Si può vincere il crimine con la cultura?
Si può vincere il crimine con la cultura? Si può tentare di azzerare l’accecante predominio mafioso con il semplice gesto di consentire a una città di fare, produrre, assorbire cultura? Sì, si può. Lo testimoniano le iniziative, i festival, le rassegne – non tantissime – che riescono a risollevare le sorti di alcuni comuni altrimenti in mano alle consorterie criminali.
Sarebbe bello e utile disegnare la geografia di questi posti, per consegnare all’Italia la guida – la mappa – dei luoghi della vittoria. Uno di questi è Bitonto, un grande comune in provincia di Bari, che da quattro anni sta provando a risorgere. Non nascondendosi dietro la retorica, la cittadinanza bitontina ha provato a scommettere su sé stessa isolando i clan, stigmatizzando i loro comportamenti, promuovendo investimenti economici e culturali dal chiaro sapore della legalità. E i risultati si vedono, perché questa città sta progressivamente rifiorendo.
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La reazione delle mafie non si è fatta attendere ma alle sparatorie la città ha risposto non con la serrata, ma con l’apertura di nuovi presidi culturali, di nuovi luoghi di aggregazione. Ora, non è scontato in una provincia a forte densità criminale come quella barese attivarsi in questa direzione. Ci vuole coraggio, ma anche una buona dose di cervello e tanta discrezione. E infatti pochi sono a conoscenza di questa lenta ma accurata operazione di bonifica.
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La città di Bitonto ha preferito agire nel silenzio, lontano dai proclami di chi spesso dice di muoversi contro le mafie per darsi un tono, per accumulare consensi. Forte di questa discrezione, la città ha stupito i criminali perché matura comportamenti più virtuosi che rivelano gli aspetti più devianti di quelli illegali.
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Non è stato necessario piazzare migliaia di videocamere, ma riempire le piazze, riaprire le agorà di cui si era impossessato il crimine, rimettere al centro degli spazi la parola, la vita, il civismo e l’economia sana e giovane. Poche cose? No, grandi cose. Le grandi cose della democrazia che riesce a piccoli passi a frantumare l’egemonia culturale mafiosa obbligandola a soggiornare in pochi, inespugnabili rioni. Si respira aria di libertà, adesso, a Bitonto, e numerosi festival culturali nazionali si stanno trasferendo lì: perché la cultura chiama cultura, la legalità attrae altra legalità. È un circolo virtuoso, un tentativo che può assurgere a modello per un possibile riscatto nazionale. E allora sì, si può battere il crimine con la cultura. E si può fare economia e produrre tanto lavoro.
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