Scrittori da (ri)scoprire – Alba de Céspedes
Tra gli scrittori dimenticati figurano naturalmente diverse scrittrici, che spesso sono state doppiamente sottovalutate, o trascurate dalla critica, prima ancora che per il valore artistico delle loro opere, proprio per il semplice fatto di appartenere al genere femminile e di volerne raccontare le problematiche.
Alba de Céspedes (Roma, 1911 – Parigi, 1997) rappresenta forse il caso più emblematico di un’autrice italiana di notevole spessore che è stata molto spesso giudicata in modo riduttivo.
Nata a Roma da madre italiana e da padre cubano, all’epoca ambasciatore di Cuba in Italia (e figlio del primo presidente della Repubblica nata dopo la fine della dominazione spagnola sull’isola), Alba de Céspedes ha sempre vissuto in bilico tra i suoi due paesi d’origine, anche se ha scritto le sue opere in italiano.
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Cresciuta tra Roma e Parigi, si è fatta conoscere con i primi racconti a metà degli anni Trenta. Nel 1938 Mondadori pubblica, non senza qualche difficoltà con la censura fascista, il suo primo romanzo, Nessuno torna indietro, storia corale che intreccia le vicende di otto ragazze, molto diverse tra loro per origine e provenienza territoriale, ospiti di un costoso pensionato universitario: un romanzo che potrebbe essere accostato al celebre Il gruppo di Mary McCarthy, che uscirà sedici anni dopo, per la rappresentazione di una femminilità nuova, che aspirava a svincolarsi dal dominio maschile. È senz’altro una visione della donna che contrasta con quella imposta dal fascismo, ma nonostante gli sforzi del regime per ostacolarne la diffusione il romanzo ottiene un grande successo, tanto che nel 1943 il regista Alessandro Blasetti ne ricava un ottimo film.
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Dopo l’armistizio, Alba de Céspedes lascia Roma per rifugiarsi al sud e diventa una delle voci di punta di Radio Bari, prima radio libera italiana a trasmettere notizie sull’avanzata degli Alleati e sulla Resistenza, sollecitando le donne a entrare nella guerra partigiana.
Negli anni successivi si dedica al giornalismo, fonda la rivista letteraria «Mercurio» e collabora con «Epoca». Nel 1949 esce Dalla parte di lei, la cui protagonista incarna tutte quelle donne deluse dalla fine delle speranze di emancipazione nate durante la guerra e cancellate dal rapido ritorno a una società ancora patriarcale.
Lo stesso tema torna nel 1952 in Quaderno proibito, diario di una signora borghese che riflette sulla propria condizione di madre e di moglie e sulla fissità di questi ruoli all’interno della società, mentre Il rimorso (1963) analizza il complessivo fallimento degli ideali della Resistenza.
La sua attività letteraria continua anche dopo il trasferimento a Parigi, dove Alba de Céspedes vive per una trentina d’anni continuando a scrivere non solo romanzi, ma anche poesie e sceneggiature cinematografiche e televisive, lasciando incompiuto alla morte, avvenuta nel 1997, un grande romanzo storico e autobiografico sulla sua famiglia cubana, Con gran Amor, che viene comunque inserito nel corposo volume dei “Meridiani” che la casa editrice Mondadori pubblica nel 2011in occasione del centenario della nascita.
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Perché ci siamo dimenticati di Alba de Céspedes, scrittrice colta e donna impegnata? I suoi romanzi, tutti con protagoniste femminili, sono stati spesso classificati come sentimentali e ascritti erroneamente al genere “rosa”, mentre in realtà ci parlano di donne forti e in cerca di un’affermazione personale che non sempre riescono a ottenere, oltre a esprimere una critica di fondo a una società ancora profondamente modellata e controllata dal punto di vista maschile. Ancora oggi, nonostante gli innegabili cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, i romanzi di quest’autrice, che potremmo definire senz’altro protofemminista, forniscono importanti spunti di riflessione sui rapporti tra i sessi e sulla condizione della donna nel mondo contemporaneo.
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