Scrittori da (ri)scoprire – Italo Calvino
Considerato uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento, Italo Calvino (Santiago de las Vegas, 1923 – Siena, 1985), nasce per caso nell’isola di Cuba, dove il padre Mario, agronomo, e la madre Eva Mameli, prima docente italiana di botanica, si sono trasferiti dopo un soggiorno in Messico, chiamati a collaborare alla riforma agraria del dittatore Porfirio Diaz. A Cuba Mario Calvino dirige per qualche anno una stazione sperimentale agronomica: la madre sceglie per il primogenito il nome Italo per ricordargli le proprie origini, pensando di vivere a lungo all’estero, ma appena due anni dopo la famiglia torna in Italia e si stabilisce a Sanremo, città d’origine del padre, dove nel 1927 nasce il secondo figlio, Floriano.
I due fratelli crescono serenamente nella villa di famiglia, circondata da un giardino nel quale i genitori compiono esperimenti botanici facendo attecchire piante tropicali: è anche a Mario Calvino, divenuto responsabile della Stazione sperimentale di Floricultura, che Sanremo deve il soprannome di “città dei fiori”. Mario ed Eva Calvino nutrono simpatie socialiste ed educano i figli da agnostici, senza tuttavia fare opposizione attiva al regime fascista.
Italo frequenta il liceo, qui ha per compagno, e poi amico per tutta la vita, Eugenio Scalfari, futuro fondatore del quotidiano «La Repubblica». Si iscrive controvoglia alla facoltà di agraria a Firenze, ma darà solo pochi esami, mentre inizia a coltivare l’abilità nel disegno, stimolata da una grande passione per i fumetti, e a scrivere recensioni cinematografiche e altri pezzi brevi.
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Dopo l’armistizio e la nascita della Repubblica di Salò, Calvino si nasconde per qualche mese per evitare la chiamata alle armi, quindi entra col fratello in una brigata partigiana: da questa esperienza nascono i suoi primi due libri, il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno (1947), in cui la guerra partigiana è descritta attraverso lo sguardo di un bambino, e la raccolta di racconti Ultimo viene il corvo (1949).
Alla fine della guerra, Calvino si iscrive alla facoltà di Lettere a Torino e dopo la laurea inizia una collaborazione con la casa editrice Einaudi che durerà, sotto varie forme, per tutta la vita. Diventa amico di Cesare Pavese, il cui suicidio lo segnerà profondamente, e di Elio Vittorini, si iscrive al PCI e collabora con i suoi giornali, «L’Unità» e «Rinascita», oltre che con diverse riviste, e compie numerosi viaggi all’estero come inviato speciale.
Il visconte dimezzato (1952) è il primo romanzo della futura trilogia I nostri antenati, a cui seguiranno Il barone rampante (1957), vincitore del Premio Viareggio, e Il cavaliere inesistente (1959). Negli stessi anni lo scrittore si dedica a un progetto di recupero e riordino delle fiabe popolari, che vanno a comporre il volume Fiabe italiane (1956), diventato in breve tempo un classico del genere, seguito da un corposo volume di Racconti (1958): nel frattempo lascia il PCI, come molti altri iscritti, in seguito al rapporto Kruscev sui crimini di Stalin e all’invasione sovietica dell’Ungheria.
Dopo una relazione con l’attrice Elsa de Giorgi, con la quale scambia un appassionato epistolario pubblicato solo molti anni dopo, nel 1962 a Parigi Calvino incontra Ester Judith Singer, detta Chichita, traduttrice argentina di origine ebraica che lavora per organismi internazionali, che sposa a Cuba nel 1964. Durante quel soggiorno sull’isola incontra anche Ernesto Che Guevara, a cui dedicherà vari articoli in occasione della morte, avvenuta tre anni dopo.
Dopo La giornata di uno scrutatore (1963), denso di riflessioni sulla società del boom economico, esce Marcovaldo (1963), una raccolta di venti racconti per ragazzi destinata ad avere un grande successo.
Nonostante questo, Calvino appare insoddisfatto della propria esperienza letteraria, fino a ipotizzare di non scrivere più, proposito che non rispetta ma che si traduce in lunghi silenzi, nella progettazione di opere mai portate a termine e infine in un cambio netto di genere: Le cosmicomiche (1965) e Ti con Zero (1967) sono racconti che fondono fantascienza e mondo del fumetto.
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Trasferitosi per diversi anni a Parigi, Calvino conduce una vita appartata, lontano sia dagli ambienti letterari italiani, sia da quelli francesi, dove pure è molto apprezzato, ma continua a scrivere saggi e articoli per la stampa.
Le città invisibili (1972) consiste in una serie di dialoghi immaginari tra Marco Polo e Kublai Khan, in omaggio al Milione, in cui vengono raccontate cinquantacinque città fantastiche.
Seguono Il castello dei destini incrociati (1973), sul mondo dei tarocchi, e Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), forse l’opera più affascinante e più discussa dello scrittore, un metaromanzo in cui il Lettore protagonista non riesce mai a proseguire la lettura di un volume iniziato perché spinto da vari motivi a cominciarne un altro: un libro sul piacere della lettura e sulla capacità dell’autore di sperimentare stili differenti.
Tornato in Italia, Calvino collabora con il Corriere della Sera, su cui pubblica i racconti che diventeranno poi la raccolta Palomar (1983). Invitato a tenere una serie di conferenze ad Harvard, scrive nell’estate del 1985 quelle che saranno pubblicate postume come Lezioni americane (1988), ma non riesce a recarsi negli Stati Uniti: colpito da un ictus nel mese di settembre, muore dopo pochi giorni, appena sessantaduenne, all’ospedale di Siena.
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