Si scrive ventitre o ventitré?
Si scrive “ventitre” o “ventitré”? La seconda delle due, e qualcuno potrebbe pure dire che la cosa è ovvia. Se ci pensate non è così (perché non accentare anche “tre”, dunque?) e, per questo, vi proponiamo una riflessione un po' più articolata sulla questione. Sul Corriere.it leggiamo che “ventitré” dev'essere accentato perché «nella nostra lingua tutte le parole tronche in vocale, cioè terminanti con vocale accentata, dal bisillabo in poi, vanno sempre accentate». Questa è una regola grammaticale antichissima, già elaborata in italiano nel Cinquecento, che vale anche per parole come “viceré” (vice + re) o “poiché” (poi + che). In alcune occorrenze, l'accento funge anche da segno distintivo, come nel caso di “giacché” e “giacche”.
In generale, per le parole tronche, l'accento tonico sull'ultima sillaba deve sempre essere indicato con un segno paragrafematico, usato su una specifica lettera dell'alfabeto: l'accento può essere acuto (“poté”, “perché”) o grave (“caffè” “dormì”). Tornando al nostro “ventitré”, anche il noto linguista Aldo Gabrielli affermò che «tre, numerale cardinale, si scrive sempre senza l’accento; invece prendono sempre l’accento i suoi composti: ventitré, trentatré, quarantatré, centotré», aggiungendo anche «però, mille e tre, duemila e tre e simili, perché qui “tre” è usato come parola a sé stante».
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Come abbiamo detto, scrivere “ventitré” con l'accento è un'operazione praticamente automatica per tutti, o quasi. Ma alle volte è interessante scoprire il perché di una determinata grafia, in particolare in italiano, una lingua molto flessibile, dove le regole grammaticali non sempre vengono applicate alla lettera, soprattutto – e questo lo abbiamo già detto in passato – nel momento in cui il parlato condiziona lo scritto. Spesso la flessibilità linguistica regala un margine di errore ampio, per cui è possibile scegliere liberamente tra due forme di un termine (ricordate “menu” e “menù”?); in altri casi (come quello di oggi) la lingua è vincolata da regole abbastanza ferree. Quindi, non pensate mai di scrivere “ventitre”, ma solo “ventitré”.
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