Scuole di lettura: I Piccoli Maestri e gli ombrelli rotti
Cominciamo dalla pioggia. Fitta e pesante, ci ronza tutt’intorno, non è fatta d’acqua ma di pensieri che nessuno vorrebbe incontrare. È notte. In uno studio ci sono due ragazzi, uno è alla scrivania e sta leggendo: una lista. L’altro è steso su un divano in penombra, con un libro aperto sul petto. Il ronzio aumenta e bisogna parlare. La lista è di persone da giustiziare, siamo nel 1943 e una parte dell’Italia è pronta a fare giustizia dei fascisti e di tutti coloro che li hanno appoggiati. Tutto sembra scontato, necessario e quindi giusto (come ci ricorda Erika Mann spesso «giustizia è ciò che serve alla nostra causa»). Chi ha scelto il fascismo deve morire, tanto che anche Marietto, uno dei personaggi del romanzo I Piccoli Maestri di Meneghello (e poi del film omonimo che Daniele Lucchetti ha realizzato nel 1997) ha già stilato la sua brava lista ed essendo persona di buon cuore s’interroga sui familiari dei collaborazionisti. Lasciarli vivi vorrebbe dire lasciarli sofferenti, meglio ucciderli, almeno quelli di primo grado, lasciando a quelli di secondo grado la possibilità di fare domanda per essere altrettanto “umanitariamente” fucilati. È qui che il compagno interviene e sposta, solo per un attimo, il cammino rettilineo dei pensieri di Marietto. È davvero l’unica scelta possibile. Non converrebbe intanto fucilarli con la penna, depennandoli dalla lista? Uno dei pensieri che batteva sulle finestre dello studio insieme alla pioggia si è rotto e dentro c’era anche qualche dubbio, per fortuna.
Nel viaggio fra le scuole di lettura che abbiamo intrapreso, il dubbio è nostro compagno, atteso e imitato. È quello che il lettore va cercando, mentre si muove fra le pagine di un libro ed è per quello che alla fine ricorderà quell’esperienza, anche e soprattutto se non era proprio quello il dubbio che desiderava incontrare all’inizio del suo viaggio. Di dubbi l’associazione di cui vi parleremo oggi, che prende il nome proprio dal romanzo di Meneghello (Piccoli Maestri), spera di offrirne molti alle giovani orecchie di chi incontrerà i suoi messaggeri. Scrittori che vanno gratuitamente nelle scuole (dalle elementari alle superiori) a raccontare agli studenti il loro modo di viaggiare fra i libri. C’è chi preferisce l’oceano e le sue lotte ed è sicuro che un libro ne possa contenere almeno un paio. C’è chi pensa che, prima di affrontare il libro giusto, serva munirsi di un potente amuleto per evitare di inciampare nelle soluzioni troppo ovvie; c’è chi di libri ne propone più di uno perché non bastano mai. Si sa, gli scrittori sono sempre lì ad armeggiare con le loro realtà parallele e non si accontentano della prima versione della vita che viene loro incontro. Insomma sono degli adulti che non hanno rinunciato a guardare con inquieto stupore ciò che li circonda e non l’hanno fatto proprio perché accaniti lettori. La lettura diventa un vaccino da quel pensiero rettilineo e spesso pericoloso in cui si muoveva Marietto all’inizio del nostro post. Un vaccino di cui i ragazzi che abitano le nostre scuole avranno molto bisogno in futuro.
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Dopo più di due anni di attività Piccoli Maestri, nata da un’idea di Elena Stancanelli, può contare su una settantina di autori pronti a muoversi fra le scuole di Roma, Torino, Venezia, Benevento con l’obiettivo di conquistare tutta l’Italia. A tenere insieme domanda (scuole pronte a ospitare un incontro) e offerta (autori disponibili a offrire la loro esperienza) c’è un sistema fatto di volontari, tra cui va ricordato Federico Cerminara, che, fra una telefonata con un preside, una mail a uno scrittore, l’aggiornamento del blog dell’associazione, ci racconta come dai pochi incontri del 2011, oggi Piccoli Maestri organizza cento incontri all’anno e le richieste aumentano. Federico Platania, uno dei settanta autori coinvolti nel progetto, ci trasmette subito il suo entusiasmo. Ci parla del suo primo incontro con i ragazzi in un liceo romano, come supplente di un altro autore, su un libro scelto da un altro autore: Il Castello di Kafka. La sfida è catturare l’attenzione di un gruppo di ragazzi agli occhi dei quali potresti apparire solo un altro tassello dell’ingranaggio scolastico, testimoni di un Dio, la letteratura, che per loro è solo una materia come tante. E allora, ci dice Platania, non si parla di letteratura con i ragazzi, ma di storie e soprattutto della bellezza che in esse si nasconde. «Se riusciamo a fargli assaporare la bellezza, almeno una volta durante il nostro incontro, sarà difficile poi per loro farne a meno.» Lo scrittore diventa piccolo maestro e nel farlo deve rinunciare a molto del suo naturale ego, diventando una lente d’ingrandimento che offre ai ragazzi che ha di fronte diversi punti di vista sulla stessa storia. Così arriveranno le domande e molte, inattese, persino da chi ha fatto finta di ascoltare la musica per metà dell’incontro, protetto dalla sua pod-sfera. A dimostrazione che la passione e la necessità del dubbio è lì che batte alle nostre finestre, insieme alla pioggia, basta solo avere uno scrittore a portata di mano che ci rompa tutti gli ombrelli.
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