“Sotto un cielo sempre azzurro” di Andrea Vitali. Un divertente elogio alla follia? Forse
Sotto un cielo sempre azzurro (Garzanti, 2019), di Andrea Vitali, sembra quasi un divertente elogio alla follia. O almeno così lo ha definito qualcuno. Personalmente, l’ho trovato un testo forzato, scritto senza una vera ispirazione. Che non decolla mai sul serio. Un libro che, purtroppo, non ha niente a che vedere con i precedenti dello stesso autore (a mio avviso ottimi romanzi!). Questo, invece, presenta sì numerose caratteristiche stilistiche e narrative interessanti, ma appare ancorato a una narrazione priva di colore, senza una vera vivacità. Una sequenza di eventi forse costruita a tavolino per strappare qualche sorriso nel lettore, ma che non trova mai gli sbocchi giusti, e resta confinata in frasi e concetti a stento etichettabili come “simpatici”. Una cosa voluta da Vitali? Può darsi, visto il tema del romanzo, ma che – quasi sicuramente – poteva essere costruita con maggiore enfasi. Procediamo però per gradi e partiamo dalla trama.
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La storia è quella di Mattia, un bambino che, un giorno, si ritrova a casa un nuovo coinquilino: il nonno Zaccaria. «Un tipo alto, magro, con i baffi e un vocione che fa tremare i vetri alle finestre». Zaccaria si sistema nella sua stanza e due legano moltissimo da subito. Il vecchio racconta al nipote leggende e aneddoti, particolari della sua giovinezza e storie di personaggi fantastici. Di giorno, poi, passeggiano nei boschi vicini per ascoltare i versi degli uccelli e capire come gli alberi comunichino fra di loro. Si divertono tanto, al punto che Zaccaria diventa il migliore amico di Mattia e quest’ultimo non vede l’ora di tornare da scuola per stare con il nonno.
Ma un giorno accade qualcosa: Zaccaria si sveglia e non sembra più lo stesso. Inizia a parlare in francese ed è serio e nervoso. È convinto di essere Napoleone e pretende di essere chiamatoEmpereur.
La diagnosi del medico non lascia dubbi: non è più possibile tenerlo lì. Così Napoleone-Zaccaria viene ricoverato in una clinica specializzata in casi simili... Per Mattia è un duro colpo. Difficile da accettare. «Possibile che il nonno sia così grave e non si tratti invece di uno dei suoi scherzi? Oppure è entrato in una realtà tutta nuova che si apre solo davanti agli occhi di chi la sa vedere?».
Vitali sceglie come io narrante della vicenda Mattia, che guida il lettore attraverso gli ostacoli imposti da un tema serio e spigoloso come quello della follia. E lo fa però con gli occhi di un bambino ingenuo, inconsapevole e restio ad accettare ciò che succede al nonno, e raccontando una trama intessuta di eventi e personaggi pittoreschi e ben costruiti. Elementi narrativi, questi, degni del miglior Vitali che, nel tempo, ha abituato i suoi lettori a rocambolesche e divertenti costruzioni. Ma che in questo romanzo appaiono “edificate” in maniera quasi forzata e non spontanea. Certo, leggendo il libro mi sono imbattuto in diversi spunti interessanti (a volte seri e a volte divertenti) ma mai davvero naturali. Ciò che mi ha colpito e fatto sorridere di più – ribadisco – sono sicuramente le personalità e i caratteri, creati con dovizia di particolari e mai banali, come il dottore di famiglia che si esprime quasi esclusivamente con i proverbi, o il vero Babbo Natale, che a un certo punto salta fuori, o ancora lo specialista della clinica. Insomma, una serie di personalità lontane da stereotipi o macchiette già confezionate.
Altro punto a favore del libro di Andrea Vitali è probabilmente una costruzione della struttura narrativa della storia ben azzeccata, che sembra in linea con vari canoni della scrittura creativa classica. Che sia voluto? Difficile dirlo. Sta di fatto che la vicenda parte con l’introduzione di un nuovo elemento che “sconvolge” una situazione di equilibrio (l’arrivo di Zaccaria), continua con la creazione di uno stato di pace (il forte legame tra nonno e nipote) e l’arrivo di una nemesi (stavolta individuabile nella follia) che risconvolge il tutto.
L’umorismo legato al paradosso è il filo conduttore che regge (a stento, ripeto) l’intero volume. Un testo che, suppongo – visto l’argomento illustrato e il modo con cui è stato trattato –, aveva sicuramente mire più alte. O, almeno, a mio avviso, avrebbe potuto ambire a risultati superiori. In altre parole: l’idea è ottima, ma l’esito non è quello sperato.
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Sotto un cielo sempre azzurro merita comunque una lettura, se non altro per il coraggio di Vitali di trattare un argomento così delicato con ironia ed eccentricità; per i magnifici personaggi che lo popolano e per il bel racconto Sui matti non piove mai inserito in appendice.
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