Storia di giovani bruciati e amicizie diverse. “Cometa” di Gregorio Magini
Quando due rette che camminano perpendicolarmente s’incrociano avviene un’esplosione dalla quale scaturisce un rapporto: un amore, un’amicizia, qualcosa destinato a perdurare per tutto il corso dell’esistenza. Così avviene tra Raffaele e Fabio, due giovani che quasi per caso diventano amici, e la cui amicizia caratterizza la trama di questo romanzo.
Cometa (NEO. Edizioni) è l’ultimo libro di Gregorio Magini, giovane e promettente autore italiano, tra i fondatori della rivista letteraria «Mostro» e del progetto SIC-Scrittura industriale collettiva. È un romanzo senza alcun dubbio originale, caratterizzato da un linguaggio “sfrontato” che rischia di poter scandalizzare le menti benpensanti.
Raffaele è un ragazzo irrequieto. Perennemente insoddisfatto di se stesso e di ciò che lo circonda, passa da una storia di sesso all’altra. Colleziona donne come se fossero figurine da attaccare a un album, e lo fa senza lasciarsi coinvolgere sentimentalmente da nessuna, perché una fidanzata è «letale», come gli ripete pure il nonno, ed è giusto allora «rifuggire […] dagli equivoci del tipo “vero amore di una principessa” e puntare direttamente a scopare più fiche possibili». Raffaele vive seguendo tre comandamenti ben definiti: «Non lavorare, non aspettare, non invecchiare». L’eredità lasciatagli dal nonno ricco gli permette di vivere di rendita, di viaggiare per il mondo e di frequentare sempre donne nuove con le quali potersi divertire. Fare sesso con tutte sembra essere l’unico scopo della vita di questo giovane donnaiolo. La scoperta del sesso è avvenuta per lui precocemente, quando dalla culla osservava incuriosito i genitori farlo tra di loro o con i loro amanti occasionali. «I miei genitori scopavano sempre e mi piaceva guardarli. Il mio primo ricordo è mamma in ginocchio che sussulta sotto i colpi del bacino di papà». È esattamente questo l’incipit del romanzo.
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Il personaggio di Raffaele ricorda il satiro, la figura mitica maschile compagna di Pan e Dioniso. Come il satiro, Raffaele è un essere lascivo, dedito alle donne e ai vizi, che nel suo caso è l’uso occasionale di psichedelici. Ospite a un corteo bacchico questo giovane troverebbe i propri istinti primordiali espressi alla perfezione. Un’analisi più dettagliata di questa figura fa tuttavia pensare che dentro di lui alberghi qualcosa di irrisolto, la cui origine va ricercata soprattutto nell’infanzia. Il sesso appare come un modo per colmare un vuoto presente dentro la sua anima, dovuto alla mancanza di tenerezza e di amore datagli dalla famiglia, all’abbandono del padre e poi alla scomparsa prematura della madre. Il non coinvolgimento implica il non soffrire, per questo all’amore Raffaele preferisce il sesso.
Un giorno Raffaele conosce «un nerd col pallino dei social network». Questo nerd è Fabio, un misantropo alla ricerca di se stesso e creatore di realtà virtuali. Come il prototipo del nerd, Fabio è un giovane di prestanza fisica modesta. Consapevole di non essere avvenente sfoga le proprie frustrazioni nella tecnologia. È un ragazzo taciturno e introverso. È tendenzialmente un solitario, poco propenso alla socializzazione, eccetto per la sua amicizia con Raffaele e per una breve parentesi d’amore che non ha però un lieto fine e che farà emergere un aspetto della sua personalità vendicativo che ancora una volta reprimerà lanciandosi nella tecnologia. «Nella disperazione, l’unico desiderio che emergeva era di violenza. L’ho combattuto giocando a World of Warcraft».
I due giovani diventano amici. Fabio dice che lui è «quello industrioso e metodico», mentre Raffaele quello «scapestrato e accattivante», ma anche il più intelligente. Entrambi definiscono il loro rapporto «squilibrato», eppure essenziale, tant’è che i due diventano inseparabili. Studiano insieme, giocano al computer, vanno al mare e, anche se per un breve periodo di tempo si allontanano, quando si rincontreranno sapranno entrambi di poter contare ancora l’uno sull’altro. Se Raffaele ha il pallino della fica, Fabio ce l’ha dei social network e infatti convince Raffaele a credere che il lavoro del futuro verterà «sulle realtà virtuali». Gli propone di creare un nuovo social chiamato Comeet, da Come meet me, ma che alla fine realizzerà solo Fabio facendosi poi ingannare da alcuni compratori del progetto.
Cometa è un romanzo intrigante e curioso. È come uno specchio nel quale è possibile vedere riflessi i volti dei giovani della società di oggi, i quali sono alla continua ricerca di qualcosa, ma in realtà di nulla. Questi giovani si spostano da un epicentro all’altro, senza fermarsi concretamente da nessuna parte. Una gioventù sbandierata? No, probabilmente solo una gioventù consapevole di vivere in una realtà incerta, in cui a contare di più sono il progresso e la tecnologia e poco i valori basilari della vita. Il linguaggio utilizzato da Gregorio Magini è crudo ed esplicito. È eroticosenza però cedere alla volgarità. L’impressione che si ha nel leggere questo romanzo è che i giovani vadano troppo di fretta, che sprechino tempo ed energia dietro cose futili, insignificanti e dannose, che cerchino distrazioni come il sesso o i social network per camuffare un «vuoto siderale» presente nella stragrande maggioranza di essi, e alla cui conquista non giungeranno mai. Nemmeno il trascorrere del tempo che porta con sé cambiamenti pare condurre all’acquisizione dei valori concreti. «Non c’è speranza per me, sono cresciuto come un androide, non mi posso resettare» dice Fabio. Neppure i guai possono scalfire «la sua fame di fica», afferma infine Raffaele.
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Con Cometa Gregorio Magini delinea un triste ritratto di una gioventù bruciata, vittima di una realtà che ingabbia e opprime e offre poche speranze per l’avvenire. Vivere una vita senza pensieri, inseguendo avventure reali o virtuali diventa il solo modo possibile per andare sempre avanti e affrontare così la vita. Vivere inseguendo i propri istinti primordiali e istintuali sembra essere allora il solo e unico scopo insito in ciascun individuo perché in fondo «Ciò che è importante per me (la fica) è importante per tutti, perché siamo tutti uguali».
Per la prima foto, copyright: Nina Conte.
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