Scrittura creativa – Cosa fanno i personaggi?
Eccoci qua, per parlare ancora di scrittura creativa e riprendere il nostro discorso sui personaggi. La scorsa settimana abbiamo parlato del “chi sono” i personaggi e come costruirli in maniera efficace. Oggi diremo “cosa fanno”, ovvero quali sono gli elementi fondamentali delle loro azioni e motivazioni.
Alcuni filosofi sostengono che l’esistenza umana è quantificabile come somma totale delle sue azioni. La vita, pertanto, si misura con quel che realizziamo. Vale lo stesso anche per i personaggi. «La vita è azione», afferma Aristotele. Il suo fine è, pertanto, una modalità d’azione non una qualità. La qualità, per uno scrittore, potrebbe rivelarsi intrigante per rappresentare lo scarto che c’è tra il pensiero e l’azione di un personaggio. Come se quel personaggio che avete in testa rivelasse determinate potenzialità che, tradotte in azioni sulla carta, confermano le sue caratteristiche, o le precisano in modo parziale; oppure si pongono in aperto contrasto con quelle premesse. I motivi e le cause del realizzarsi di queste eventualità sta a voi raccontarli.
Il personaggio è il motore del racconto, insomma, e la potenza di questo motore si esprime attraverso le azioni. Se ci riflettete, un racconto o un romanzo presentano una serie di azioni. L’azione è il personaggio, o meglio la rosa dei personaggi. Nei laboratori di scrittura creativa che tengo, così come mi è stato insegnato, tendo sempre a ribadire il concetto che uno scrittore è tenuto a mostrare, non a descrivere (non descrivere troppo, almeno). Questa è la tendenza dominante; nelle scuole di sceneggiatura americane si dice: «Show, don’t tell!» [Mostra, non dire!]. Un individuo è quel che fa, non è un’ipotesi né, tantomeno, quel che dice di essere.
In realtà la problematica, voi lo sapete, è molto più complessa. Potreste obiettare che esistono scritture colme di descrizioni magistrali, di sguardi privilegiati, di approfondimenti psicologici che hanno fatto scuola. D’accordo, sottoscrivo. È però opportuno precisare che il mondo si è radicalmente trasformato rispetto ai grandi romanzi classici dell’Ottocento e del Novecento. Chi scriverebbe, oggi, come il Victor Hugo de I miserabili (1862), o il Thomas Mann de I Buddenbrook (1901); e ancora il Proust di Alla ricerca del tempo perduto (1913-1927)? La visione degli scrittori contemporanei, il loro bagaglio culturale e il loro senso estetico sono molto diversi e oggi come oggi ci si concentra sull’azione. La scrittura, per certi aspetti, rivela in questo senso molte più parentele con le espressioni “limitrofe”: il fumetto o il cinema. L’uomo contemporaneo dispone di un tale bagaglio di immagini che risulta controproducente rallentare il ritmo della prosa con descrizioni superflue, già acquisite, laddove è più efficace una didascalia o evocare un contesto o un fondale con poche parole. Il nostro è un mondo frenetico, dove tutto scorre a gran velocità, dove ci si sposta più velocemente, dove le informazioni sono più capillari e puntuali, anche grazie al web, e raggiungibili ai più. L’azione rivela; dalle azioni dei personaggi che incontriamo come lettori di narrativa possiamo desumere tanto, forse tutto.
Ma quali sono gli elementi fondamentali che dobbiamo imparare a padroneggiare per rendere credibile un personaggio, per conoscere prima noi, come scrittori, quel “che fanno” i nostri personaggi?Il metodo che vi propongo, quando vi ponete di fronte alla questione cruciale di far agire un personaggio, è di tenere conto di questi aspetti:
- Esigenze drammatiche. Potremmo anche chiamarle “motivazioni”, per semplicità. Sono gli obiettivi/mete/esigenze che il personaggio vuole soddisfare, guadagnare, vincere, avere o conquistare nel corso della storia. Vi ricorderete certamente il bel film campione d’incassi Rocky (1976), scritto e interpretato da Sylvester Stallone. «In fondo chi se ne frega se perdo questo incontro, non mi frega niente neanche se mi spacca la testa, perché l’unica cosa che voglio è resistere, nessuno è mai riuscito a resistere con Creed; se io riesco a reggere la distanza e se quando suona l’ultimo gong sono ancora in piedi, io saprò per la prima volta in vita mia che non sono soltanto un bullo di periferia». Vi ho citato per intero quel che dice Rocky Balboa perché in queste poche frasi sono delineate le esigenze drammatiche del personaggio. A Rocky si presenta l’occasione di una vita: combattere col campione dei pesi massimi Apollo Creed. Ce la metterà tutta; per lui non è solo passione per il pugilato, ma un tenace desiderio di riscatto personale e sociale.
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- Punto di vista. È il modo in cui un personaggio guarda al mondo. Un buon personaggio esprimerà sempre un punto di vista determinato. C’è chi è favorevole alla guerra, chi è contrario; chi vota a sinistra e chi a destra; chi è vegetariano e chi è carnivoro; chi è riflessivo, chi impulsivo e via discorrendo. Se un vostro personaggio è un maniaco sessuale, esprimerà un punto di vista peculiare rispetto al sesso: ne è ossessionato. Non chiedetevi perché: raccontate cosa fa, chi molesta, perché non ha relazioni affettivamente stabili. In seguito, magari con un bel flash-back, potreste narrare alcuni eventi del suo passato, “mostrando” al lettore dei possibili motivi per i quali oggi è quel che è.
- Cambiamento. Il vostro personaggio subisce una trasformazione nel corso della storia? In questo caso che tipo di trasformazione? Pensate a La coscienza di Zeno (1923) di Italo Svevo. Lo psichiatra di Zeno Cosini pubblica i diari del suo paziente, che si è volutamente sottratto alla terapia psicanalitica. Forse non è cambiato, Zeno, o forse è più consapevole di sé dopo quel che gli è capitato. Pensate al Raskol’nikov di Delitto e castigo (1866) di Dostoevskij: come cambia e finisce per espiare il terribile crimine che ha commesso? Ho un’altra bella domanda per voi: avete letto qualche racconto di Raymond Carver? Pensate che i suoi personaggi cambino nel corso delle storie in cui sono invischiati? La risposta è: no. Molti dei suoi personaggi sono “statici”, non riescono a fare tesoro delle esperienze che vivono. Carver ha inteso ritrarre così alcuni personaggi appartenenti a un certo gruppo sociale: proletari della provincia americana, dalla dubbia morale; disillusi che “si lasciano vivere”, dediti a vizi come il bere, il gioco eccetera.
- Atteggiamento. Conoscere l’atteggiamento del vostro personaggio vi permette di dargli spessore. Può essere un atteggiamento positivo o negativo, felice o triste, forte o debole, subordinato o autoritario, duro o malleabile, discreto o invadente, coraggioso o vile. L’io narrante dei racconti e dei romanzi di Charles Bukowski (ch’è una sorta di alter-ego dell’autore, e sovente potremmo definirlo un autore implicito) ha uno sguardo cinico e, spesso, sprezzante nei confronti della vita e degli altri personaggi coi quali entra in relazione. Il personaggio di Alvy Singer in Io e Annie (1977) di Woody Allen è uno scettico, ma rivela pure un atteggiamento ironico e molto intellettuale.
Se definite bene questi quattro elementi che vi ho descritto avete gli strumenti che vi servono per costruire un buon personaggio. Talvolta ci potranno essere delle sovrapposizioni: le esigenze drammatiche porteranno a un cambiamento; un punto di vista sfumerà nell’atteggiamento, che muterà col variare delle esigenze drammatiche. Insomma, non sempre avrete tutto così ben distinto; il vostro personaggio sarà un amalgama di questi singoli ingredienti.
Mi congedo con un esercizio. Abbozzate il vostro personaggio: cucitegli addosso una biografia, così come vi ho spiegato la volta scorsa. Prendete spunto, magari, da un tizio che conoscete e vi ha colpito. Il nonno ex-partigiano, l’amico iperattivo, il capoufficio rompino, vostra moglie, vostro marito, la vostra amante, il vostro amante, il tipo del call center che vi molesta al telefono con l’offerta del secolo, un agente immobiliare, un prete, il vostro dentista. Scrivetelo, definitelo. Provate a metterlo in relazione con altri personaggi, magari meno caratterizzati ma funzionali a quel che potrebbe accadere. E ora? È una bella domanda. Non preoccupatevi, una domanda tira l’altra. Chiedetevi ancora: «Cosa fanno i miei personaggi?». Buona scrittura creativa e a presto.
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