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Storia di una paternità mancata. “L’ultimo lupo” di Corrado Fortuna

Storia di una paternità mancata. “L’ultimo lupo” di Corrado FortunaQualcuno se lo ricorda come protagonista di My name is Tanino di Carlo Virzì, ma Corrado Fortuna, attore e regista siciliano, è anche scrittore e torna in libreria con il suo nuovo libro, L’ultimo lupo, edito da Rizzoli.

Il lettore è da subito trascinato nella vita del protagonista, Tancredi Pisciotta che ha 40 anni, vive a Milano e ha un grande bisogno da colmare, un vuoto che non riesce a riempire: avere un figlio. Il fatto che la paternità tardi ad arrivare è il carburante che spinge Tancredi a lasciare il capoluogo lombardo per tornare, per qualche giorno, nella sua Piano Battaglia, in Sicilia.

Il ritorno nella sperduta terra tra le montagne, dove è cresciuto e dove per primo arrivò suo nonno, porterà il giovane uomo a fare ritrovarsi in un ambiente dal sapore antico e atavico nel quale però qualcosa di misterioso lo coinvolgerà in modo completo.

Il tutto comincia in una notte di luna piena quando Tancredi trova un pastore marocchino di nome Amir gravemente ferito alla testa, che sussurra in modo continuo: «Il lupo». Dopo l’aggressione, nel piccolo centro abitato cominciano a diffondersi i pettegolezzi e le chiacchiere, perché tutti sanno che l’ultimo lupo che si aggirava per le Madonie è stato eliminato tempo prima e allora chi ha aggredito Amir? Un nuovo lupo o qualcuno del paese?

 

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Tancredi è alla ricerca di pace, perché quel non riuscire ad avere un figlio è un grande dolore per lui e dalle pagine in cui è trattato il tema emerge la profonda sensibilità di Fortuna nell’affrontare l’argomento della sterilità maschile che affligge il suo protagonista. Tancredi sarà però costretto a dedicarsi al fatto drammatico che ha colpito la piccola comunità, perché in quel paesino sperduto sui monti, dove il protagonista si è rifugiato per fare i conti con se stesso, dovrà invece confrontarsi con una realtà umana e fattuale molto complicata, nella quella non solo i fatti, ma anche le persone non sono quello che vogliono fare crede di essere.

Storia di una paternità mancata. “L’ultimo lupo” di Corrado Fortuna

Ciò che colpisce di questo minuscolo mondo incastonato sui monti è il porsi come una sorta di realtà a parte, isolata da tutto il resto che lo circonda, dove il pregiudizio verso il “diverso” (non solo Amir, ma anche Angela ne è vittima) è molto diffuso, ed è quello che impedisce di vedere il mondo per come è davvero e di comprendere le persone con i loro pregi, difetti e fragilità.

Accanto a Tancredi ci sono due personaggi femminili curiosi e interessanti per la narrazione. La prima è Angela, anche lei come Amir è ritenuta la diversa, perché è la stramba, è la persona alla quale, secondo tutti, manca qualcosa. La ragazza ha una ventina di anni e si comporta in un modo un po’ selvatico, tanto che è guardata con sospetto da tutti. Inoltre, la giovane ha smesso di parlare fin da bambina, e nessuno sa bene perché. Guardando i suoi occhi, Tancredi si rende conto che Angela non parla per una scelta propria, perché ha visto o assistito a qualcosa che l’ha sconvolta e l’ha spinta a chiudersi nel suo mondo e a non parlare più. L’altra donna è Gaia Di Bello, l’ispettrice che irrompe a fare luce sull’aggressione ad Amir. Lei ha un fascino che ammalia Tancredi. È una donna vedova, ma non fragile, anzi è forte e pure ossessionata dalla sport – tanto da non perdere occasione di fare jogging appena può, per poi però fumare due pacchetti di sigarette. Due donne diverse per vissuto e età, che smoveranno Tancredi e lo spingeranno all’azione.

Storia di una paternità mancata. “L’ultimo lupo” di Corrado Fortuna

Uno degli altri aspetti interessanti di questo L’ultimo lupo è che non solo Fortuna racconta persone, relazioni umane, verità dolorose e nascoste da troppo tempo, ma lo scrittore siciliano elegge a personaggio narrativo, e non a semplice scenografia, la Natura della Madonie. Il bosco, con la sua atmosfera così affascinate e misteriosa è il luogo in cui Tancredi e i suoi comprimari si muovono, ed è parte fondamentale della narrazione, perché è un testimone che sa meglio di tutti cosa è accaduto ai diversi personaggi che si muovono nelle maglie narrative create dall’autore, che per davvero ha vissuto nel bosco della sua terra prima di mettersi al lavoro al libro.

 

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Il libro di Fortuna ha un intreccio narrativo che indaga con acutezza e accuratezza la psiche dei personaggi, il ritmo è incalzante e i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo pronti a spiazzare il lettore.

Quello che affascina è che proprio grazie al rapporto con l’impenetrabile dimensione del bosco, i personaggi, pagina dopo pagina, sono portati a fare i conti con gli spettri, i dolori e le menzogne del loro passato, tanto che arrivati alla fine si ha la netta sensazione che in L’ultimo lupo di Corrado Fortuna per ritrovare se stessi sia necessario non solo confrontarsi con il proprio vissuto, ma ritrovare il rapporto con madre Natura.


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