Scrittori da riscoprire – Carlo Levi
Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975) è una di quelle personalità eclettiche che hanno lasciato tracce importanti non solo nella storia della letteratura italiana, ma anche in altri ambiti culturali: è stato infatti prima di tutto un pittore, un politico e solo successivamente è approdato alla scrittura.
Figlio di Ercole Levi, agiato commerciante di tessuti, e di Annetta Treves, sorella del giornalista e politico socialista Claudio Treves, il giovane Carlo cresce nella buona borghesia ebraica torinese, frequenta il liceo Alfieri e si laurea in medicina, anche se, a parte un breve periodo come assistente ospedaliero, non eserciterà mai la professione medica. Già durante gli anni universitari si orienta sempre di più verso la pittura e inizia ad appassionarsi alla politica: amico del grande Piero Gobetti, maggiore di lui di un anno, collabora saltuariamente alla sua rivista «La rivoluzione liberale».
Durante alcuni soggiorni a Parigi, considerata allora il maggior centro artistico europeo, Levi frequenta i molti fuoriusciti italiani che vi si sono rifugiati dopo l’avvento del fascismo, diventa amico dei fratelli Rosselli e partecipa alla nascita del loro movimento antifascista Giustizia e Libertà, diventandone poi di fatto il principale esponente torinese. Il regime non tarda a notare la sua attività: nel 1934 viene arrestato e rilasciato con una semplice ammonizione, ma un anno dopo subisce un secondo arresto, a cui segue la condanna al confino a Grassano, un paese della Basilicata da cui però Levi, esuberante e donnaiolo (si è fatto subito raggiungere dall’amante del momento, Paola Levi, sorella di Natalia Ginzburg e all’epoca ancora moglie di Adriano Olivetti, da cui nel 1937 ha una figlia) riesce a mantenere troppi contatti con altri antifascisti. Viene perciò trasferito ad Aliano, un paese molto più piccolo, di difficile accesso e lontano dalle principali vie di comunicazione.
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Qui Levi entra in contatto con la realtà drammaticamente arretrata del meridione più profondo e l’esperienza vissuta si traduce nella stesura del romanzo Cristo si è fermato a Eboli (1945), scritto dopo la grazia ottenuta nel 1936, un lungo trasferimento a Parigi e il rientro in Italia nel 1943 per partecipare alla Resistenza in Toscana.
Pubblicato al termine del secondo conflitto mondiale e dopo la caduta definitiva del fascismo, Cristo si è fermato a Eboli ottiene uno straordinario successo e fa passare un po’ in secondo piano la carriera artistica del Carlo Levi pittore, che in quel periodo produce comunque molti quadri ispirati a loro volta agli anni del soggiorno in Basilicata: nel 1961 gli verrà affidato l’incarico di dipingere un grande pannello destinato a rappresentare la regione all’Esposizione Internazionale di Torino, in occasione del primo centenario dell’unità d’Italia.
Nello stesso 1945 Levi inizia una lunga relazione con Linuccia Saba, figlia del poeta Umberto Saba, a cui rimane legato, sia pure in modo discontinuo, fino alla morte.
Negli anni successivi escono altri romanzi: L’orologio (1950) che parla del periodo della ricostruzione post-bellica, Le parole sono pietre (1955) sui problemi sociali della Sicilia e Il futuro ha un cuore antico (1956) sull’Unione Sovietica. Svolge anche un’intensa attività giornalistica per vari quotidiani.
Nel 1963, su invito del PCI, Levi si candida alle elezioni come indipendente e viene eletto senatore per due legislature. Nel 1973 viene operato per distacco della retina e ritrovatosi momentaneamente cieco scrive il Quaderno a cancelli, dopo aver ideato una specie di reticolato particolare per poter scrivere anche senza la vista, un libro di memorie destinato a diventare anche il suo testamento poetico, perché al principio del 1975 lo scrittore si spegne a Roma e viene sepolto per sua volontà ad Aliano, che in seguito gli ha dedicato un parco e un premio letterario.
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Se durante la sua vita Carlo Levi ha pubblicato un numero relativamente ristretto di opere, la Fondazione creata a suo nome da Linuccia Saba ha provveduto nei decenni successivi a dare alle stampe numerosi volumi realizzati con un paziente lavoro di ricostruzione di una grande quantità di testi inediti: saggi, articoli, poesie, resoconti dei viaggi e discorsi pronunciati nel corso della sua attività come deputato.
Il suo nome resta comunque legato soprattutto a quel Cristo si è fermato a Eboli che ha raccontato, come pochi altri sono stati in grado di fare, la realtà del Sud italiano del suo tempo ed è ancora oggi considerato uno dei capolavori della letteratura meridionalista: nel 1979 il regista Francesco Rosi ne ha anche tratto un film, magistralmente interpretato da Gian Maria Volonté.
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