Scrittori da (ri)scoprire – Dino Buzzati
Impossibile definire semplicemente scrittore Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino di Belluno, 1906 – Milano, 1972), perché nella sua relativamente breve vita è stato giornalista, narratore, pittore, critico d’arte, sceneggiatore, e sempre di alto livello.
Figlio di un grande giurista bellunese e di una nobildonna veneziana, Alba Mantovani (sorella di Dino Mantovani, scrittore e saggista noto nella seconda metà dell’Ottocento), Dino Buzzati, come poi si firmerà, nasce nella villa di famiglia nel bellunese, luogo dove per molti anni trascorrerà le vacanze estive e andrà alla scoperta della sua ricca biblioteca, ma cresce a Milano. Il padre, che è tra i fondatori dell’Università Bocconi, lo lascia orfano ad appena quattordici anni, insieme a una sorella e due fratelli di cui l’ultimo, Adriano, si affermerà come importante biologo genetista. Frequenta il liceo senza infamia e senza lode, vorrebbe iscriversi alla facoltà di Lettere ma viene dirottato dalla famiglia su quella di Giurisprudenza e si laurea nel 1928, ma prima ancora di discutere la tesi entra a lavorare nella redazione del «Corriere della Sera», di cui farà parte per tutta la vita: si occupa per molti anni della cronaca nera, partecipa da inviato alla Guerra d’Etiopia ma scrive anche racconti e articoli per le pagine culturali.
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Il primo romanzo, Barnabò delle montagne (1933), contiene già due dei temi che caratterizzeranno molte opere successive: il mondo alpino e il senso dell’attesa di qualcosa, che condiziona la vita del protagonista. Nel 1994 Mario Brenta girerà il film omonimo, così come un anno prima Ermanno Olmi ne aveva ricavato uno dal secondo romanzo di Buzzati, Il segreto del bosco vecchio (1935), una sorta di favola montanara popolata da animali ed elementi naturali personificati.
Nel 1940 esce il romanzo più famoso dello scrittore, Il deserto dei Tartari, ambientato in un paese immaginario dove un giovane ufficiale viene inviato a prendere servizio presso la Fortezza Bastiani, avamposto sperduto nel nulla su cui aleggia la minaccia di un’invasione da parte di un nemico invisibile. Anche da questo film verrà ricavato un film di successo, diretto da Valerio Zurlini nel 1974.
Sorvegliato dal regime durante gli anni della Repubblica di Salò, Buzzati firma l’editoriale del «Corriere della Sera» che annuncia la liberazione, il 25 aprile del 1945, e nel dopoguerra prosegue la carriera giornalistica, seguendo molti avvenimenti come inviato speciale e recandosi spesso all’estero. Molti suoi articoli saranno pubblicati diversi anni dopo in raccolte dedicate ai vari argomenti: I misteri d’Italia (1978), che raccoglie storie di eventi misteriosi e inspiegabili, Dino Buzzati al Giro d’Italia (1981), Con il Papa in Terrasanta (2014) che racconta lo storico viaggio del 1964 di Paolo VI nei luoghi della vita di Cristo.
Tra il 1942 e il 1953 escono tre volumi di racconti, da cui nel 1958 Buzzati ricava una nuova raccolta, I sessanta racconti, che nello stesso anno vince il Premio Strega. Uno di questi, Sette piani, viene anche trasformato in testo teatrale e in seguito approda al grande schermo, con il titolo Il fischio al naso (1967) diretto e interpretato con successo da Ugo Tognazzi.
Anche il successivo romanzo Un amore (1963), una tormentata vicenda sentimentale ambientata nella Milano del boom economico, diventa due anni dopo un film, diretto da Gianni Vernuccio.
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Negli anni Sessanta Buzzati, che continua l’attività giornalistica, lascia da parte la narrativa e si dedica maggiormente all’altra sua grande passione, quella per la pittura. Appassionato di disegno fin da bambino, lo scrittore diventa anche un pittore molto apprezzato, dipingendo quadri che richiamano gli stessi temi presenti nei suoi scritti: la montagna, le atmosfere noir, l’erotismo, fino a mostrare un particolare interesse per il mondo del fumetto. A questo si ispira la sua ultima opera di narrativa, il Poema a fumetti (1969) in cui si mescolano testi e disegni, così come era già accaduto con La famosa invasione degli orsi in Sicilia (1945), un breve romanzo per ragazzi più volte ristampato con successo.
Colpito da un tumore al pancreas, la stessa malattia che aveva portato a una morte precoce il padre cinquant’anni prima, Dino Buzzati muore a Milano nel 1972, ad appena sessantasei anni, lasciando una mole sterminata di testi, comprendenti anche un paio di volumi di poesie, diverse opere teatrali e saggi sull’arte, molti dei quali saranno pubblicati anche a distanza di diversi anni dalla sua scomparsa.
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