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Scacco Matto V – “Il sogno di Schroder” di Amity Gaige

Scacco Matto V – “Il sogno di  Schroder” di Amity GaigeSiete pronti a tutto pur di realizzare il vostro sogno? Anche a distruggervi? Il sogno di Schroder di Amity Gaige (traduzione di Laura Noulian, Einaudi, 2014) affronta proprio tale dilemma. È questo il romanzo che abbiamo scelto per la quinta uscita di Scacco Matto, partita a colpi di parole che vede ogni mese me (Pierfrancesco Matarazzo) e Ivonne Rossomando confrontarsi sulla scacchiera di personaggi e idee su cui si regge un romanzo.

 

Cominciamo come sempre dalla storia che l’autore ci propone.

Il romanzo di Amity Gaige inizia con una lettera scritta dalla prigione da Eric Schroder alla moglie. È un’autodifesa e al tempo stesso una confessione. La vita di Eric si sviluppa intorno a una bugia, quella di un ragazzo giunto dalla Germania Est negli States per fuggire da una dittatura. Una bugia che segnerà drammaticamente la vita e gli affetti del protagonista. Una volta assunto il cognome fittizio di Kennedy per essere uguale ai ragazzi americani, Eric non riuscirà più a liberarsi dalla sua falsa identità, neppure quando incontrerà Laura, che amerà a tal punto da dover mantenere l’illusione, persino quando dalla loro unione nascerà Meadow. Questa sarà la sua condanna, perché, separatosi dalla moglie, non avrà nessun diritto di richiedere la custodia della figlia. Eric la rapirà e con il vecchio passaporto tedesco tenterà di fuggire in Canada. Ma questo lungo e straordinario viaggio non si concluderà come tanti lettori avrebbero voluto, perché Eric finirà in prigione e vedrà infranto il suo sogno americano.

 

Il primo impatto

PF: Un ragazzino che cerca di affabularti. È questo il primo impatto con Il sogno di Schroder di Amity Gaige. Il ragazzino in questione è naturalmente il protagonista del romanzo, Eric, che in una giornata qualsiasi di un giorno qualsiasi fa ciò che tutti noi avremmo potuto fare a quattordici anni: s’inventa una storia. Per essere diverso, anzi “più uguale” agli altri di quanto sarebbe stato rimanendo sé stesso. Certo fa le cose in grande. Si cambia nome (da Erik a Eric), cognome (da Schroder a Kennedy), nazionalità (da tedesca ad americana), residenza (dall’asfittica e povera Dorchester alla scintillante e inesistente Twelve Hills a Cape Cod) e infine personalità, diventando il perfetto ragazzo americano integrato nel sistema, poiché incapace di immaginare che quel sistema potrebbe essere spazzato via in un soffio. Eric questa esperienza l’ha provata, nascendo nella Germania Est del muro, da cui è scappato con il padre all’età di cinque anni. Per questo invidia i coetanei americani, che non comprendono lo stupore di attraversare un confine senza doversi chiedere se si riuscirà nell’impresa. Il disagio di Eric nel tenere a freno la meraviglia per lo spazzolino elettrico di un compagno e il terrore che questa stessa meraviglia lo possa mettere all’angolo, diverso fra gli uguali, fanno passare subito il lettore dalla parte del protagonista e per tutto il romanzo cercheremo indizi di quella meraviglia anche nell’Eric adulto.

IR: Dopo aver letto questo libro che racconta l’odissea di un padre separato dalla figlia, sarei potuta diventare l’avvocato difensore di questo romanzo. Perché anch’io, come l’autrice Amity Gaige, mi sarei schierata dalla parte del protagonista, pur essendo donna e madre. Quel bambino di cinque anni che attraversa la frontiera e si trova in un mondo straordinario di cui vuole assolutamente far parte, ti commuove per la sua solitudine e per il desiderio di sopravvivenza. Ma rientriamo nel ruolo assegnato!

 

Struttura

PF: Amity Gaige ci offre il ritratto di un uomo in lotta continua con sé stesso e con il senso di colpa che lo accompagna in ogni affermazione o decisione. Lo fa scegliendo la forma di un mémoire: Eric, ormai in prigione per il rapimento della figlia Meadow, scrive in prima persona il resoconto dei fatti su consiglio del suo avvocato, per cercare di convincere la moglie a non privarlo per sempre della figlia che ama. La narrazione, quindi, parte dalla fine della storia, svelando fin dalla prima pagina che l’invenzione ardita di Eric lo ha portato alla rovina, attivando poi un flashback che, partendo dagli anni Ottanta, si concentrerà sui giorni della fuga del protagonista fra le montagne. Nella struttura costruita dalla Gaige, Eric gioca, quindi, il doppio ruolo del protagonista e dell’autore della storia, scegliendo quali momenti e quali sentimenti far conoscere al lettore. Il risultato di questo effetto Droste (uno scrittore che racconta la storia di una persona che decide di scrivere la propria storia) garantisce un buon livello di tensione, sebbene, a volte, l’ossessione per la precisione del dettaglio e il timore di non aver fatto spiegare all’Eric autore proprio tutto delle sensazioni che affollano la mente dell’Eric personaggio, portano l’autrice ad attivare un sistema di note e parentesi alla David Forster Wallace che non convincono del tutto proprio l’amante del Wallace pensiero.

IR:Il romanzo risente dell'influenza di molti “padri”, da David Foster Wallace a Steinbeck e Kerouac. Quella di Eric e Meadow è una nuova coppia on the road, in cui emerge la ricerca di una vita nuova e un amore ossessivo del padre nei confronti della figlia. Sarà questo amore che porterà Eric a un gesto disperato, nel tentativo estremo e poco credibile di continuare ad avere due vite parallele. Nella sua fuga tenterà di raggiungere il Canada, come una nuova terra promessa. Solo così potrà conservare il segreto nascosto per tanti anni, quello di ragazzo immigrato che aveva come sogno una nuova terra promessa.

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Amity Gaige, Il sogno di SchroderPersonaggi:

PF: Eric è autore e protagonista di questa storia, il deus ex machina del romanzo con un ego rilevante. C’è poco spazio per altri personaggi all’infuori di lui stesso. La figlia Meadow è tratteggiata con affetto e senso di colpa per quello che è stata costretta ad affrontare, ma anche con la convinzione che dalla madre non avrebbe potuto avere la stessa dose di amore e di complicità. Il punto di vista su Meadow è sempre e solo quello di Eric, così come accade per gli altri personaggi minori, fagocitati e appannati dalla necessità del protagonista di accusare e al contempo assolvere sé stesso.

IR: Il protagonista, Eric Schroder, appare come un pessimo marito, freddo e disposto a tutto (anche a dimenticare suo padre!), fragile, egoista e soprattutto bugiardo. È un uomo che parla troppo, infantile e insicuro. Ma è anche il fanciullo che è stato abbandonato dalla madre e che trovava «più naturale fuggire che combattere». Meadow, sua figlia, «la bimba a cui la rugiada si annida tra i capelli», è dipinta sempre lucida e presente a sé stessa, "precisina" e mediocre (ha un debole per i lustrini e la chioma bionda di Rapunzel). Ma il personaggio di April è quello che mostra la differenza abissale tra la generosità di una donna che offre il suo aiuto disinteressato a Eric («due navi che si incontrano nella notte e possono darsi un po' di consolazione») e il protagonista, irresponsabile, che vuole solo tenere con sé sua figlia.

 

Stile

PF: Asciutto, preciso, amante dell’aggettivo ricercato e delle metafore, alcune di rara bellezza, che fanno presumere che l’autrice sia una appassionata lettrice di poesia anglosassone del Novecento, lo stile usato da questa giovane scrittrice americana è certamente da osservare e studiare da vicino. Stavolta le osannanti critiche piovute addosso a questo romanzo da Oltreoceano (da Jennifer Egan a Jonathan Franzen) risultano affidabili. Certo, capita che la necessità di esporre la propria tesi con assoluta chiarezza o l’innamoramento per un concetto vadano a scapito del ritmo della storia. Un caso per tutti il capitolo Ragioni per osservare il silenzio, disquisizione dell’Eric autore sulle tipologie di silenzio esistenti. D’accordo essere avidi sezionatori dell’animo umano, ma in questo caso si è sfiorata la pedanteria, anche se lo spunto resta interessante e avrebbe potuto trovare spazio facilmente in un altro scritto della Cage.

IR: Lo stile appare per lo più spumeggiante e scorrevole, rispondente ai protagonisti ritratti, ma non sempre emerge la capacità di scavare a fondo nei personaggi minori. Inoltre, l'autrice si dilunga in particolari eccessivi e non richiesti dall'impianto testuale. Migliori appaiono le descrizioni naturali: i gabbiani, le spiagge, i fienili rossi del Vermont, Grand Isle, le White Mountains. C'è una mescolanza di spazio, tempo, suoni e colori, che contribuisce alla trasformazione della realtà nel sogno di Schroder.

 

La conclusione

PF: Il sogno di Schroder di Amity Gaige è un libro sulla potenza dell’immaginazione. Tutto viene mostrato di lato, attraverso lo specchio deformante dello scrittore/protagonista Eric che modella con la fantasia assoluta dei bambini ciò che è stato e ciò sarebbe potuto essere se solo gli altri avessero condiviso quel sogno. Come ci dice Eric: «L’unico vero ostacolo di un uomo è sé stesso».

IR: La storia narrata non appare sempre credibile, ma l’arte può permettersi la libertà. Il libro potrebbe trasformarsi in un cliché: un uomo devastato dal passato, che fugge perché non ha scampo; la figlia che prima si affida fiduciosa al padre, poi lo accusa; il tentativo finale di Eric di annullare la menzogna che lo ha portato a rifiutare nome e origini. Invece il romanzo della Gaige diventa un libro sulla solitudine, sulla incomunicabilità anche tra coloro che si sono amati, tra padri e figli, tra mogli e mariti, tra gli esseri umani. Ma è anche un libro che lascia in bocca la speranza, che insegna a sopportare l'esistenza, nonostante le ingiustizie, il dolore e l'incapacità di realizzare i propri sogni.

 

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