Shakespeare immortale. “Romeo and Juliet (are dead)” di Laura Pasetti
Laura Pasetti e i Charioteer Theatre tornano al Piccolo Teatro di Milano in una nuova e brillante riscrittura shakespeariana rivolta, soprattutto, agli adolescenti e ai più giovani. Romeo and Juliet (are dead) è una felice commistione di tradizione e modernità, lingua inglese e lingua italiana, didattica e intrattenimento. Scritto e diretto da Laura Pasetti, lo spettacolo sancisce ulteriormente il sodalizio che lega Charioteer, Piccolo Teatro e Teatro d’Europa nell’intento di promuovere e rendere accessibili i Classici per il pubblico di ogni età, estrazione sociale e culturale. Romeo and Juliet (are dead) è, ormai, sold out a Milano da diversi giorni (vi rimarrà sino al 15 febbraio), ma è pronto a partire per un tour che interesserà diverse città della nostra penisola, tra Cremona, Parma, Genova e Roma. Quindi non avete scuse.
Romeo and Juliet è certamente uno dei drammi più noti, non solo di William Shakespeare, ma della drammaturgia universale. Composto intorno al 1596, la storia dei due adolescenti sfortunati era famosa già in epoca elisabettiana, ma è Shakespeare a darle nuova vitalità, introducendo il personaggio di Mercuzio, migliore amico di Romeo e dal destino non meno tragico. Ma cos’ha ancora da raccontarci Shakespeare dopo più di quattrocento anni? Perché mai un adolescente di oggi dovrebbe identificarsi con Romeo, Giulietta o persino Mercuzio? E, soprattutto, chi lo vorrebbe? Chi vorrebbe mai trovare il vero amore, sposarsi e farla finita dopo quasi una settimana?
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Queste domande sono il punto di partenza da cui prende vita questa originale riscrittura e in cui troviamo due arrabbiatissimi Romeo e Juliet – interpretati dai talentuosi William Davies e Zoe Greenfield – decisi a ribellarsi al loro autore, il padre del loro drammatico destino e a riscrivere la loro storia. Nei panni di Mercuzio, inoltre, troviamo un camaleontico Harry Kearton, abilissimo nel ruolo e nello sdoppiarsi negli altri due personaggi centrali nella tragedia: la Balia e Frate Lorenzo. Tutto, ovviamente, in chiave squisitamente pop. Ecco che, dunque, troviamo una Balia dal pellicciotto rosa fluo e con i rollerblades e un Frate che ricorda quasi un cantante trap. Tra prologhi in versione rap e balli in maschera al ritmo di techno, tutto funziona alla perfezione. Lo capiamo immediatamente dalle espressioni estasiate dei giovanissimi spettatori in sala.
Non sono molti gli elementi scenografici in scena, ma va benissimo così. Una grossa lapide con incisi i nomi di Romeo e Juliet, che all’occorrenza funge da letto, da podio e da rampa, tre valige piene di maschere, accessori e costumi di scena “originali” rinascimentali. Un fondale luminoso e colorato, che alterna il giallo del giorno al blu della notte, incornicia la scena. Il resto è lasciato all’immaginazione del pubblico a cui è richiesta una partecipazione attiva oltre che immaginativa: fin dai primi momenti, infatti, il pubblico viene coinvolto nella messa in scena sia fisicamente – come nella suggestiva scena delle nozze tra Romeo e Juliet, dove, sulle note di Perfect di Ed Sheeran, i telefoni illuminati dei ragazzi del pubblico contribuiscono a creare l’atmosfera adatta all’evento – sia simbolicamente, quando gli attori prendono in prestito oggetti dagli spettatori. La quarta parete non è, quindi, solo disintegrata: non esiste proprio.
La parola è al centro della scena. Laura Pasetti regala una nuova vita al testo shakespeariano mettendone in luce le tematiche principali e che più si appellano ai ragazzi in età adolescenziale e alle loro famiglie. Romeo and Juliet non è la solita banale, scontata (seppur tragica) storia d’amore. L’amore, semmai, è un tema secondario. Romeo and Juliet è un dramma che ha come nucleo tematico principale quello della scelta: i protagonisti scelgono di amare invece che di odiare, mettendo in scacco le rispettive famiglie e il mondo degli adulti, in generale, che in questa play fa davvero una pessima figura. L’amore – come ricorda Pasetti nel cartellone dello spettacolo – è l’unico sentimento innato che abbiamo, mentre l’odio ci viene insegnato dall’esterno. «Love is not taught, but you must choose it», diranno a un certo punto gli attori in scena. Romeo and Juliet (are dead) ci spiega, ancora una volta, come i ragazzi, siano spesso un passo avanti rispetto agli adulti.
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È impossibile, perciò, non farsi coinvolgere e non riuscire ad apprezzare quei versi divenuti ormai immortali, ma che a volte non sono ben chiari e che, troppo spesso, citiamo a sproposito nelle didascalie delle foto sui social – come ricorda un’amareggiata Juliet. Ecco che, allora, lo studio e la fruizione di un autore fondamentale come Shakespeare diventa interattivo, più fluido ed è davvero in grado di raggiungere tutti quanti. Shakespeare, in fondo, non era uno sprovveduto e sono proprio questo genere di spettacoli a dimostrarlo: Romeo and Juliet (are dead) è uno straordinario esempio di come, nonostante gli stravolgimenti, i tagli, le riscritture, le traduzioni e gli adattamenti le opere del Bardo non smetteranno mai di rapirci il cuore e farci guardare alla realtà con occhi diversi.
Piccolo Teatro Studio Melato
dal 4 al 15 febbraio 2020
Romeo & Juliet (are dead)
da William Shakespeare
scritto e diretto da Laura Pasetti
assistente alla regia e movimenti di scena Ermanno Pingitore
luci Manuel Frenda
musiche originali per la scena del duello Yann McAuley
con William Davies, Zoe Greenfield, Harry Kearton
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Charioteer Theatre
spettacolo in italiano e in inglese
dai 12 anni
Per la prima foto, copyright Masiar Pasquali. La fonte è qui.
Per la seconda foto, copyright Roberto Ricciuti. La fonte è qui.
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