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Steve Jobs e il caso Apple: la seduzione dell’ergonomia

Steve Jobs, Apple[Articolo di Francesco Zingoni pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 5/2013, La gioia dell’incontro]

Può una macchina elettronica sedurre un essere umano? Se la macchina in questione avesse il fascino di Rachael/Sean Young, la replicante di cui si innamora l’agente Deckard/Harrison Ford in Blade Runner, personalmente risponderei di sì.
Uno scenario da fantascienza alla Philip K. Dick, appunto. Che però in questi anni ha visto gettate le sue basi, nell’opera di un solo uomo: Steve Jobs,  il santo della prima era digitale, il patrono dell’ergonomia.
Avevo buttato giù questi appunti all’indomani della sua morte e dell’immediata beatificazione vox populi. A distanza di due anni, mi sembrano ancora più attuali, direi quasi urgenti. Premetto che non sono mai stato un fan della Apple e non ne ho mai sopportato la filosofia chiusa, premetto anche che sto (scomodamente) scrivendo questo testo su un iPad.
Cosa c’è dietro la  venerazione per il guru della mela morsicata? Sicuramente il geniale capitano d’impresa, il comunicatore carismatico. Ma c’è anche qualcosa che trascende l’uomo, che ce lo fa identificare con la sua stessa creatura, perché nella commozione per la sua morte c’è stato un po’ dell’isterismo che serpeggiava nelle code per il lancio dell’ultimo iPhone o nei pellegrinaggi iniziatici agli Apple Store. Quindi, la domanda potrebbe diventare: cosa c’è dietro il successo della Apple?
In prima battuta, la chiave sembra nel design dei prodotti, nel loro essere cool, nell’immediatezza di utilizzo, nell’affidabilità, nella qualità indiscutibilmente superiore, per non tacere della componente psicologica del sentirsi parte di una (ex) élite di utenti-adepti. Tutto vero, ma questi sono solo i sintomi. Per arrivare al cuore del fenomeno, bisogna leggerlo attraverso un solo concetto, che in sé racchiude tutta la rivoluzione della Mela: l’ergonomia.
Prima di Steve Jobs, l’ergonomia era il tentativo di minimizzare la frustrazione provata dall’utente. Con lui, l’ergonomia diventa il piacere intrinseco che si prova nell’uso di un oggetto elettronico, la seduzione (psicologica e talvolta addirittura fisica) che questo può esercitare su masse di utenti potenzialmente enormi. Steve Jobs ha creato i primi prodotti elettronici di consumo che provocano piacere e benessere nel semplice contatto tra uomo e macchina. E questo non è stato un imprevisto effetto collaterale, ma il cavallo di Troia perseguito per tutta la vita. Trasformare il prodotto elettronico in qualcosa che non si usa primariamente per necessità, ma per  il puro piacere di farlo. Per l’infantile meraviglia di essere coinvolti in qualcosa che un giorno trascenderà la nostra capacità di comprensione e di controllo.

Quest’uomo ha così irreversibilmente mutato l’orizzonte del progresso tecnologico, traghettandolo dal paradigma dell’utile a quello del piacere.
Ha imposto l’ergonomia come direzione lungo cui d’ora in poi correrà, a rotta di collo, l’evoluzione umana e tecnologica (ma ha senso ormai distinguerle?).
Cosa comporterà l’aver adottato l’ergonomia come nuova freccia evolutiva? L’incontro tra uomo e macchina sarà sempre più diretto e istintivo, stimolato dal principio per cui la macchina dovrà non solo soddisfare, ma surclassare le aspettative dell’utente, sorprenderle oltre ogni previsione.

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Si instaurerà un esplosivo circolo (tecnologicamente) virtuoso, dove la soddisfazione di nuovi bisogni indotti alzerà sempre più l’asticella della curiosità e della voglia di farsi sorprendere. Ci appassioneremo sempre più al confronto tra un’intelligenza organica, auto-cosciente e senziente, e una artificiale, che non lo è ancora.
In un orizzonte temporale ampio, questo significherà dotare le macchine di un’intelligenza sempre più raffinata. Abdicare, in quanto esseri umani, al lento processo di evoluzione biologica, in favore dell’evoluzione tecnologica delle nostre creature.
Già nel 1855, Samuel Butler scriveva: «Cosa succederà se la tecnologia continuerà a evolversi più rapidamente del regno animale? Ci sostituirà nella supremazia del pianeta? Così come il regno vegetale si è lentamente sviluppato dal minerale, e a sua volta il regno animale è succeduto a quello vegetale, allo stesso modo in questi ultimi tempi un regno completamente nuovo è  sorto, del quale abbiamo visto finora solo ciò che un giorno sarà considerato il prototipo antidiluviano di una nuova razza. Stiamo affidando alle macchine, giorno dopo giorno, sempre più potere, e fornendo loro, attraverso i più disparati e ingegnosi meccanismi, quelle capacità di auto-regolazione e autonomia che costituirà per loro ciò che l’intelletto è stato per il genere umano».

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