Scrittori da (ri)scoprire – Giorgio Saviane
Giorgio Saviane (Castelfranco Veneto, 1916 – Firenze, 2000) è uno dei maggiori esponenti del grande gruppo degli scrittori dimenticati del Novecento italiano.
Nasce nella provincia veneta, al tempo piuttosto chiusa e profondamente legata al mondo cattolico. Viene mandato a studiare in un collegio religioso a Treviso e poi al liceo di Padova, dove si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. Si fa notare per l’esuberanza sessuale e un anticonformismo di fondo che, in pieno regime, gli costa dapprima l’espulsione dal PNF e poi, conseguita la laurea, il divieto di iscriversi all’albo dei procuratori legali. Dopo la Seconda guerra mondiale e la partecipazione alla Resistenza si trasferisce a Firenze, dove rimarrà per tutta la vita diventando un avvocato di prestigio.
Inizia abbastanza presto a scrivere, ma per anni riceve solo rifiuti dagli editori finché Guanda non pubblica il suo esordio narrativo, Le due folle (1957), scritto parecchio tempo prima, che passa inosservato.
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Il secondo romanzo, L’inquisito (1961), in cui affronta temi scottanti come la precarietà della giustizia, ottiene invece un discreto successo, mentre con il successivo Il papa (1963) Saviane arriva addirittura in finale nello stesso anno sia al Premio Strega sia alla prima edizione del Premio Campiello.
Il libro, che narra le vicende di un sacerdote fuori dagli schemi che, diventando papa, scompiglia le certezze e le consuetudini vaticane, appare oggi molto profetico, ma all’epoca suscita sconcerto e critiche feroci da parte degli ambienti ecclesiastici.
Raggiunta così la notorietà, Saviane inizia a collaborare con giornali e riviste letterarie, pur senza abbandonare la professione di avvocato, e pubblica altri romanzi di minore impatto, come Il passo lungo (1965).
Il mare verticale (1973), frutto di dieci anni di approfonditi studi storici, è una specie di romanzo-saggio in cui alle vicende di alcuni personaggi si intrecciano corposi riferimenti ai punti salienti della storia dell’umanità e riporta lo scrittore tra i finalisti del Premio Campiello.
Eutanasia di un amore (1976), storia della dissoluzione di un rapporto tormentato, è forse il romanzo di maggior successo di Saviane: vincitore del Premio Bancarella, diventa poco dopo un film, diretto da Enrico Maria Salerno e interpretato da Tony Musante e Ornella Muti.
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Seguono i racconti di La donna di legno (1979), il romanzo Getsèmani (1980), costruito attorno alla figura di Gesù e a una visione atipica dei miracoli, dell’amore e della morte, poi diversi altri romanzi e racconti che però non ottengono più il successo delle opere pubblicate negli anni Settanta. Scrittore controcorrente, che continua a fare l’avvocato, vive lontano dai circoli letterari e non briga per vincere premi, Saviane si crea una fama di personaggio “antipatico”, di autore “difficile” e poco “commerciale”. Gran donnaiolo, a sessant’anni si lega con una ragazza poco più che ventenne, Alessandra Del Campana, ispiratrice di alcuni personaggi e in seguito curatrice delle sue opere, che sposa quando è ormai ottantenne. Muore a Firenze nel 2000 e da allora sembra essere caduto completamente nell’oblio: nonostante i tanti riconoscimenti ottenuti, non è finora sembrato degno di ottenere un Meridiano Mondadori, omaggio ottenuto da tanti scrittori italiani, o almeno la ristampa di romanzi che sono ormai praticamente introvabili.
Nel 2014 l’editore Guaraldi ha pubblicato Mio Dio, un volume antologico curato da Alessandra Del Campana, in cui viene ricostruita, attraverso una scelta di capitoli di alcuni libri, la faticosa e complessa ricerca di Dio da parte dello scrittore, ma il progetto di ristampare almeno i principali romanzi di Saviane non ha ancora avuto seguito.
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