Scrittori da (ri)scoprire – Carlo Emilio Gadda
Carlo Emilio Gadda (Milano, 1893 – Roma, 1973) è probabilmente lo scrittore del Novecento che ha sperimentato nel modo più innovativo un uso nuovo e molto personale della lingua italiana.
Nasce a Milano in una famiglia benestante, primogenito di tre fratelli: il padre è un industriale tessile, al secondo matrimonio e già avanti con gli anni, la madre un’insegnante di origine ungherese molto più giovane del marito. Nel 1909, però, la morte del padre e la crisi delle seterie italiane di fronte alla concorrenza giapponese mettono fine alla prosperità familiare: costretto dalla madre a iscriversi alla facoltà di ingegneria, Gadda soffre a lungo per non aver potuto seguire liberamente un’innata vocazione letteraria, come dichiarerà più volte in seguito.
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Convinto interventista, allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruola volontario e parte per il fronte, ma dopo il disastro di Caporetto viene fatto prigioniero e condotto in un campo di prigionia tedesco, da cui rientra solo dopo l’armistizio, mentre uno degli amati fratelli, che combatte in aviazione, muore precipitando con l’aereo nella primavera del 1918.
Dal 1915 al 1919 Gadda tiene un lungo e minuzioso diario in cui racconta la vita militare, gli errori compiuti dai vertici militari nel corso della guerra (in particolare a Caporetto) e l’esperienza della prigionia, ma lo pubblicherà solo molti anni dopo. Tornato a Milano, nel 1920 si laurea e inizia a lavorare per una compagnia mineraria, compiendo diversi soggiorni all’estero. Per un certo periodo insegna anche matematica e Fisica al Parini, lo storico liceo classico milanese dove aveva studiato.
Nella seconda metà degli anni Venti, comunque, decide di seguire la propria passione per gli studi umanistici e s’iscrive alla facoltà di filosofia, anche se poi l’abbandona alle soglie della laurea. Inizia però a collaborare con la celebre rivista fiorentina «Solaria» e poi con il quotidiano milanese «L’Ambrosiano», scrivendo diversi abbozzi di romanzi e di saggi che lascia incompiuti.
La Madonna dei filosofi (1931), una raccolta di racconti, è la sua prima opera a essere pubblicata, seguita tre anni dopo da una seconda raccolta, Il castello di Udine (1934) che vince il Premio Bagutta. La morte della madre, con cui Gadda aveva un rapporto molto stretto ma altrettanto conflittuale, lo porta a scrivere il primo romanzo importante, La cognizione del dolore, pubblicato a puntate sulla rivista «Letteratura». Si tratta di una storia surreale, ambientata in un paese immaginario che richiama molto vagamente l’Argentina, dove Gadda si era recato per lavoro, ma che allude soprattutto ai pessimi rapporti dello scrittore con i genitori ormai scomparsi.
Nel 1940 lascia Milano per trasferirsi a Firenze. Qui pubblica L’Adalgisa (1944), racconti in cui traccia un ritratto molto ironico della borghesia milanese nel primo dopoguerra. Seguono Il primo libro delle favole (1952) e Novelle dal ducato in fiamme (1953), cronaca impietosa degli ultimi anni del fascismo che vince il Premio Viareggio, mentre il saggio Norme per la redazione di un testo radiofonico, pubblicato nello stesso anno a cura della Rai, diventa una lettura preziosa per un’intera generazione di giornalisti e scrittori.
Nel 1955 esce il Giornale di guerra e di prigionia che raccoglie tutti i diari scritti durante la Prima guerra mondiale. Due anni dopo viene riproposto in volume anche il romanzo più famoso di Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957), che era già apparso a puntate su una rivista. Si tratta di una storia poliziesca atipica, ambientata in una Roma fascista e piuttosto caotica, in cui si muovono personaggi di diversa origine, dando vita a una mescolanza linguistica tra l’italiano, il dialetto romanesco e quello molisano dell’ispettore di polizia incaricato di indagare su due fatti oscuri avvenuti nello stesso palazzo di via Merulana: un furto di gioielli ai danni di un’anziana signora e la successiva morte di un’altra inquilina. Il romanzo si chiude in modo ambiguo, senza indicare un colpevole, come invece accadrà nel film Un maledetto imbroglio, che Pietro Germi ricaverà dal romanzo nel 1959.
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Avendo guadagnato un largo consenso di critica e di pubblico, Gadda si decide finalmente a far uscire in volume anche La cognizione del dolore (1963) e vari scritti giovanili, seguiti da Eros e Priapo: da furore a cenere (1967), un pamphlet contro i miti del fascismo, movimento a cui peraltro Gadda aveva aderito almeno nella fase iniziale e verso il quale assume l’atteggiamento di un ex seguace rimasto profondamente deluso.
La meccanica (1970), ultimo romanzo pubblicato dallo scrittore, è in realtà la versione rielaborata di un testo scritto negli anni giovanili, prima dell’esordio con le raccolte di racconti.
Carlo Emilio Gadda muore a Roma nel 1973: altri due libri importanti, Meditazione milanese (1974) e Racconto italiano di ignoto del Novecento (1983) usciranno postumi a cura dell’editore.
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