Scrittori da (ri)scoprire – Giuseppe Pontiggia
Narratore, saggista, critico letterario, Giuseppe Pontiggia (Como, 1934 – Milano, 2003) è stato tra i primi a ideare uno storico e fortunato corso di scrittura creativa, fonte d’ispirazione per molti esperimenti successivi.
Nasce a Como e trascorre l’infanzia a Erba. Il padre Ugo è funzionario di banca e segretario del Partito Fascista in un paese della Brianza, la madre Angela Frigerio è attrice dilettante e viene da una famiglia con ambizioni artistiche: Giuseppe cresce col fratello maggiore Giampiero, che diventerà poeta con lo pseudonimo di Giampiero Neri e col cugino Enzo Frigerio, poi famoso scenografo.
Nel 1943 Ugo Pontiggia viene ucciso in un agguato partigiano e la famiglia si trasferisce per un breve periodo in Liguria, poi a Varese e infine, nel 1948, a Milano, dove Giuseppe termina il liceo in anticipo e per aiutare la madre trova un impiego in banca, iscrivendosi comunque alla facoltà di Lingue e coltivando una grande passione per la lettura e i libri, che inizia presto a raccogliere da vero bibliofilo.
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Nel 1955 un’altra morte, quella per suicidio della giovane sorella Elena, colpisce ancora duramente la famiglia. Dal 1956 Pontiggia, pur continuando a lavorare in banca, collabora con la rivista d’avanguardia «Il Verri», entrando in contatto con Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Umberto Eco, Gillo Dorfles e molti altri intellettuali che animavano la vita culturale milanese negli anni Cinquanta e Sessanta.
È il poco amato impiego bancario a ispirare l’esordio letterario di Pontiggia, La morte in banca. Cinque racconti e un romanzo breve (1959), poi ripubblicato più volte nei decenni successivi con l’aggiunta di altri racconti.
Grazie alla buona accoglienza del libro e convinto dalle esortazioni di Elio Vittorini, Pontiggia decide di lasciare l’impiego per andare a insegnare nelle scuole serali e potersi dedicare alla sua vocazione letteraria, iniziando anche a collaborare con la casa editrice Adelphi, presso la quale pubblica il romanzo sperimentale L’arte della fuga (1968). Lo scrittore cura anche per anni l’Almanacco dello Specchio per Mondadori e scrive diversi saggi critici, analizzando soprattutto autori classici, ma nel 1978 torna alla narrativa con Il giocatore invisibile, finalista al Premio Campiello, storia di un professore universitario alle prese con una lettera anonima che fa crollare le sue certezze, seguito da Il raggio d’ombra (1983), ispirato da un omicidio politico accaduto nel 1927.
È in questo periodo che Pontiggia inizia a tenere le sue lezioni di scrittura creativa e di analisi del linguaggio letterario al Teatro Verdi di Milano, destinate a riscuotere un grande successo di pubblico.
La grande sera (1989), vincitore del Premio Strega, è un romanzo che racconta la misteriosa sparizione di un cinquantenne milanese attraverso i molteplici punti di vista delle persone che lo conoscono e che, dopo un breve momento di ansiose ricerche, finiscono per convincersi che si sia trasferito all’estero e lo dimenticano rapidamente. Anche questo romanzo, come diversi altre opere, viene modificato più volte nelle successive edizioni dall’autore, che si rivela spesso insoddisfatto di ciò che pubblica.
Vite di uomini non illustri (1993) è probabilmente il libro più significativo di Pontiggia, che attraverso diciotto brevi biografie traccia una sorta di storia del Novecento italiano: è finalista al Premio Campiello e da una delle biografie nel 1995 il regista Mario Monicelli trae il film Facciamo paradiso.
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Nati due volte (2000) racconta invece, attraverso personaggi fittizi, l’esperienza personale e familiare di Pontiggia con l’unico figlio disabile, cercando di offrire un quadro sincero del mondo dell’handicap e sfatando molti luoghi comuni, come promette già la dedica: Ai disabili che lottano non per diventare normali ma sé stessi. Anche da questo libro, vincitore del Premio Campiello, è nato un film, Le chiavi di casa (2003), diretto da Gianni Amelio.
I contemporanei del futuro. Viaggio nei classici (1998) e Prima persona (2002), che raccoglie gli editoriali apparsi per molti anni sul supplemento culturale del quotidiano Il Sole-24 ore sono gli ultimi saggi pubblicati da Giuseppe Pontiggia, che muore improvvisamente a Milano, vittima di un attacco cardiaco, nel 2003.
La Fondazione della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura di Milano ha acquisito nel 2006 l’imponente biblioteca dello scrittore, composta da oltre 35.000 volumi.
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