Scrittori da (ri)scoprire – Alberto Ongaro
Giornalista, fumettista e romanziere, Alberto Ongaro (Venezia, 1925 – Venezia, 2018) nella sua lunga vita ha sperimentato con successo tipi diversi di narrazione.
Nasce a Venezia, cresce appassionandosi ai fumetti americani pubblicati negli anni Trenta dallo storico settimanale L’avventuroso e nel 1943, appena diciottenne, viene arrestato su denuncia di un compagno di scuola perché sospettato (a ragione) di appartenere alla Resistenza: se la cava con un mese di carcere e l’avviamento alla leva obbligatoria.
Grande amico di Hugo Pratt, nel 1947 fonda con lui la rivista Asso di picche, che diventa ben presto un importante punto di riferimento per tutti gli autori italiani di fumetti.
Poco tempo dopo i due si trasferiscono in Argentina, paese che in quegli anni era considerato una specie di Mecca dei fumettisti e vi rimangono per alcuni anni, lautamente pagati da una casa editrice locale per cui scrivono diverse storie, che vengono esportate anche in altri paesi sudamericani, tra cui il Brasile.
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Negli anni successivi Ongaro si sposta per qualche tempo in Inghilterra, quindi torna in Italia e diventa inviato speciale per il settimanale L’Europeo, per il quale realizza numerosi reportages in giro per il mondo, ma continua anche a disegnare fumetti, collaborando soprattutto con il Corriere dei Piccoli, dove nel 1964 appaiono le storie, scritte insieme a Pratt, con protagonista L’Ombra, una specie di giustiziere simile all’Uomo Mascherato.
L’esordio nella narrativa avviene nel 1965 con Il complice, a cui segue Un romanzo d’avventura (1970), ma il successo arriva dopo che Ongaro, lasciato il giornalismo, torna a stabilirsi a Venezia per dedicarsi solo alla narrativa e ai fumetti. La taverna del Doge Loredan (1980) è, come i precedenti, un vivace romanzo di cappa e spada che si svolge tra Venezia e una Londra settecentesca ed è da molti considerato la migliore opera dello scrittore. Seguono Il segreto di Caspar Jacobi (1983), una cupa vicenda che ruota attorno a uno scrittore newyorchese dalla vita misteriosa, e subito dopo La partita (1986), ambientato a Venezia ai tempi dell’Inquisizione, che vince il Premio Campiello e due anni dopo diventa un film, diretto da Carlo Vanzina e interpretato da Faye Dunaway.
Negli stessi anni Ongaro inizia una lunga collaborazione con Sergio Bonelli, editore di tanti fumetti, per il quale scriverà per molti anni le storie di Mister No e Nick Raider.
Non abbandona comunque la narrativa: dopo L’ombra abitata (1987) pubblica Interno argentino (1991), vincitore del Premio Napoli, in cui lo scrittore torna nei luoghi frequentati in passato per costruire un noir denso di riferimenti all’inquieta situazione politica dell’Argentina di quegli anni.
Anche Passaggio segreto (1993) esce dal genere storico per raccontare un complesso intreccio di personaggi contemporanei. Venezia è sempre presente nella narrativa di Ongaro, che mescola nei suoi romanzi ricordi ed esperienze di ogni tipo degli anni in cui, da inviato speciale, aveva viaggiato in molti paesi ed era entrato in contatto con tante culture differenti.
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I numerosi romanzi successivi, tra cui Il segreto dei Segonzac (2000), La strategia del caso (2003), La maschera di Antenore (2009) fino a Il respiro della laguna (2016), passano relativamente inosservati: nonostante sia da considerare un grande anticipatore del genere noir che oggi in Italia gode di così tanta fortuna, Alberto Ongaro conduce una vita appartata, lontano dal mondo letterario, dedicandosi ancora per molti anni al lavoro di fumettista. Muore nella sua Venezia, ormai novantaduenne, nella primavera del 2018.
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