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State of the News Media 2014: come cambia l’informazione negli USA

State of the News Media 2014Una nuova iniezione di energia per il mondo dell’informazione. È quanto riporta l’annuale statistica di State of the News che fotografa la situazione americana, per molti aspetti lontana anni luce dalla quella europea. L’undicesima edizione di questa relazione annuale del PewResearch Center (organismo non partitico) ha esaminato alcuni significativi cambiamenti circa, per esempio, il ruolo delle acquisizioni e la condivisione di contenuti in notizie e sviluppi intorno al video-digitale locale.

Perché ci interessa il paesaggio del giornalismo americano? È pur vero che nel Vecchio Continente i cambiamenti arrivano con maggior lentezza, ma è sempre conosciuta l’influenza del mondo anglosassone e americano su quelli europei. Quindi, una timida rivoluzione in atto potrebbe affacciarsi da un momento all’altro proprio nel mondo dell’informazione delle nostre parti.

L’industria delle informazione negli Stati Uniti genera circa 63 miliardi di dollari, secondo l’analisi del PewResearch. Per un’idea delle grandezze in scala, l’industria dei videogiochi a livello mondiale raggiunge quota 93 miliardi dollari ogni anno, mentre un gigante come Starbucks ha registrato 15 miliardi dollari nel 2013 di ricavi e solo Google ha generato 58 miliardi dollari l’anno.

Alcuni attori del mondo digitale, ad esempio, sono arrivati nel settore dell’informazione con il loro bagaglio di know-how tecnologico e di denaro fresco: BuzzFeed, una volta deriso per i contenuti visti come "click esca", ha ora una redazione di 170 persone, tra cui figura il vincitore del Premio Pulitzer Mark Schoofs. Non si è fatta attendere la risposta di Mashable, altro importante player a livello mondiale, che ha messo su una redazione di 70 giornalisti: nel suo staff figura Jim Roberts, ex assistente del caporedattore del «New York Times», ora alla guida della redazione.

Chi dice, dunque, che il mercato delle notizie stia morendo? O che non ci sia più spazio per i giornalisti? Forse stanno cambiando tempi, spazi, linguaggi. Anche un colosso come Amazon ha deciso di investire il proprio denaro nel mercato delle informazioni.

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L’anno appena trascorso ha confermato il fenomeno, già noto, a dire il vero, che le notizie viaggiano attraverso le condivisioni sui social network: la metà degli utenti di Facebook, e in particolare quelli di età compresa tra i 18 e i 29 anni, viene raggiunta dalle notizie, anche se in effetti non le cerca. Lo stesso discorso si sta verificando nel mondo dei video pubblicati sul web: la metà degli spettatori vede video-news. Ciò dimostra che si può quasi fare a meno dei selettori di notizie, ovvero dei giornalisti?

Un altro aspetto valutato, quando lo studio veniva effettuato, è stato quello relativo alle applicazioni di siti di notizie e di giornali: solo la metà di questi ultimi – 13 su 26 – aveva attivato un’applicazione per smartphone e tablet.

Concludiamo la nostra sintesi, affrontando la nota dolente degli introiti pubblicitari, letteralmente precipitati, complice anche la crisi economica mondiale. Secondo la ricerca, infatti, il modello di business supportato dalla pubblicità è in uno stato di abbandono, specialmente sulla carta stampata. Resiste la pubblicità televisiva, ma la costante migrazione del pubblico sul web costituirà un cambiamento molto influente. Cresce lentamente la pubblicità digitale, ma State of the news indica che il mercato della pubblicità online sembra favorire una scala raggiungibile solo da pochi.

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