Scrittori da (ri)scoprire – Giorgio Bassani
Ci sono città che abbiamo imparato a conoscere soprattutto leggendo le pagine di grandi scrittori che vi hanno ambientato le loro opere: una di queste è senz’altro la Ferrara del primo dopoguerra e degli anni del fascismo che Giorgio Bassani (Bologna, 1916 – Roma, 2000) ha immortalato nei suoi romanzi e racconti.
Anche se nasce a Bologna, è infatti a Ferrara, città d’origine della famiglia paterna, che Bassani trascorre tutta l’infanzia e l’adolescenza, studiando al liceo Ariosto e frequentando la comunità ebraica locale. Riesce a laurearsi in lettere a Bologna nonostante l’entrata in vigore delle leggi razziali (che permettevano agli studenti ebrei già iscritti di terminare l’università ma vietavano nuovi accessi) e va a insegnare nella scuola ebraica di Ferrara, che permetteva ai ragazzi espulsi dalle scuole statali di continuare gli studi, pubblicando il suo primo romanzo, Una città di pianura (1940), sotto pseudonimo. Diventa quindi un attivista politico in clandestinità, si sposa e viene anche incarcerato per qualche mese, ma nel 1944 riesce a lasciare Ferrara per stabilirsi a Roma, dove vivrà fino alla morte.
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Negli anni successivi Bassani diventa una figura di spicco nel mondo editoriale, pubblica racconti e poesie, dirige importanti riviste letterarie e contribuisce a far conoscere molti autori stranieri ancora sconosciuti in Italia e giovani scrittori italiani che diventeranno famosi, da Mario Soldati a Carlo Cassola, da Giorgio Caproni a Italo Calvino. È molto attivo anche come sceneggiatore e collabora con i più importanti registi del momento.
Nel 1956 esce Cinque storie ferraresi, una raccolta di racconti scritti negli anni precedenti e tutti ambientati nella città della sua giovinezza, che vince il Premio Strega. Due anni dopo è la volta di Gli occhiali d’oro (1958), storia di uno stimato professionista che viene emarginato dall’alta società ferrarese a causa della sua omosessualità.
Nello stesso periodo, Bassani diventa il direttore editoriale della narrativa presso l’editore Feltrinelli e pubblica molti autori importanti: famosa è rimasta la sua scelta di pubblicare Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, già bocciato da Elio Vittorini per Einaudi. Continua anche a scrivere sceneggiature per il cinema e nel 1960 il giovane regista Florestano Vancini gira il film La lunga notte del ’43, tratto da una delle Cinque storie ferraresi.
Nel 1962 arriva per Bassani il grande successo letterario: pubblica infatti quello che è considerato da più parti il suo romanzo più importante, Il giardino dei Finzi-Contini, storia di formazione e in parte autobiografica, che racconta la vita di una famiglia dell’alta borghesia ebraica ferrarese, spazzata via dalle leggi razziali. Vittorio De Sica ne ricava nel 1970 un film, che però Bassani non approva, chiedendo di togliere il suo nome dai titoli di testa.
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L’anno dopo si costituisce il Gruppo ’63, definitosi Neoavanguardia e composto da molti giovani autori (tra cui Eco, Arbasino, Manganelli, Vassalli) destinati a diventare famosi nei decenni successivi, che prende di mira quelli che considera “scrittori tradizionali” legati a canoni letterari ormai superati, arrivando a definire con spregio autori come Bassani e Cassola “novelle Liala”.
Nonostante queste critiche, Bassani prosegue con successo la propria carriera letteraria, diventa per un breve periodo vicepresidente della Rai e nel 1965 fonda Italia Nostra, di cui resta presidente fino alla morte, occupandosi attivamente della salvaguardia del patrimonio artistico e ambientale italiano. Pubblica L’airone (1968) e L’odore del fieno (1972) che poi confluiscono nell’edizione definitiva Il romanzo di Ferrara (1974, rivisto nel 1980), che comprende tutte le sue opere ambientate nella città emiliana. Negli stessi anni scrive alcune raccolte poetiche, di cui molte ispirate da Maratea, dove si reca in vacanza per molti anni, e dall’amore per Anne-Marie Stehlein con cui ha una lunga relazione.
Nel 1987 Giuliano Montaldo gira un film tratto da Gli occhiali d’oro e nel 1998 esce il Meridiano Mondadori contenente gran parte della produzione letteraria di Bassani, che muore a Roma nel 2000 e viene sepolto nel cimitero ebraico di Ferrara.
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Nonostante l’esistenza a Ferrara di una Fondazione a lui dedicata, diretta dalla figlia Paola, di Bassani non si è parlato molto neppure in occasione del centenario della nascita, nel 2016, eppure si tratta di un autore fondamentale della letteratura del Novecento, soprattutto per come ha saputo raccontare, con precisione storica e lucidità di narratore, le infamanti leggi razziali e le sue conseguenze sulle comunità ebraiche italiane, sottolineando il ruolo negativo svolto dal resto della popolazione italiana dell’epoca, che quelle leggi accettò senza nessuna protesta. I protagonisti dei suoi romanzi passano improvvisamente dalla condizione di persone serene, spesso anche decisamente privilegiate, che abitano in belle case e si dividono tra partite di tennis (una delle grandi passioni dello scrittore) e vacanze al mare, a quella di individui privati senza un motivo valido dei propri diritti di cittadini. Anche per questo, ma non solo, Il giardino dei Finzi-Contini rimane un grande romanzo di formazione e di testimonianza del Novecento italiano, che andrebbe proposto in lettura soprattutto agli studenti delle scuole superiori.
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