Storia di ordinaria discriminazione – Trenitalia colpisce ancora
Roma 21 gennaio 2018
Ore 10.28
Treno 22031 per Roma Ostiense
Capotreno Luca B.
Mi capita spesso di viaggiare col treno metropolitano che collega l’aeroporto di Fiumicino alle principali stazioni della capitale, un modo per non stressarmi nel traffico e ritagliare del tempo per la lettura. In genere scrivo di libri, do vita a racconti, storie. Beh, stavolta una scena surreale si è disvelato ai miei occhi. Ogni giorno vedo furbetti, persone senza biglietto, incrocio lo sguardo con capotreni più o meno cordiali, più o meno professionali, ordinaria amministrazione. Ma mai mi era successo di scorgere un poliziotto, nello svolgimento delle sue funzioni, che tenta di prendere le parti del passeggero, consigliando al capotreno di non fargli la multa. E la cosa colpisce ancor di più se il malcapitato è un extracomunitario.
Premettendo che in molte stazioni le obliteratrici non funzionano o sono difettose (bucano il biglietto ma il timbro è talvolta poco leggibile o inesistente), aggiungendo che dovrebbe essere premura del passeggero, quando la timbratura non risulta consona, percorrere tutto il treno alla ricerca del personale FS per farglielo presente, vi narro cosa è capitato.
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Il capotreno si avvicina al passeggero, probabilmente tunisino o marocchino, chiedendogli di esibire il titolo di viaggio. Sono lontani da me, ma odo un «Questo biglietto non è obliterato». Spesso i capotreni, consapevoli che le obliteratrici non funzionano o che una persona possa aver preso il treno di corsa, quando si trovano davanti al passeggero provvisto di biglietto chiudono un occhio e lo convalidano personalmente, ricordando che la prassi prevede che il passeggero si tuteli cercandolo e chiedendogli di farlo prima che sia lui a scovarlo. Ma qui parliamo di gentilezza, siamo comunque nell’ambito di una deroga alla normativa vigente. Qualcuno disse la gentilezza salverà il mondo, forse. Ho visto il nordafricano con due enormi bustoni scendere dal piano superiore del treno ed ho pensato “Sicuro, gli avrà detto di lasciare il treno”. Mi sono rimesso a leggere quando ho sentito ripetere ad alta voce, in un italiano stentato «Io ti denuncio, non puoi farmi multa, ho il biglietto». Mi affaccio e vedo il passeggero, il capotreno e due poliziotti in divisa. Tendo l’orecchio incuriosito, anche perché raramente chi è in torto reagisce con tale assertività in presenza delle forze dell’ordine, soprattutto se extracomunitario e in molti casi cittadino irregolare.
Ricostruisco il puzzle della scena che si consuma tra l’indifferenza generale. L’uomo ha timbrato il biglietto, almeno così dice, ma non si legge nulla, il capotreno quindi vuole fargli la multa dicendo che il biglietto non è stato obliterato. Il più anziano dei due poliziotti, mostrando umanità e intelligenza, si rivolge al capotreno dicendogli che comunque il biglietto lo ha, che lo ha timbrato e non si legge. Il capotreno ribatte che i biglietti obliterati anche se illeggibili dovrebbero presentare un piccolo foro che questo non ha. Ma mentre dà evidenza di ciò ai poliziotti, da sotto il suo dito fa capolino il forellino e il poliziotto glielo fa notare. In tutto ciò ho lasciato il mio posto e sono sulle scale e assisto alla scena. Quindi il biglietto è stato obliterato. Il treno fa la fermata di villa Bonelli, salgono due persone che fanno presente che le obliteratrici sono malfunzionanti e sui loro biglietti, obliterati, non si legge nulla. Allora il capotreno fissa indispettito il biglietto del malcapitato e aggiunge: «Questo biglietto è stato cancellato, sicuramente è stato già usato».
Il poliziotto ribatte che non gli sembra cancellato ma solo usurato, magari lo teneva in tasca. Luca B. così leggo sull’etichetta appuntata sulla divisa è irremovibile. Non ce la faccio a tacere ancora e intervengo sottolineando che il suo atteggiamento non mi sembra equo e che lo trovo alquanto discriminatorio, credo mi sia sfuggito anche un «Lei è razzista!». Il poliziotto più anziano mi guarda dispiaciuto asserendo che di più non può fare e che il multato dovrà presentare ricorso, non c’è alternativa.
Una scena assurda, brutale in quello che nascondono le azioni, nel frattempo gli altri passeggeri dopo aver assistito alla mia difesa dello sfortunato sono intervenuti a loro volta, dicendo che è vero che le obliteratrici non funzionano mai, che spesso neanche si trovano rivenditori a ridosso delle stazioni. In quel vagone oggi ci siamo sentiti tutti un po’ Mohamed (nome di fantasia) nel vedere un’ingiustizia palese, ripensando a quando è capitato a noi e nessuno ha mosso un dito. Se uno volesse essere ligio, ossequioso della legge potrebbe pensare “doveva sincerarsi che la timbratura si vedesse e in caso contrario raggiungere il capotreno per farglielo notare”. È vero, Mohamed avrebbe dovuto percorrere tutto il treno con le sue due buste enormi e cercarlo. Ma poi penso quante volte timbriamo il biglietto e automaticamente, per fretta, disattenzione, lo riponiamo in tasca. «Il biglietto va controllato» mi ripeto. Poi mi torna alla mente quella splendida, utopistica frase la gentilezza salverà il mondo e un groppo in gola sale all’immagine di Mohamed sceso dal treno, con le sue buste e i due poliziotti che gli spiegano come fare ricorso.
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La mia fermata è la prossima, il capotreno continua a chiedere il biglietto ai passeggeri. C’è una ragazza giovane e carina, ha la tessera, ma non vi ha scritto sopra le sue generalità (nome e cognome), ma in questo caso non la multa e le permette di aggiungerlo contestualmente al suo controllo. Questa la molla che mi ha spinto a scrivere questo articolo: la pochezza e l’arroganza di un uomo che se la prende solo coi più deboli!
Copyright delle foto in ordine di inserimento: Tyrell Charles e Sandeep Swarnkar.
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