Separazione emotiva e geografica in “Divorzio di velluto” di Jana Karšaiová
Divorzio di velluto è il romanzo d’esordio di Jana Karšaiová, nativa di Bratislava, autodidatta nello studio dell’italiano, che ha vissuto a Praga, a Ostia, a Verona dove ha lavorato come attrice.La sua opera prima, edita da Feltrinelli, è un viaggio tra presente e passato scatenato dal ritorno della protagonista nel suo Paese di nascita in occasione del Natale: la Slovacchia.
Da subito l’arrivo in quello che dovrebbe essere luogo di pace e protezione si rivela complesso e carico di tensioni. Le ragioni sono sempre le stesse: la madre della protagonista è tormentata dalla sua solita frustrazione emotiva e personale, mentre il marito, nonché padre, ha il solito vizio che lo porta all’eccesso: bere. I genitori della protagonista sono due caratteri diversi, anzi agli antipodi ma, nonostante questo, restano assieme. L’altra figlia, la sorella di Katarìna, quella che è un po’ la “pecora nera” della famiglia, invece è da tempo lontana, negli Stati Uniti d’America, dai quali non manda quasi mai notizie, lasciando i familiari all’oscuro di tutto. Il fratello invece c’è, e assiste al ritorno della sorella, osservando attentamente il suo modo di fare e prestando attenzione a chi non si è presentato con lei.
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Katarìna, slovacca, ha sposato Eugen, ceco. Lei lo ha voluto per cercare di recidere i legami con il mondo delle sue origini, mentre lui si è sposato per sfuggire alle oppressioni del padre, ma le cose non sempre vanno come si spera e Katarìna, torna a casa – sola – per le feste di Natale. Katarìna prova a trovare una piccola pace, però sarà molto difficile riuscirci, visto che tutti hanno notato la mancanza di Eugen e cercano di capire il perché di questa assenza. Katarìna farà il possibile per evitare spiegazioni, perché sa che sarebbe difficile parlarne, ed è consapevole del fatto che sua madre non ha mai visto di buon occhio la loro unione, ritenuta troppo affrettata e avventata.
Il viaggio a casa di Katarìna è quindi un tentativo di tornare in quel mondo dove è nata e cresciuta nella speranza di ritrovare nelle persone che sono la sua dimensione familiare un po’ di tranquillitàe invece ci saranno molte incomprensioni e tensioni che graveranno sulla giovane. Katarìna allora cerca un po’ di evasione, ha bisogno di serenità e la sua salvezza sono le compagne di università, tra le quali Viera, che si è trasferita in Italia grazie a una borsa di studio e lì ha avuto una relazione d’amore intensa che però ha lasciato in lei qualche ferita. Questo incontro, scatena un salto nel passato, ma anche un ritrovare legami che si credevano perduti e una complice affinità con l’amica di sempre che racconterà la sua esperienza italiana.
Divorzio di velluto di Karšaiová ha una trama che coinvolge e porta il lettore a voler capire e comprender i fatti narrati. Questo è resto possibile anche dalla definizione psicologica dei personaggi, dai quali emergono le fragilità umane e i tormenti che rendono Katarìna e i suoi comprimari simili ai lettori.
Leggendo attentamente la storia della protagonista ci si rende conto che grazie al muoversi tra passato e presente, Katarìna ci racconta come è stato crescere (ma anche per l’autrice nata a Bratislava) in Cecoslovacchia ai tempi del comunismo, per giungere poi al concetto di divisione. Nel libro infatti si percepisce un senso di separazione, di dissociazione, rappresentato da Katarìna lontana dai i genitori così diversi da lei; dagli suoceri che la trattano sempre con distacco e dal marito che si è preso una pausa e non vuole farsi trovare:
«Ho provato a chiamarlo ma non rispondeva. Ho preso le chiavi e il giubbotto e sono uscita. In ascensore mi sono vista nello specchio, avevo due occhi... erano enormi. Non ci credevo. Sono andata al Riegrovy Sady, il parco dove passavamo le serate estive sdraiati sull’erba con una birra a guardare le torri di Praga che sbucano da sotto la collina. Niente.»
La rottura è tratto comune anche nella vicenda personale di Viera, ed è nel racconto dell’amica che vengono presi in considerazione temi molto delicati e attuali come lo spaesamento e le difficoltà del processo di integrazione di chi emigra, spesso e volentieri guardato con sospetto, e le difficoltà della convivenza e del confronto tra culture diverse. Una sofferenza che Katarìna comprende bene e che la riconduce al marito Eugen e a quel biglietto trovato sul tavolo della cucina che ha innescato la frantumazione della loro relazione.
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In questo allontanamento sperimentato dalla protagonista riverbera un po’ il destino della Cecoslovacchia e quella scissione (definita Rivoluzione di velluto) avvenuta nel suo Paese di origine, quando ad un certo punto, nel 1992, una decisione del parlamento federale, a lungo discussa, portò la Cecoslovacchia a una suddivisione con, da una parte la Repubblica Ceca e, dall’altra, la Slovacchia.
Sulla scia di queste associazioni durante la lettura si crea il parallelismo tra gli eventi della Rivoluzione di velluto, relativa allo smembramento in due della Cecoslovacchia in due entità autonome e al primo romanzo di Jana Karšaiová Divorzio di velluto, dove le vite dei protagonisti si intrecciano ai fatti storici associabili a quel lento e costante processo di allontanamento tra due entità sempre più differenti tra loro, ormai del tutto inconciliabili e spinte alla ricerca di una propria identità, tutta da ricostruire dopo le esperienze vissute.
Per la prima foto, copyright: Jen Theodore su Unsplash.
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