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Scrittori da (ri)scoprire – Amelia Pincherle Rosselli

Scrittori da (ri)scoprire – Amelia Pincherle RosselliForse non tutti sanno che Amelia Pincherle Rosselli (Venezia, 1870 – Firenze, 1954) non è stata solo la madre dei fratelli Aldo, Carlo e Nello Rosselli, il primo caduto sul fronte della Prima Guerra Mondiale e gli altri due uccisi in Francia (dove si erano rifugiati per sfuggire al fascismo) da sicari dell’estrema destra francese per ordine di Mussolini,ma anche un’importante scrittrice dei primi anni del Novecento.

Nata a Venezia in una famiglia della buona borghesia ebraica, Amelia Pincherle è sorella di Carlo Pincherle, architetto e pittore, che sarà il padre di Alberto Moravia, e cugina dell’ammiraglio Augusto Capon, la cui figlia Laura, scrittrice e attiva pacifista, sposerà il fisico Premio Nobel Enrico Fermi. Nel 1892 sposa Giuseppe Emanuele Rosselli, livornese, di famiglia agiata e aspirante musicista, ma soprattutto grande amante della vita mondana della capitale, dove la coppia si stabilisce dopo aver vissuto per qualche anno a Vienna.

Pincherle esordisce nel 1898 come autrice teatrale: i suoi drammi Anima e Illusione, in cui critica il perbenismo della società dell’epoca, vengono rappresentati da varie compagnie a partire dal 1901, riscuotendo un grande successo. Seguono il romanzo Felicità perduta (1901) e una raccolta di novelle, Gente oscura (1903), in cui la scrittrice esprime la propria visione politica progressista eleggendo a protagonisti delle sue storie soprattutto le persone più umili ed emarginate dalla società.

Nello stesso anno lascia il marito, che stava dilapidando buona parte del patrimonio familiare, per trasferirsi con i figli a Firenze, dove col tempo s’inserisce attivamente nella vita culturale cittadina, collaborando con diverse associazioni e scrivendo articoli su giornali e riviste. Fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale frequenta l’ambiente nazionalista e interventista, auspicando che un ultimo conflitto possa risolvere le questioni territoriali di Trento e Trieste rimaste insolute e porti a termine l’epopea risorgimentale, alla quale avevano partecipato in modo attivo diversi membri delle famiglie Pincherle e Rosselli, tra cui Pellegrino Rosselli, zio del marito, nella cui casa londinese era morto Giuseppe Mazzini.

Benché impegnata in molte battaglie politiche e sociali, tra cui quella per l’emancipazione femminile, Pincherle continua a dedicarsi al teatro, scrivendo alcune commedie in dialetto veneziano in cui esprime una forte nostalgia per la sua città natale, e pubblica anche due apprezzati romanzi per ragazzi, dirigendo anche per molti anni una collana di narrativa per l’infanzia per la casa editrice Le Monnier.

Scrittori da (ri)scoprire – Amelia Pincherle Rosselli

 Durante il conflitto mondiale, nonostante la morte del primogenito Aldo nel 1916, si prodiga per l’assistenza alle famiglie dei soldati, alle vedove e agli orfani.

Dopo l’uscita del romanzo Fratelli minori (1921), che racconta la crisi di molti giovani della generazione che aveva combattuto al fronte, comincia per Pincherle il buio periodo della dittatura fascista, che la porta a mettere da parte l’attività letteraria, a parte la pubblicazione del dramma Emma Liona (1924). Segue le traversie dei figli Carlo e Nello, socialisti riformisti, raggiungendoli nei luoghi dove vengono inviati al confino e poi nell’esilio francese, ma dopo il loro assassinio nel 1937 lascia l’Italia per rifugiarsi all’estero, tra Francia e Gran Bretagna, fino a raggiungere nel 1940 gli Stati Uniti insieme alle due nuore e ai quattro nipoti: tra loro c’è anche la nipote omonima Amelia Rosselli, figlia di Carlo, futura poetessa e figura di spicco della letteratura italiana nei decenni successivi.

Tornata in Italia nel 1946, Pincherle si batte per il voto alle donne, entra nel Partito d’Azione e continua a portare avanti le sue battaglie scrivendo su numerosi giornali, occupandosi soprattutto di mantenere viva la memoria dei figli e intrattenendo fitte corrispondenze con diversi esponenti del mondo culturale, tra cui il nipote Alberto Moravia. Muore a Firenze nel 1954: le sue Memorie, frutto delle pagine riempite nel corso di una vita molto intensa, vengono pubblicate soltanto nel 2001.

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