Storie superbrevi. “Tutti i nostri corpi” di Georgi Gospodinov
Pubblicare racconti in Italia, specialmente se non è un grande gruppo editoriale a lanciarsi nell’impresa, o se l’autore in questione non ha già sfornato dei bestseller internazionali, può essere un rischio. Questo apparente salto nel vuoto, però, diventa in realtà una sfida da cogliere al volo se è una casa editrice autorevole a curarne l’edizione italiana e se lo scrittore è una pluripremiata punta di diamante della letteratura bulgara contemporanea. Impossibile non intuire che stiamo parlando di Georgi Gospodinov, tornato in libreria il 14 maggio scorso per Voland Edizioni nella traduzione di Giuseppe Dell’Agata.
La sua ultima fatica letteraria, intitolata Tutti i nostri corpi. Storie superbrevi, sembrerebbe in realtà quanto di più semplice si possa scrivere, ovvero una sequela di racconti di massimo due pagine, che però si basano di volta in volta su una complessità strabiliante. In tutto, quindi, un solo volume contiene ben centotré mondi, spunti di riflessione e dimensioni narrative, che potrebbero spaventare per quantità ma che, per qualità, mantengono sempre alta l’asticella e stimolano la curiosità di chi li legge. «In difesa della brevità va ricordato per altro che non è nata ieri», rammenta lo stesso Gospodinov in una breve nota, per non parlare del fatto che perfino sui social network siamo ormai abituati a testi lunghi non più di venti righe.
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Quando parliamo di una raccolta vera e propria, in ogni caso, è legittimo chiedersi come funzioni all’atto pratico questo meccanismo. Ebbene, nel caso specifico, l’autore rinuncia ai giri di parole e va dritto al punto, osservando una dinamica, un dialogo, un pensiero, una difficoltà o anche solo uno specifico punto dello spazio-tempo nella sua essenza. Non necessariamente si tratta di storie compiute, quindi. Di tanto in tanto ci troviamo di fronte a delle allusioni, a dei sassi lanciati apposta per creare dei cerchi nell’acqua: l’effetto che suscita durante la lettura continua e si allarga sempre di più dopo il punto finale, solleticando la fantasia individuale e accompagnandone il risveglio con illustrazioni in bianco e nero qua e là.
Appurata la struttura singolare del volume, viene spontaneo chiedersi se effettivamente una simile scansione riesca a funzionare e a sortire i risultati sperati. Per confermarlo, basti dire che la brevitas di Gospodinov è da intendersi “alla latina”, caratterizzata cioè da uno spessore intrinseco, da un tono tagliente e sregolato, da una fluida leggerezza che non è mai sinonimo di superficialità. È per la stessa ragione, per esempio, che l’autore opta spesso per un uso enfatico (ed efficace) dei puntini di sospensione, o che l’intera opera sempre costituire «un esperimento di ascetismo verbale per mettere ordine nel mondo e rallentare il tempo», come si legge sul sito di Voland.
In altre parole, con Tutti i nostri corpi ci troviamo di fronte a delle storie adatte ai nostri tempi nel ritmo e nelle intenzioni, al cui interno il piacere dell’arricchimento culturale va sempre a braccetto con un brio spontaneo e a tratti provocatorio: il lettore non può sfuggire al fascino esercitato dalle singole trame e viene interpellato continuamente per dialogare con i molteplici io narranti che si intervallano racconto dopo racconto. Così, tra preziosi omaggi nemmeno troppo velati a intellettuali del calibro di Nietzsche, Daniil Charms o Gogol’ e incursioni nel campo dell’arte e della musica, cresce quasi da sé il desiderio di telefonare allo scrittore – o di rispondergli con un commento su Facebook – alla maniera del giovane Holden di J.D. Salinger, per scambiare quattro chiacchiere con lui su quanto si è appena letto.
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Non mancano, infatti, diversi riferimenti alle contraddizioni del presente, schegge assurde di quotidianità disseminate dappertutto e scelte paradossali rispetto alle quali non è ben chiaro se convenga ridere o disperarsi. Nonostante sia uno strumento di narrazione antico, a volte abusato e di recente troppo poco di moda, pertanto, un racconto firmato Gospodinov si configura come un ottimo modo per porsi delle domande e osservare la complessità del nostro tempo anche attraverso una retrospettiva sui decenni scorsi, con una consapevolezza storica mista a una fresca e sagace ironia. Forse proprio una scelta coraggiosa come quella delle storie superbrevi poteva riconfermare al pubblico il talento del loro autore, nonché il coraggio e la lungimiranza di una casa editrice che ancora una volta scommette sul genio di alcune tra le penne più brillanti degli ultimi decenni.
Per la prima foto, copyright: Nong Vang su Unsplash.
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