Siria: tra guerra e saccheggi
La guerra è soprattutto distruzione. Di interi Paesi, di vite umane. E di opere artistiche. È quello che sta accadendo in Siria in questi mesi, dove interi siti archeologici sono stati completamente rasi al suolo e i musei saccheggiati: così, ai 90mila morti e ai 4 milioni di sfollati, si aggiunge un ulteriore sfregio a questa nazione già fin troppo sofferente.
Risale al 20 giugno scorso l'allarme lanciato dalle Nazioni Unite, volto a mettere in guardia contro la deturpazione del patrimonio siriano, un monito che, probabilmente, giunge ormai tardivo. L’esercito di Bashar al Assad e i ribelli sono ugualmente colpevoli dei danni: secondo alcuni informatori sparsi sul territorio, i dissidenti ricorrerebbero al contrabbando dei manufatti artistici per finanziare la propria battaglia, mentre da Damasco giungono permessi speciali per accordare il diritto di scavo a delle bande di saccheggiatori, in cambio del loro appoggio negli scontri.
Esiste già una lista dei danni: da una ventina di mosaici scomparsi raffiguranti l'Odissea di Omero, al sacco della “Pompei del deserto” (la città di Dura Europos, situata al confine con l'Iraq), passando per le scritte sui millenari muri del tempio romano a Bosra e il minareto della Moschea degli Omayyadi di Aleppo, patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco, raso al suolo dai colpi di mortaio.
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Di qualche settimana è la notizia che Francesco Rutelli e Paolo Matthiae, scrittore e archeologo, con l'appoggio dell'Unesco hanno avviato una campagna di sensibilizzazione per la salvaguardia del patrimonio siriano. «L’orrore per il dramma umanitario ha prevalso, ma non bisogna vergognarsi di denunciare anche quello che sta accadendo ai monumenti. Non sarebbe giusto. In Iraq c’erano i carabinieri a proteggere il patrimonio culturale, perché non deve accadere lo stesso per la Siria?» ha affermato Rutelli, come riportato su LaStampa.it.
Certo: di fronte alle morti, qualcuno potrebbe dire che l'ultimo pensiero del Paese è per i monumenti storici. Ed è pure giusto, niente vale di più di una vita umana. Ma è anche vero che il passato costituisce la memoria di un popolo, le radici delle sue tradizioni e della propria identità nazionale. Un Paese senza passato è un Paese senza futuro: e la Siria, in questo momento, di un futuro ha terribilmente bisogno.
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