Storie di amori viscerali. “Donne di fiume e di inchiostro” di Serena Corsi
Marta e Clio sono le Donne di fiume e di inchiostro di Serena Corsi, edito da Fernandel (2019).
«Si è persa mia madre, non si trova più.»
Da queste parole di Marta inizia l’alternarsi parallelo di due storie: quella di Marta, la protagonista, giovane insegnante di matematica che convive col compagno Ismael e con il quale ha avuto una figlia, Sara, e quella di Clio, sua madre.
La storia di Clio si srotola in una lunga lettera, l’ultima lasciata prima di scomparire, fatta di decine di fogli indirizzati a Erasmo, il suo grande amore di gioventù. La prima di una lunga serie di lettere che Clio ha scritto agli uomini della sua vita.
Così la ricerca della madre scomparsa porta Marta a ripercorrere la sua infanzia, la sua adolescenza, il rapporto con la figura materna, le sue relazioni sentimentali, le sue allucinazioni, quella follia genetica ereditata dal sangue di Clio.
Donne di fiume e di inchiostro è il romanzo di due donne, la voce che si leva dalle pagine è la loro, l’inchiostro è il loro, che fluisce come un fiume.
«Scrivere se non altro è conservare, a dispetto degli orologi. Una proposta di armistizio al Tempo, che si è trattato come un nemico per tutta la vita.»
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Il presente e il passato si mescolano. Il passato entra nel presente, in sordina, o con un botto sordo. Il passato di Clio fa irruzione nella vita di Marta, i ricordi galleggiano, le parole scritte riportano davanti agli occhi quello che è stato.
La scomparsa, peggio della morte, lascia aperto lo spiraglio della speranza che porta alla follia dell’incertezza.
La storia di Clio è la storia di una giovane ragazza passionale, ribelle, infuocata, sanguigna, e la storia della passione con Erasmo, un amore che è un intreccio tra vita e morte, un amore dannato e viscerale fatto di follia che si consuma nella campagna dei maiali sgozzati, nella violenza, sulle note di un valzer primordiale e animalesco, nella preghiera di potersi liberare da quella passione impossibile, persecutoria, ossessionante.
«Io sentii – fu un attimo, ma lo sentii – il valzer a cui mi avevi condannata qualche giorno prima, e ancora si propose quella vertigine di sangue giù per la gamba. Assetata di vendetta per non essere più sola, per non essere più libera com’ero stata prima, piantai lo scannarino dove sapevo e tagliai la giugulare del maiale. Il suo grido cessò nello stesso istante, avevo reciso anche le corde vocali.»
Sangue e sesso. Amore e dolore. È l’unico tipo di amore possibile.
«Dovevo girarmi con cautela perché al minimo scatto le ferite potevano rilasciare un rivolo di sangue che avrebbe macchiato uno dei due vestiti che formavano tutto il mio guardaroba. Si inaugurò così la mia complicità col corpo, a partire da quella passione così alta e malconcia, che non ho eguagliato mai più, nella vita che è venuta poi.»
Il fiume è il fiume accanto al quale ha vissuto Clio («mia madre è una donna di fiume»), ma è anche il fiume di sangue che costella tutto il romanzo: il sangue del maiale, il sangue delle prime mestruazioni, il sangue del primo rapporto sessuale, è il sangue del sortilegio, della luna, delle generazioni eterne delle donne, il sangue che trasmette l’amore e la follia.
Clio e Marta sono donne che amano fino alla follia, fino alla noia, fino alla resa, fino alla vendetta, fino alla non-fine.
Gli amori di Clio e di Marta sono viscerali e animaleschi. Gli animali della fattoria sempre presenti durante gli incontri clandestini di Clio ed Erasmo, gli animali che compaiono davanti agli occhi di Marta durante le sue allucinazioni.
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Non siamo poi così diversi, in fondo. Siamo fatti di istinti, di pulsioni, di irrazionalità, e il romanzo di Corsi mette nero su bianco questo nostro aspetto. È un romanzo viscerale, profondo, crudo, non patinato, che ci mostra per quello che siamo, che mette a nudo i nodi dolenti, gli intrecci inevitabili, le cose a cui non possiamo sfuggire, la predestinazione, l’impossibilità di scegliere, la condanna che a volte sentiamo gravare su di noi.
Ci sono cose dalle quali è impossibile liberarsi, scappare, evitare.
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