Scrittori da (ri)scoprire – Umberto Eco
Umberto Eco (Alessandria, 1932 – Milano, 2016) è stato semiologo, filosofo, medievista, autore televisivo, giornalista e curatore editoriale, tuttavia viene ricordato dal grande pubblico soprattutto come scrittore e autore di alcuni romanzi di largo successo.
Nasce ad Alessandria in una famiglia della piccola borghesia – il padre era un impiegato delle ferrovie –, studia al liceo classico e s’impegna presto nella Gioventù Studentesca cattolica, anche se, arrivato a laurearsi in filosofia a Torino con una tesi su San Tommaso d’Aquino, in seguito racconterà di aver perso la fede e di essersi allontanato dal mondo cattolico proprio per colpa degli studi sul santo filosofo.
Nel 1954 vince un concorso che lo fa entrare alla RAI e partecipa alla grande opera di svecchiamento dell’ente radiotelevisivo, ancora gestito in gran parte da dirigenti formatisi negli anni dell’EIAR sotto il regime fascista, insieme ad altri giovani destinati alla notorietà: Furio Colombo, Gianni Vattimo, Angelo Guglielmi. La cultura di massa, il ruolo dei media e il mondo dello spettacolo diventano temi da analizzare e su cui scrivere numerosi saggi nel corso degli anni successivi, come il Diario minimo (1963), che contiene tra l’altro il famosissimo brano intitolato Fenomenologia di Mike Bongiorno, e Apocalittici e integrati (1964).
Negli stessi anni Eco inizia una brillante carriera accademica che lo porta a tenere corsi in varie università, fino a ottenere la cattedra di Semiotica nel 1975 all’Università di Bologna, dove quattro anni prima era stato tra i fondatori del corso di laurea DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), destinato a diventare un modello per diverse altre università.
Condirettore editoriale della casa editrice Bompiani dal 1959 al 1975, Eco è tra gli animatori del celebre Gruppo ’63, di cui esprime le idee nel saggio di larga risonanza Opera aperta (1962) e in quegli anni si distingue per feroci critiche ad autori molto popolari come Carlo Cassola o Giorgio Bassani. Nello stesso periodo approfondisce gli studi di semiotica e pubblica saggi fondamentali come La struttura assente (1968) e il Trattato di Semiotica generale (1975), divenuto un grande classico fra i testi universitari.
È solo nel 1980 che Eco, dopo aver pubblicato numerosissimi saggi, approda alla narrativa con Il nome della rosa, un giallo ambientato nel Medioevo che riscuote un successo strepitoso nonostante affronti temi impegnativi dal punto di vista storico e filosofico e sia ricco di riferimenti colti. Il libro vende decine di milioni di copie, viene tradotto in quarantacinque paesi e vince il Premio Strega del 1981, oltre a numerosi altri riconoscimenti. Il regista francese Jean-Jacques Annaud nel 1986 ne ricava un film interpretato da Sean Connery e Christian Slater, mentre nel 2019 Giacomo Battiato gira l’omonima serie televisiva con John Turturro e Rupert Everett.
Sorpreso dal suo stesso successo, da quel momento Eco, che oltre a pubblicare scritti accademici svolgeva anche un’intensa attività giornalistica collaborando a numerosi giornali, inizia una nuova, brillante carriera di romanziere.
Il pendolo di Foucault (1988) si svolge ai giorni nostri ma affronta temi storici per analizzare, e spesso parodiare, le teorie del complotto, mentre L’isola del giorno prima (1994) è una storia di navigazione ambientata nel diciassettesimo secolo, ricca di implicazioni filosofiche. Baudolino (2000) è invece un romanzo tra il picaresco e il giallo storico, La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), illustrato, rende omaggio al mondo del fumetto e Il cimitero di Praga (2010) in cui un protagonista inventato si muove tra una folla di personaggi realmente esistiti attraverso molti eventi del XIX secolo.
Nessuno di questi romanzi, per quanto apprezzati dal pubblico, riesce comunque a eguagliare il successo de Il nome della rosa.
Numero zero (2015) è l’ultimo romanzo di Eco, di ambientazione contemporanea, ed esprime una critica feroce al mondo dell’informazione e alla distorsione della verità come pratica diffusa al suo interno. Sono celebri anche le pesanti critiche rivolte nello stesso periodo dallo scrittore a certe degenerazioni di Internet, tra cui la frase ampiamente citata i social media danno diritto di parola a legioni d’imbecilli.
Nello stesso anno 2015 Umberto Eco fonda con Elisabetta Sgarbi e altri autori la casa editrice La Nave di Teseo, in aperta polemica con l’acquisizione della “sua” Bompiani da parte del Gruppo Mondadori, ma già colpito da un tumore si spegne a Milano pochi mesi dopo, all’inizio del 2016. La sua sterminata biblioteca è stata donata in parte all’Università di Bologna, a cui sono andati i testi recenti, e in parte alla Braidense di Milano che ha ricevuto i volumi antichi e che ha ricostruito in uno dei suoi locali lo studio dello scrittore.
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