Scrittori da (ri)scoprire – Carlo Cassola
Anche Carlo Cassola (Roma, 1917 – Montecarlo di Lucca, 1987) appartiene al nutrito gruppo di scrittori che, dopo aver conosciuto una forte popolarità, sono stati messi in disparte sia dalla critica, sia dai lettori. Nato a Roma, ma vissuto prevalentemente in Toscana, Cassola inizia a scrivere già negli anni del liceo, fondando addirittura una rivista letteraria studentesca insieme a un gruppetto di compagni di scuola, tra cui uno dei figli di Mussolini, che si dichiarano “anti futuristi”. Figlio di un giornalista socialista, frequenta poi gruppi universitari dissidenti, diventando amico di Manlio Cancogni, che gli sarà vicino per tutta la vita, e seguendo i consigli del cugino scrittore Piero Santi.
Quando torna dal servizio militare, subito prima della Seconda guerra mondiale, si è ormai allontanato dal fascismo, e frequenta gli ambienti letterari di Firenze, iniziando a pubblicare racconti e poesie sulle riviste letterarie. Nel 1940 si sposa, quindi viene richiamato alle armi e sfugge fortunosamente a un processo per insubordinazione per essersi rifiutato di far saltare in aria per rappresaglia una delle Cinque Terre.
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In seguito entra nella Resistenza nel volterrano: l’esperienza di quel periodo vissuto tra operai, taglialegna e contadini, segna fortemente la sua scrittura successiva. Per qualche anno si dedica all’insegnamento e al giornalismo, pubblicando molti racconti, finché la morte improvvisa della moglie appena trentunenne, nel 1949, lo porta a scrivere il romanzo breve Il taglio del bosco, che riceve aspre critiche: gli ambienti comunisti accusano lo scrittore di aver denigrato la Resistenza, di cui descrive in realtà limiti e delusioni. Per tutti gli anni Cinquanta Cassola, trasferitosi a Grosseto con la seconda moglie, pubblica racconti e romanzi che ottengono un discreto successo: Fausto e Anna (1952), Un matrimonio del dopoguerra (1957), Il soldato (1958) fino alla raccolta Il taglio del bosco. Racconti lunghi e romanzi brevi (1959).
Il successo arriva nel 1960 con La ragazza di Bube, che vince il Premio Strega e da cui poco dopo Luigi Comencini trae un film interpretato da Claudia Cardinale e George Chakiris. Anche questa è una storia di partigiani, ma molti critici, tra cui Pier Paolo Pasolini, lo accusano di aver tradito il neorealismo del dopoguerra. Il cinema attingerà in seguito soggetti da altri suoi racconti, fino a L’amore ritrovato, realizzato nel 2004 da Carlo Mazzacurati.
Scrittori da (ri)scoprire – Vasco Pratolini
L’attività di Cassola continua per molti anni, nonostante l’insorgere di gravi problemi di salute. Nel 1961 esce Un cuore arido, considerato da molti critici il suo capolavoro, che segna una nuova fase nella sua scrittura. Alla tematica neorealista segue un relativo disinteresse per il recente passato, e dopo Ferrovia locale (1968) pubblica il lungo romanzo Paura e tristezza (1970), emblema di una poetica incentrata sul presente e non più sulle esperienze giovanili. In questi anni diventa anche un acceso antimilitarista ed è tra i promotori della Lega per il Disarmo Unilaterale dell’Italia, cosa che influenza parte della vasta produzione narrativa e saggistica degli ultimi anni, tra cui Gli anni passano (1982) che è il seguito de La ragazza di Bube. Muore nella sua casa di campagna a Montecarlo di Lucca nel 1987, per l’aggravarsi di una malattia degenerativa di cui soffriva già da tempo.
Cassola è stato un grande narratore della quotidianità e della semplicità, a partire dai protagonisti delle sue storie che appartengono sempre alla cosiddetta “gente comune”: operai, contadini, piccolo borghesi di cui ci racconta i sentimenti e il mondo circostante con un linguaggio piano e scorrevole, in cui c’è tra l’altro il rifiuto del dialetto e la scelta di un livello di scrittura alto, cosa che lo differenzia da gran parte della letteratura neorealista. La Storia, quando c’è, come nel caso del fascismo e della Resistenza, non è mai in primo piano, anche se finisce per influenzare profondamente le vite dei personaggi, nessuno dei quali è mai un eroe. Le donne hanno molto spazio nei suoi romanzi, sebbene gli sia stato rimproverato di averle descritte ancora troppo dominate dagli uomini e incapaci di raggiungere indipendenza e autonomia, cosa del resto non facile negli anni in cui sono ambientati i suoi romanzi più importanti.
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Accusato dalle neoavanguardie di essere una “novella Liala”, Cassola ha conosciuto in realtà un grande successo anche all’estero e quasi tutti i suoi romanzi sono stati tradotti e diffusi in altri paesi, ma le critiche ricevute lo hanno reso un uomo schivo e solitario, isolato dal mondo letterario già in vita e, forse anche per questo, dimenticato in fretta dopo la morte, nonostante nel centenario della nascita siano stati ristampati quasi tutti i suoi romanzi.
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