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Storie di (stra)ordinario eroismo. Bryan Stevenson e “Il diritto di opporsi”

Storie di (stra)ordinario eroismo. Bryan Stevenson e “Il diritto di opporsi”Un commosso silenzio domina la Sala Astra del Cinema Anteo di Milano al termine dell’anteprima stampa de Il diritto di opporsi, film di Destin Daniel Cretton tratto dall’omonimo romanzo di Bryan Stevenson, pubblicato da Fazi Editore nella traduzione di Michele Zurlo. Film e romanzo compaiono nelle sale e nelle librerie italiane lo stesso giorno: il 30 gennaio. Un appuntamento imperdibile, sia che decidiate di acquistare il libro o di dedicare due ore del vostro tempo alla visione di un film che non solo è realizzato benissimo, ma che sicuramente vi farà tornare a casa con gli occhi lucidi e la testa piena di domande. È esattamente quello che è accaduto a noi pochi fortunati invitati da Fazi Editore all’anteprima, che uscendo da quella sala abbiamo condiviso una grande certezza: il mondo ha estremamente bisogno di Bryan Stevenson, di tantissimi altri Bryan Stevenson.

 

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Ma chi è Bryan Stevenson? Nato nel 1959 nel sud degli Stati Uniti, studia legge ad Harvard e, dopo la laurea, decide di fondare, rinunciando a una carriera più tranquilla e proficua come avvocato in un comune studio legale, la Equal Justice Initiative. Attiva dal 1987 in Alabama, uno degli stati più conservatori degli Stati Uniti, l’associazione senza scopo di lucro di Stevenson offre assistenza legale ai più bisognosi, in particolare a chi è stato ingiustamente condannato o è stato vittima di discriminazioni da parte del sistema giudiziario. Particolarmente rilevante è il suo operato tra i condannati che “vivono” nel braccio della morte e a cui, molto spesso, è stata negata qualsiasi forma di dignità e, in primis, di giustizia. Il tema della giustizia e del suo rapporto con la pena di morte – vigente ancora in ben 37 Stati americani – è oltremodo scottante e fonte di numerose polemiche. Le statistiche riportano che un condannato a morte su nove è, in realtà, innocente e quindi vittima di un sistema giudiziario altamente discriminante. Se poi questi condannati sono afroamericani, le statistiche diventano ancora più sconcertanti. La lotta contro i pregiudizi, il razzismo e l’ingiustizia sono stati i punti di partenza della carriera di Stevenson, il quale viene definito da molti – tra cui il famoso attivista sudafricano, l’arcivescovo Desmond Tutu – “il Nelson Mandela americano”. Nel corso degli anni Stevenson ha ricevuto numerosi premi, sono stati realizzati documentari sulla sua vita (si ricorda True Justice prodotto dalla HBO) e i suoi discorsi per TED Talks sono tra i più ispiranti e motivanti.

Storie di (stra)ordinario eroismo. Bryan Stevenson e “Il diritto di opporsi”

Il suo romanzo autobiografico Just Mercy: A Story of Justice and Redemption, pubblicato nel 2014 dalla Spiegel & Grau, è rimasto per ben 118 settimane tra i best seller del «New York Times», è entrato nella classifica dei migliori libri di quell’anno e ha fatto ottenere al suo autore numerosi riconoscimenti, tra cui il Dayton Literary Peace Prize per la Nonfiction e la Andrew Carnegie Medal for Excellence.

Sei anni dopo, dunque, continua a far parlare di sé con un attento e curato adattamento cinematografico affidato alle sapienti mani del già citato Cretton e di Andrew Lanham, mentre nel ruolo di produttori troviamo Gil Netter e Asher Goldstein. Lo stesso Stevenson è coinvolto nel progetto come produttore esecutivo. Il risultato è una narrazione fluida, schietta e forte, capace di mettere in luce una (in)umanità straziante e ripugnante. È una storia di povertà, pregiudizio, razzismo popolare, ma soprattutto istituzionale che parte da un caso in particolare – quello di Walter “Jhonny D” MacMillan – per arrivare a parlare dell’intero fenomeno generale, quello che è stato definito da alcune testate internazionali (come «The Guardian») «an infamous Miscarriage of Justice». È evidente, infatti, che il caso di McMillan – divenuto celebre dopo essere apparso sul programma statunitense 60Minutes – non è che il punto di partenza nella riflessione su fenomeni come razzismo, retaggi del passato, chiusura mentale, ma soprattutto ingiustizia sociale.

 

Storie di (stra)ordinario eroismo. Bryan Stevenson e “Il diritto di opporsi”

Quella che vediamo sul grande schermo è un’America disturbante, fondata sull’odio, sull’ignoranza, sui pregiudizi e scandita da disarmanti contraddizioni. Il legame con Harper Lee e Il buio oltre la siepe è non solo evidente, ma funge da ulteriore lente di ingrandimento per guardare più da vicino alle ipocrisie di una società che si definisce democratica e progressista – «Vada a vistare il museo dedicato al Buio oltre la siepe. È la pietra miliare nella lotta per i diritti civili nel Sud degli Stati Uniti» – ma che poi finisce per arrestare e condannare a morte un giovane afroamericano solo perché «ha la faccia di uno che è capace di uccidere». A farci rivivere l’emozionante vicenda troviamo un cast d’eccezione che include Michael B. Jordan, nel ruolo del giovane Stevenson, uno strepitoso e quasi irriconoscibile Jaime Foxx, nel ruolo di MacMillan, e una splendida Brie Larson, nei panni di Eva Lansley, amica e co-fondatrice di Equal Justice. Lodevoli sono anche le interpretazioni di O’Shea Jackson (Anthony Ray Hinton) e Rob Morgan (Herbert Rochardson). L’impressione generale è che non ci sia una netta distinzione tra personaggi secondari e personaggi principali, nonostante il ruolo di spicco di Jordan e Foxx, perché ogni singola performance resta irrimediabilmente impressa nella memoria di chi assiste, proprio come le storie dei protagonisti.

Storie di (stra)ordinario eroismo. Bryan Stevenson e “Il diritto di opporsi”

La portata emotiva e la superba recitazione del cast hanno indotto numerosi critici a considerare Il diritto di opporsi come un eccellente candidato ai prossimi Oscar, ma così purtroppo non è stato. Verrebbe da chiedersi il perché, visto che le tematiche affrontate sono oltremodo contemporanee. Ma forse il motivo è proprio questo. Come ricorda lo stesso Stevenson in uno dei suoi TED Talk più famosi, diventa sempre più difficile affrontare le bruttezze del mondo che ci circonda, ma conoscere è necessario se vogliamo veramente puntare al progresso.«In futuro verremo giudicati non tanto per i progressi tecnologici o le innovazioni […], ma per come abbiamo trattato i poveri, gli emarginati e i condannati». Nel film questo forte e importantissimo concetto lo possiamo ritrovare in una frase pronunciata verso la fine e che è diventata un po’ il motto di Stevenson: «L’opposto della povertà non è la ricchezza, è la giustizia».

 

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Il diritto di opporsi, in conclusione, offre un resoconto schietto e commovente della battaglia di un uomo che cerca ad ogni costo di dare voce a chi una voce non ce l’ha più. La determinazione di Stevenson nel voler fare a tutti costi la differenza, fa di lui un eroe (stra)ordinario. Nel sottolineare l’importanza vitale di concetti come speranza, compassione e identità, Bryan Stevenson diventa un eroe straordinario facendosi veicolo attivo di un messaggio che nel ventunesimo secolo dovrebbe ormai da tempo essere ordinario: la giustizia deve essere uguale per tutti, perché la nostra umanità dipende dall’umanità degli altri.


Il diritto di opporsi (2020)

Regista: Destin Daniel Cretton

Genere: Drammatico

Anno: 2020

Paese: USA

Durata: 137 min

Data di uscita: 30 gennaio 2020

Distribuzione: Warner Bros. Italia

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