Scrittori da riscoprire – Giorgio Soavi
Giornalista, scrittore, poeta, critico d’arte, Giorgio Soavi (Broni, 1923 – Milano, 2008) è uno dei numerosi scrittori dimenticati del Novecento letterario italiano.
Nasce a Broni, nell’Oltrepò pavese, che quando arriva per lui la chiamata alle armi fa parte della Repubblica Sociale Italiana, istituita da Mussolini alla fine del 1943. Soavi vi aderisce e viene arruolato, ma dopo poche settimane comprende la precaria situazione delle truppe mandate inutilmente allo sbaraglio per combattere una guerra ormai perduta e diserta, rendendosi irreperibile. L’etichetta di “disertore” gli rimarrà attaccata per molto tempo, soprattutto da parte del suo grande amico Indro Montanelli che lo prenderà a lungo in giro per questo.
Alla fine della guerra Soavi raggiunge Roma, dove per qualche tempo si esibisce come cantante nelle balere, trova poi lavoro come correttore di bozze in una rivista fiorentina ma finisce per tornare a stabilirsi nel Nord Italia, tra Milano, dove conosce Montanelli, e Ivrea.
Nel 1948 avviene l’incontro fondamentale con Adriano Olivetti, che gli affida la direzione della rivista «Comunità»: entra così a far parte della famosa cerchia di scrittori e intellettuali che gravitano attorno al grande industriale, insieme a Fortini, Volponi, Sinisgalli, Ottieri e molti altri.
Dal 1952 al 1956 Soavi diventa responsabile delle Edizioni di Comunità e contemporaneamente, essendo un grande appassionato d’arte, riceve l’incarico di acquistare gran parte delle opere di artisti contemporanei che costituiranno la ricca collezione Olivetti. Nello stesso periodo sposa Lidia, una delle figlie di Adriano Olivetti, da cui nasceranno Albertina, divenuta esperta d’arte e restauratrice, e Michele, regista televisivo e cinematografico.
La vocazione letteraria di Soavi nasce nei primi anni Cinquanta, quando pubblica il romanzo Le spalle coperte (1951), a cui fanno seguito Un banco di nebbia (1955), che racconta la sua esperienza di guerra e di diserzione, e Gli amici malati di nervi (1957) che si sofferma sullo spaesamento di molti intellettuali negli anni del dopoguerra.
Pubblica anche diverse raccolte di poesie e numerosi saggi sull’arte, tra cui Il mio Giacometti (1966), importante e affettuosa biografia dell’artista svizzero a cui è legato da una lunga amicizia. Altri saggi si occupano di Picasso, Guttuso, Sutherland, Botero.
Un’altra amicizia importante, anche se un po’ burrascosa, è quella tra Soavi e Indro Montanelli, che nel 1974, lasciando il «Corriere della Sera», lo chiama a collaborare al suo nascente «Il Giornale nuovo», titolo suggerito proprio dallo stesso Soavi che per anni vi pubblica soprattutto articoli sul mondo dell’arte, dando una forte impronta personale alle pagine culturali del quotidiano.
Parallelamente all’attività giornalistica, lo scrittore continua a scrivere e pubblicare narrativa, ottenendo un discreto successo soprattutto con i romanzi apparsi negli anni Ottanta: Sogni di gloria (1980), Un amore a Capri (1981) e soprattutto Il conte (1983, finalista al Premio Campiello), ispirato alla figura di Adriano Olivetti. Del suocero scrive anche, molti anni dopo, un’importante biografia, Adriano Olivetti: una sorpresa italiana (2001).
Lettere d’amore sulla bellezza (1996) è un insolito carteggio epistolare con il grande attore Vittorio Gassman, mentre Indro. Due complici che si sono divertiti a scrivere e a vivere (2002) è un omaggio al grande amico di sempre Indro Montanelli, scomparso l’anno precedente. Attivo fino all’ultimo, Giorgio Soavi muore a Milano nel 2008.
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