Si scrive do o dò?
Il quesito di oggi riguarda la scrittura di “do” e “dò”. Il discorso pare complesso, mentre nella pratica l'enigma ha una soluzione molto semplice.
Qualcuno potrebbe essere tentato di scrivere “do” nel caso della nota musicale e “dò” in relazione al verbo “dare”. In realtà, sebbene diffusa nell'uso comune, la forma accentata “dò” non è corretta. Le grammatiche ci consigliano di scrivere il verbo senza l'accento, in quanto quest'ultimo potrebbe essere utile se sussistesse il rischio di confondere la nota musicale e il verbo “dare”: ma, dal momento che i due termini vengono utilizzati in contesti totalmente differenti, tale confusione non si verifica. Inoltre, l'uso di “do” nota musicale è davvero molto raro, o, almeno, più raro dell'uso di “do” come forma verbale: anche per questo una distinzione nella grafia è stata reputata inutile. Stesso discorso per “fa” nota musicale e “fa” terza persona singolare dell'indicativo di “fare” (invece, se aggiungiamo l'apostrofo, “fa'”, il verbo indica la seconda persona dell'imperativo): “fà” è considerata una grafia errata per lo stesso motivo di “dò” (i diversi contesti d'uso).
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Facciamo anche un altro ragionamento: se ci poniamo il problema di “do-dò” o “fa-fà”, perché non accentare pure “re” o “mi”? Anche qui siamo di fronte a omonimi e, anche in questo caso, utilizzati in ambiti distinti (“re” nota musicale e “re” il sovrano, “mi” nota musicale e “mi interessa la tua opinione”). A chi verrebbe in mente di scrivere “mì interessa la tua opinione”? Probabilmente a nessuno. Quindi, perché pensare che per “do” o “fa” valga un'altra regola?
Segnaliamo inoltre che, nell'uso letterario, l'impiego di “dò” è stato accettato in passato (in Treccani.it, per esempio, troviamo un passaggio da La coscienza di Zeno, «ti dò anche un altro bacio»). Tuttavia, anche se alcuni mantengono vivo l'utilizzo della forma accentata, noi consigliamo di scrivere sempre “do” e di preferirlo decisamente a “dò”.
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