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“Spaghetti Paradiso” di Nicky Persico: la ricetta di un longseller destinato al successo

Nicky Persico, Spaghetti ParadisoÈ il tema di grande attualità dello stalking, l’ingrediente principale di Spaghetti Paradiso, romanzo d’esordio dell’avvocato barese Nicky Persico, edito da Baldini & Castoldi. Pubblicato nove mesi fa, il libro gode di un’onda lunga di consenso, grazie soprattutto al passaparola. Diversi sono gli elementi che fanno la fortuna di Spaghetti Paradiso: uno stile scorrevole, un buon ritmo impresso al plot, un protagonista simpatico, talvolta pasticcione, ma concreto, con cui viene spontaneo identificarsi, un lessico godibile e fresco che dipinge scene di gustosa ironia, capaci di strappare più di un sorriso al lettore. Tra una gaffe e l’altra emergono i temi forti del romanzo, lo stalking e la violenza sulle donne. Ci sono tutti i luoghi comuni, le semplificazioni, la superficialità, e le maldestre dicerie che accompagnano queste storie che sfociano, spesso, in vere e proprie tragedie. Spaghetti Paradiso, definito da molti uno “smart-thriller, racconta di un giovane praticante avvocato, Alessandro Flachi, cui viene assegnato un caso apparentemente semplice e di veloce gestione: una donna che sostiene di subire stalking dal suo fidanzato, uomo di potere e di denaro. La giovane, sulle prime, non viene creduta. Presto, infatti, Flachi capisce di trovarsi di fronte ad un caso di stalking vero e proprio. Un entusiasmo baldanzoso, unito a una sana incoscienza, porterà Flachi a cercare di approfondire questo problema, a conoscerlo da vicino, a confrontarsi con operatori e volontari, scoprendo un abisso insospettabile. Sullo sfondo ci sono Bari e la Puglia, raccontata senza ricorrere ai consueti cliché sulla regione che ha dato i natali a Domenico Modugno, ma con un occhio innamorato e sincero.

Abbiamo posto qualche domanda a Nicky Persico.

 

Il tuo esordio letterario sta avendo un ottimo riscontro, te lo aspettavi?

Sinceramente no. È stato tutto talmente casuale sin dall’inizio, che mi ci sono ritrovato senza essere consapevole del percorso. Oggi però capisco meglio le indicazioni di Lara Cardella, quando mi esortava nel 2010 a pubblicare Starlet, il breve testo da cui tutto ha preso il via. Alla mia riluttanza - perché non avevo scritto al fine di pubblicare e non credevo che i miei scritti potessero interessare o piacere a qualcuno - lei si stupiva e diceva più o meno “tu non te ne rendi conto...”. Poi sono arrivati gli altri racconti e il romanzo, senza cessare di avere riscontri positivi, e oggi dopo soli tre anni scrivo a tempo pieno. Nessuno, per quanto ottimista, avrebbe potuto aspettarsi una evoluzione così rapida. È tanto bello e generoso, quello che ha saputo fare per me incoraggiandomi in quel modo: non è solo una scrittrice straordinaria, è soprattutto straordinaria come persona. Non sono cose dette con leggerezza, né sono parole che uso spesso o impropriamente: è davvero così. Il fatto di averla conosciuta rappresenta per me una delle cose più belle della mia vita, e questo lo pensavo - ovviamente - anche prima di questa cosa della scrittura. Io, dal mio canto, sono sempre stato uno che si impegna con tutto sé stesso in qualsiasi cosa faccia, ma che al contempo non si aspetta mai nulla. Forse è il mio miglior pregio.

Qual è stata la critica o il complimento più inatteso?

La critica più inattesa me l’hanno fatta proprio questa mattina. Ho incontrato una persona che conosco in un mercatino natalizio e mi ha preso in disparte per rivelarmi che aveva letto il libro e che gli era piaciuto tantissimo, salvo la parte in cui il protagonista entra in un bar e ingaggia un irreale duello con il barman. Ci teneva proprio, e appassionatamente, a dirmi che per ragioni che non sono riuscito fino in fondo a comprendere, quella parte non l’aveva proprio digerita. Era così contrariato per questa pecca che ravvisava nell’armonia del testo che se potessi editerei una copia solo per lui omettendo quel breve dialogo, pur di vederlo completamente soddisfatto. In realtà, in questi ultimi mesi ho imparato una cosa ovvia: ognuno ha i suoi gusti. Ci sono cose che ad alcuni piacciono da morire e ad altri no. A volte, però, questo succede anche per dettagli molto piccoli. Comunque era davvero inattesa, come critica. Di complimenti, invece, ne ricordo in particolare uno di una persona che mi ha confessato di essersi lasciata andare in un pianto liberatorio durato ore, dopo la lettura, perché ha potuto rivedere sotto nuova luce uno dei periodi più bui della sua vita, rivalutandolo in positivo verso se stessa. Se ci ripenso, mi vengono gli occhi lucidi anche adesso. Lo considero uno dei più bei complimenti mai ricevuti.

Un nuovo poliziesco in salsa pugliese, dopo Carofiglio, Genisi e De Cataldo (che non sempre ambienta nella regione d'origine): come pensi di trovare una tua personale cifra stilistica che ti renda riconoscibile rispetto al trend?

Forse la peculiarità narrativa prevalente – e fattore determinante, a quanto pare, dei riscontri di Spaghetti Paradiso – è il sogno: i miei racconti e il romanzo stesso portano con loro i paradigmi, i messaggi celati, la naturale comicità delle persone trasfusa nei personaggi, e le sfumature hanno un ruolo spesso predominante. La contestualizzazione in cui il thriller sviluppa i suoi percorsi è fondamentale, per distinguerne il carattere narrativo dell’opera: la mia è quella degli ultimi, dei dimenticati, di quelli che stanno al margine e che apparentemente non contano nulla, per poi scoprire che non è affatto così. Dietro i silenzi si nascondono risorse preziose e capacità insospettabili. Dietro sembianze modeste si mimetizza abilmente una grande umanità. A me appassiona la ricerca di tutto questo, e cerco di raccontare la meraviglia che ne deriva. Hanno detto che il mio genere è inedito, ribattezzandolo smart-thriller: io cerco di fondere tra loro generi apparentemente incompatibili, e il risultato piace molto.

 

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Nicky PersicoChe cosa ti ha lasciato il lavoro - inedito per te - di scrittore? Piacere? Ansia? Stress?

Mi sento, letteralmente, come uno cascato dentro una lavatrice della quale è stata subito dopo azionata la centrifuga. Sono stato proiettato in un mondo nuovo che sto lentamente imparando a conoscere, e le sensazioni si rincorrono senza sosta insieme agli impegni. L’aspetto più intenso sono le meravigliose persone che sto via via incontrando, e questo è il piacere. Gli impegni sono molteplici e spesso si accavallano creandomi la paura di non riuscire a fare tutto per bene, e questa è l’ansia. Talvolta ho difficoltà a gestire questa mia nuova vita con quella 'precedente', e questo è lo stress. Mi sento un po’ la versione scalcinata di uno che corre il Giro d’Italia, e a volte mi dolgono i polpacci. Però il vento sulla faccia, qualche gruppetto di sostenitori che si iniziano a intravedere e che mi incitano lungo la strada, i bicchieri d’acqua che mi offrono in corsa e la solidarietà generosa di qualche altro corridore, che dovrebbe essere invece in competizione, sono a dir poco fantastiche. E anche le salite più dure si sopportano volentieri. Nell’insieme tutto questo è bellissimo, e quindi alla fine prevale il piacere. Questo libro ne ha passate di tutti i colori, pur essendo in libreria da meno di nove mesi. Il passaparola e l’entusiasmo dei lettori sono stati fondamentali.

Un libro che ha sullo sfondo lo stalking e la violenza sulle donne: che atmosfera percepisci girando per l’Italia e parlando di questo tema? Se ne parla troppo o troppo poco? Dove stanno le responsabilità, secondo te, nelle cifre di questo fenomeno?

È un fenomeno ancora misconosciuto, e questo ha provocato certamente dei rallentamenti, nel contrastarlo. Più si va avanti, più si diventa efficaci, a livello di sistema. L’atmosfera, a mio avviso, è cambiata molto, ma non abbastanza: continuo ad incontrare vittime disorientate e che si sentono sole nella loro guerra. Ho usato questo termine con precisa volontà: lo stalking è pervasivo e totalizzante nella vita di chi lo subisce. È una persona in guerra davvero, e tutto il mondo è fuori dal conflitto. Talvolta distratto, talvolta indifferente, talvolta addirittura complice inconsapevole del proprio nemico, e ancora poco spesso schierato dalla sua parte. Se non le si prova queste cose, è difficile comprendere fino in fondo cosa significa. È difficile percepire quanto possa aiutare una semplice attenzione da parte di chi viene investito dalla richiesta di aiuto, indipendentemente dal ruolo istituzionale che ricopre. E la sensibilizzazione fa davvero la differenza. Questo è uno degli scopi principali di Spaghetti Paradiso: raccontare l’inferno, ed al contempo decriptarlo e renderlo meno spaventoso. Anche con l’ironia, la leggerezza, la bellezza e una narrazione attraente. Cercando di lasciare, alla fine, una bella sensazione: sia in chi conosce il problema sia in chi non ci avrà mai a che fare. Di stalking se ne parla molto, ma va ancora studiato, scandagliato e approfondito. E le responsabilità sono diffuse perché bisogna affrontare svariati fronti: ad esempio il ruolo e la visione delle donne, la cultura e certe sacche di sub-cultura. Ma anche gli strumenti per gestire l’emergenza immediata, che talvolta viene sottovalutata e porta risultati nefasti e inaccettabili. Insomma, abbiamo fatto certamente progressi, ma il percorso è ancora lungo.

In fondo, chi è Nicky Persico?

Sono una persona semplice, concreta, e contraddistinta da una buona dose di follia perché follemente innamorata della vita. Sono stakanovista e attento ai dettagli, ma poi alla guida smarrisco la strada perché sogno e salto le uscite. Pianifico attentamente gli impegni tenendo una agenda aggiornatissima, e poi la dimentico chissà dove. In fondo Spaghetti Paradiso sta facendo la vita che ho sempre fatto io: mille peripezie, tanto impegno, risultati progressivi. È la cifra di vita dei distratti molto concentrati, come me.

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