Scrittori da (ri)scoprire – Raffaele La Capria
Scomparso pochi giorni fa, Raffaele La Capria (Napoli, 1922 – Roma, 2022) avrebbe compiuto cento anni il prossimo ottobre: la sua esperienza di scrittore e saggista abbraccia tutta la seconda metà del Novecento letterario italiano e l’inizio del terzo millennio.
Nasce a Napoli in una famiglia benestante e si laurea in giurisprudenza subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Trascorre alcuni periodi di studio all’estero, quindi si stabilisce a Roma nel 1950. Qui inizia a lavorare come traduttore, sceneggiatore e giornalista culturale, esordendo nella narrativa nel 1952 con il romanzo Un giorno d’impazienza: il protagonista, un giovane napoletano, si prepara all’incontro con una ragazza da cui si aspetta molto, ma al termine della giornata in cui è racchiusa la vicenda si ritroverà al punto di partenza. Il romanzo sarà riscritto quasi completamente e ripubblicato dall’autore più di vent’anni dopo, nel 1976.
Passano nove anni prima che La Capria torni alla narrativa con Ferito a morte (1961), forse il suo libro di maggior successo, in cui racconta la giornata inconcludente di un gruppetto di ragazzi napoletani della buona borghesia, che ricordano molto i “vitelloni” di felliniana memoria e si muovono in vari luoghi della città alla vigilia della partenza di Massimo, un membro del gruppo che si trasferisce a Roma. Nell’epilogo, che si svolge sei anni dopo, un nuovo incontro di Massimo con gli amici di un tempo ne mostrerà l’inconcludenza e i molteplici fallimenti.
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Il romanzo viene accolto con molto favore e vince il Premio Strega. La sera della premiazione La Capria incontra l’attrice Ilaria Occhini, grande interprete teatrale e cinematografica, che sposa nel 1966 e alla quale rimane legato per tutta la vita, fino alla scomparsa di lei nel 2019.
Il cinema impegna La Capria in numerose sceneggiature di film famosi, come Le mani sulla città (1963), Uomini contro (1970) e Cristo si è fermato a Eboli (1979, dal romanzo di Carlo Levi) di Francesco Rosi, oltre a opere di Luigi Comencini, Giuseppe Patroni Griffi e Lina Wertmüller.
Amore e Psiche (1973), storia tormentata di uno scrittore che vive nella Roma turbolenta dei primi anni Settanta, fra cortei e manifestazioni politiche, contiene molti elementi tipici delle avanguardie letterarie, ma nonostante arrivi in finale al Premio Campiello è considerato in qualche modo poco riuscito dallo stesso La Capria, che ne fa almeno tre versioni e lo ripubblica poi con molte modifiche, insieme a Un giorno d’impazienza e Ferito a morte, sotto il titolo Tre romanzi di una giornata (1982).
Negli anni successivi lo scrittore, oltre a lavorare stabilmente per la Rai, collabora a diversi giornali, tra cui il Corriere della Sera, e inizia a dedicarsi alla saggistica, soprattutto letteraria ma anche di impegno civile, come nei numerosi articoli che scrive sui problemi di Napoli e di Roma, le due città della sua vita.
Colapesce (1974) è un testo per ragazzi scritto per la figlia Alexandra, mentre Fiori giapponesi (1978), La neve del Vesuvio (1988) e Napolitan graffiti. Come eravamo (1998) sono raccolte di racconti. Per quanto lo scrittore abbia trascorso la maggior parte della propria esistenza a Roma, Napoli rimane la sua maggiore fonte d’ispirazione, insieme al mare, che si fa spesso protagonista dei suoi racconti attraverso luoghi magici come Ischia o Positano.
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L’estro quotidiano (2005), raccolta di racconti autobiografici, vince il Premio Viareggio. Seguono il romanzo epistolare L’amorosa inchiesta (2006) e A cuore aperto (2009), resoconto di una convalescenza dopo un’impegnativa operazione cardiaca che suscita nello scrittore riflessioni filosofiche e recupero di ricordi personali.
Mondadori dedica ben due edizioni dei Meridiani, nel 2003 e poi nel 2015 a La Capria, che attivo e lucido ben oltre i novant’anni continua fino all’ultimo a scrivere e a pubblicare saggi e racconti, spegnendosi a Roma il 26 giugno 2022.
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