Shoja Azari: tra Occidente e Medio Oriente
Si fa tanto parlare di società, e di pervasività, delle immagini. Il potere di ciò che viene proposto ai nostri occhi, per essere “consumato”, nonché il valore che la nostra immagine assume, sono snodi centrali della circolazione delle informazioni dopo il Duemila.
Con uno stile tutto suo, di grande riconoscibilità, un po’ vintage, un po’ tech, l’artista iraniano Shoja Azari mette assieme antico e moderno, mitologia e tempo presente, pittura e video. Di grande fruttuosità è stata la collaborazione sin dal 1997, tra Azari e Shirin Neshat, anch’ella piuttosto attenta al complesso rapporto tra arte e società; ed entrambi sempre in bilico tra Occidente e Medio Oriente, anche dal punto di vista degli spostamenti geografici, che li vedono muoversi tra la terra natìa e gli Stati Uniti, New York in particolare.
Nell’ultima mostra di Shoja Azari, Fake – Idyllic Life, le linee di tensione di cui sopra vengono a compimento, sovrapponendosi, strato dopo strato, e restituendo la grande complessità, visiva e percettiva, che l’incontro tra più culture e più tradizioni porta con sé.
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Le “fonti” spaziano dalla storia dell’arte propriamente detta, all’estrema contemporaneità, rappresentata soprattutto da fotogrammi “catturati” da YouTube. Il risultato è quantomeno straniante: il gusto per la miniatura si intreccia al dettaglio anatomico, paesaggi quasi arcadici vanno a braccetto col kitsch.
In tutto ciò, il rapporto a cui si accennava, tra Occidente e Medio Oriente, e nello specifico la visione che ciascuno dei due ha dell’altro, non sono problematiche risolte, né un artista come Shoja Azari ha la presunzione di “deciderle” una volta per tutte.
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