“Sia lode ora a uomini di fama” di James Agee e Walker vans: un libro inclassificabile
Nel 1936, mentre gli Stati Uniti cercano faticosamente di uscire dalla Grande Depressione, che, sviluppandosi a seguito del crollo della borsa di Wall Street nel 1929, ha messo in ginocchio la loro economia, la rivista «Fortune» commissiona al fotografo Walker Evans e allo scrittore James Agee un reportage in Alabama: si tratta di uno degli Stati prevalentemente agricoli in cui la crisi economica, aggravata da un biennio di devastante siccità, ha ridotto in miseria la maggior parte dei coltivatori di cotone.
Giunti sul posto, i due si rendono conto che la realtà locale è talmente vasta e complessa da non poter essere descritta in un resoconto di poche pagine, come potrebbe essere pubblicato dalla rivista. Affascinati dal mondo che li circonda e dalle persone che incontrano, decidono di vivere per diverse settimane nelle case dei contadini, condividendo la vita poverissima di alcune famiglie e prendendo in tal modo atto delle loro difficoltà quotidiane.
Evans scatta centinaia d’immagini, mentre Agee riempie pagine su pagine di quello che, alla fine, risulterà un prodotto che la redazione di «Fortune» giudicherà del tutto impubblicabile, e che ancora oggi, a più di settant’anni dalla sua prima pubblicazione, avvenuta nel 1941con il titolo Sia lode ora a uomini di fama, non è facile da definire.
Di sicuro non è un banale reportage, ma non possiede nemmeno il rigore del saggio o dell’indagine sociologica, perché alle descrizioni oggettive degli ambienti e dei personaggi si mescolano in continuazione le riflessioni assolutamente personali dello scrittore, le manifestazioni di solidarietà, le invettive verso una società che ha ridotto in miseria una generazione di contadini, privandoli di un’esistenza dignitosa e soprattutto della speranza in un futuro migliore.
Il linguaggio usato da James Agee si colloca spesso in un punto a metà strada tra la prosa e la lirica: i toni sono quelli che possiamo trovare in molte pagine bibliche, nei drammi shakespeariani e nei grandi predicatori e moralisti della letteratura seicentesca inglese.
Come nota Furio Colombo nella bella introduzione che arricchisce la nuova edizione italiana de il Saggiatore, uscita nel 2012 a dieci anni di distanza dalla precedente, «[…] accade che il reportage si trasformi in una grande avventura morale. Ed è l’avventura a contenere il libro e non il contrario. Agee ed Evans hanno incontrato uomini (e donne e bambini) nella loro vita regolare e disperata. E invece di farne un bel ritratto ne hanno fatto una parte della loro stessa esistenza.[…] è forse la prima volta che un autore e un fotografo si ribellano “per serietà” contro i limiti del loro lavoro».
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Walker Evans, all’epoca già affermato fotografo, a differenza di Agee che era ancora agli inizi della carriera di giornalista, sceneggiatore di alcuni film famosi (La morte corre sul fiume, La regina d’Africa) e scrittore vincitore di un Premio Pulitzer, ci offre attraverso le sue immagini un capolavoro di fotografia sociale, facendo di questo libro, oltre al valore imperdibile del testo, una pietra miliare nella storia del linguaggio fotografico.
Curiosamente la prima edizione del 1941 passò quasi inosservata, vendendo appena alcune centinaia di copie, ma dal 1960, anno in cui una casa editrice americana si azzardò a ristamparlo e un critico del «New York Herald Tribune» ne scrisse un’entusiastica recensione, definendolo «il più famoso libro sconosciuto della letteratura contemporanea», Sia lode ora a uomini di fama è diventato un libro di culto per gli appassionati di fotografia e di storia.
Ad arricchire la nuova edizione italiana, oltre alla già citata introduzione di Furio Colombo, c’è anche un’interessantissima nota in cui il traduttore, Luca Fontana, al quale va il merito di aver reso in uno splendido italiano il complesso inglese di Agee, spiega al lettore i criteri seguiti nel corso del suo non facile lavoro.
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