Scrittori da (ri)scoprire – Goffredo Parise
Tra gli scrittori da (ri)scoprire, soprattutto se trascurati da tempo da critici e lettori, non può mancare Goffredo Parise (Vicenza, 1929 – Treviso, 1986), autore di uno dei romanzi italiani più venduti nel secondo dopoguerra, Il prete bello (1954).
Nato da una relazione tra la madre e un medico che l’aveva abbandonata durante la gravidanza, Goffredo Parise vive i primi anni di vita in una situazione familiare ed economica precaria, aggravata dal fatto di essere pesantemente marchiato come “figlio di N.N.”, come si diceva all’epoca, al punto che il nonno lo tiene per lunghi periodi quasi segregato in casa per sottrarlo alle cattiverie dei compagni di scuola. Le cose migliorano nel 1937, quando la madre sposa Osvaldo Parise, direttore di un quotidiano locale, che dopo qualche anno decide di dare il proprio nome al figlio della moglie.
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Alla fine degli anni Quaranta la famiglia si trasferisce a Venezia, dove nel 1951 Parise ottiene la pubblicazione del suo primo romanzo, Il ragazzo morto e le comete, storia fantastica di due ragazzi che si avventurano in un mondo del tutto immaginario e popolato da personaggi incredibili. Uscito in pieno neorealismo, il romanzo si rivela un completo insuccesso, ma questo non impedisce a Parise di pubblicare nel 1953 un secondo romanzo, La grande vacanza. L’anno successivo lo scrittore si trasferisce a Milano dove trova lavoro presso Garzanti, che pubblica Il prete bello, storia di un giovane prete molto avvenente che, nella cupa Italia del 1940, suscita desideri repressi nelle zitelle che frequentano la parrocchia, mentre il fascismo di cui è sostenitore si avvia verso il disastro finale.
Il romanzo, per quanto molto discusso, ottiene un grandissimo successo presso il pubblico dei lettori e rimane per un lungo periodo tra i libri più venduti.Poco dopo Parise inizia a lavorare come giornalista presso il «Corriere della Sera», di cui sarà inviato per molti anni e nel 1957 si sposa con Maria Costanza Speroni, dalla quale però si separa già nel 1963. Durante la crisi coniugale scrive L’assoluto naturale, un dramma teatrale poi portato sul palcoscenico da coppie di attori famosi.
Negli anni Sessanta Parise pubblica altri romanzi, tra cui Il padrone (1965), vincitore del Premio Viareggio, che racconta con toni amari e grotteschi la vita in fabbrica, ma soprattutto affianca all’attività giornalistica quella di sceneggiatore, collaborando con Federico Fellini, Mauro Bolognini e Marco Ferreri, che gira il film L’ape regina con Ugo Tognazzi e Marina Vlady (1963) adattando un lavoro teatrale dello scrittore. Compie molti viaggi all’estero come inviato del «Corriere della Sera» e raccoglie i suoi reportage in diversi volumi: Cara Cina (1966), Due, tre cose sul Vietnam (1967), Biafra (1968), Guerre politiche (1976), New York (1977), L’eleganza è frigida (1982, sul Giappone). Si lega alla pittrice Giosetta Fioroni, poi a Omaira Rorato, una ragazza veneta molto più giovane di lui.
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Negli anni successivi pubblica le due raccolte di racconti Sillabario n. 1 (1972) e Sillabario n. 2 (1982), vincitore del Premio Strega, che secondo alcuni critici sono il suo capolavoro: si tratta di racconti brevi, definiti dallo scrittore “poesie in prosa”, ciascuno dei quali è dedicato all’analisi di un sentimento considerato essenziale, da Amore a Solitudine.
Negli anni Ottanta Goffredo Parise si stabilisce a Ponte di Piave. Nel 1986, gravemente malato dopo due infarti, l’impianto di vari bypass e anni di dialisi, si spegne appena cinquantasettenne all’ospedale di Treviso. Negli anni successivi vengono pubblicati saggi e opere narrative inedite, tra cui il romanzo L’odore del sangue (1997), scritto di getto nel 1979 dopo il primo grave attacco cardiaco, dalle cui pagine emerge una sensazione di precoce invecchiamento generata dalla malattia.
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Inquieto, arrivato al successo troppo presto e spesso incapace di gestirlo, Goffredo Parise è stato uno scrittore eclettico e controcorrente, capace di raccontare con la stessa bravura la vita della provincia veneta e quella dei luoghi lontani visitati da giornalista, con uno stile personalissimo e in aperto contrasto sia con il neorealismo, sia con le avanguardie, tanto da suscitare spesso scontri polemici tra l’autore e altri scrittori suoi contemporanei.
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