’aggiunta del “suffisso” -burger (“panino”) a parole-base appartenenti al campo semantico del cibo e della cucina: fishburger, beanburger, veggie burger e, soprattutto, cheeseburger, attestato negli USA come parola indipendente fin dagli anni Venti o Trenta del ‘900. Va da sé che ogni tentativo di ricondurre etimologicamente la parola cheeseburger a una fantomatica città del passato risulterebbe vano, e che un viaggio a Cheeseburg difficilmente si troverà proposto nei dépliant di qualche tour operator…
Tuttavia, i neologismi si formano e diffondono più velocemente di quanto si pensi. Per fare un esempio, basti consultare la sezione che il sito Treccani.it dedica alle nuove parole attestate per la prima volta (nei canali ufficiali della comunicazione) durante la settimana in corso, che riserva sempre molte sorprese. A partire dal 24 dicembre scorso, ad esempio, la pagina registra già 5 nuove occorrenze (bersanema, cine-pandoro, neo-montiano, Velok, web 3.0), tutte apparse in autorevoli testate del giornalismo italiano e destinate, con fortuna alterna, a cristallizzarsi nell’uso corrente o a svanire nel nulla con quell’unica attestazione. È l’uso dei parlanti, soprattutto orale, a determinare il successo di una parola nuova, sia essa un prestito da un’altra lingua (come abstract, chat, blog), un calco semantico (come l’italiano grattacielo a partire dall’inglese sky-scraper) o magari il frutto di una derivazione suffissale come il sopracitato bersanema, con cui il giornalista de L’Espresso definisce “la metafora con cui è solito esprimersi Pierluigi Bersani”. Sta a noi parlanti, pertanto, la scelta di adottare o meno le innovazioni lessicali che ogni giorno ci vengono proposte, come – in ordine di tempo – il verbo zlatanare (riferito a Zlatan Ibrahimovic, col significato di “dominare, fare qualcosa con la forza”), che compare come primo risultato, in data 28 dicembre 2012, da una ricerca su Google della parola “neologismo”. Si tratta di gusti personali, naturalmente. Io, potendo scegliere, preferisco il cheeseburger.
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