Sbocchi professionali per laureati in Storia dell’Arte
In un Paese come l’Italia gli sbocchi professionali per i laureati in Storia dell’Arte dovrebbero essere illimitati data la presenza di beni artistici, architettonici, culturali e ambientali di inestimabile valore e quantità.
Tra i possibili sbocchi professionali opzionabili da un neolaureato in Storia dell’Arte figurano occupazioni in:
- Soprintendenze e Musei.
- Comuni, Province, Regioni, Fondazioni.
- Case editrici.
L’offerta formativa dei vari atenei ha lo scopo di indirizzare i nuovi operatori del settore verso le istituzioni preposte alla conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico, oppure organismi e unità di studio, di ricerca e di conservazione del patrimonio archeologico, artistico, documentario e monumentale, oppure ancora verso la comunicazione e i media specializzati.
Con la legge n. 135 del 29 marzo 2001, meglio conosciuta come “Riforma della legislazione nazionale sul turismo”, sono stati definiti i parametri di riconoscimento della professione di guida turistica. Per esercitarla bisogna essere in possesso di una licenza rilasciata dagli enti locali a seguito di un esame di abilitazione. I laureati in Storia dell’Arte e in Archeologia non devono sostenere l’esame abilitante o altre prove, fatta salva la possibilità di verifica delle conoscenze linguistiche e del territorio di riferimento che sono punti focali dell’esercizio di detta professione. Per intraprendere l’attività di guida turistica è necessario presentare al Comune di residenza una dichiarazione di denuncia di inizio attività, attestante l’esistenza dei presupposti e dei requisiti di legge. Il Comune provvede, ai fini della tutela dell’utente, al rilascio di una tessera di riconoscimento con fotografia.
Fermo restando la certezza di aver dato e superato gli esami richiesti, per i laureati in Storia dell’Arte è possibile anche tentare la strada dell’insegnamento nella scuola pubblica per la classe di concorso 61/A, Storia dell’Arte appunto. Ovviamente ciò solo previa trafila burocratica e concorsuale valida per tutte le classi di concorso e tutti i corsi di laurea che offrono tra le altre l’opzione all’insegnamento. Per rimanere nel campo dell’amministrazione pubblica del patrimonio artistico e culturale figura anche un’altra professione papabile per i neo laureati: lo Storico dell’Arte. Secondo la nota del MIBACT questi ha il compito di:
- Svolgere attività di ricerca scientifica.
- Inventariare e catalogare.
- Vigilare e monitorare.
- Coordinare operazioni di restauro.
- Redigere cataloghi e testi scientifici.
- Consulente tecnico, perito e arbitro.
Dal 1999 è stata istituita anche l’Associazione Nazionale Storici dell’Arte con lo scopo principale di «promuovere la figura dello storico dell’arte e tutelare la sua specifica professionalità che, malgrado la straordinaria consistenza del patrimonio storico-artistico nazionale, non è mai stata legalmente riconosciuta dallo stato italiano».
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Per coloro i quali la Laurea in Storia dell’Arte non rappresenta solo un titolo di studio ma il coronamento di una passione, che amano osservare, studiare, documentarsi su tele, dipinti, vasi e produzioni artistiche varie allora la strada da percorrere potrebbe essere quella che li conduce a diventare dei critici d’arte. Valutare opere d’arte, redigere relazioni di autenticità, collaborare con case d’asta o musei… aiutano molto in questo campo: senso critico, capacità di analisi, buona propensione ai rapporti interpersonali, capacità di espressione scritta e orale. Chi è interessato o meglio orientato in questa direzione potrà inviare il curriculum a musei, case d’asta, riviste specializzate, tribunali (per proporsi come CTU), oppure partecipando ai concorsi indetti dalla soprintendenza delle belle arti. Molto simile alla figura professionale del critico d’arte è quella dell’art advisor, il quale ha prevalentemente il compito di orientare i propri clienti nell’acquisto o meno di opere d’arte. L’art advisor deve possedere sia le competenze di un critico e storico dell’arte sia quelle di un analista finanziario. Deve essere infatti in grado non solo di consigliare al cliente il pezzo da comprare ma anche valutare per lui la tempistica dell’acquisto. Nel 2006 è stata istituita anche l’Associazione Italiana per l’Art Advisor (Ass.I.Art). Avendone possibilità si può anche aprire una propria galleria d’arte dove esporre e vendere opere d’arte, ospitare mostre, vernissage, esposizioni, in sostanza svolgere la professione di gallerista. Un tempo gli artisti e più in generale tutti coloro che si dedicavano allo studium venivano accolti alla corte di un mecenate che dava loro protezione e garantiva collaborazione e lavoro. Oggi la figura del mecenate è pressoché scomparsa ed è stata sostituita dal gallerista. Gli artisti producono per vendere e a comprare o a fare da tramite, nella maggior parte dei casi, sono proprio i galleristi. In un’epoca in cui le apparecchiature elettroniche e digitali acquisiscono sempre maggiore spessore nell’economia e nella cultura inoltre è possibile anche creare soluzioni alternative come quella istituita a Lucca già dal 1996, ovvero una galleria d’arte virtuale, gestita da persone che non si definiscono mercanti o galleristi ma volenterosi disposti a mettere in contatto tutti gli artisti della loro città con persone che apprezzano l’arte.
Certo i tempi sono quelli che sono e in più bisogna anche tenere in considerazione il fatto che, per fronteggiare la crisi, Paesi come la Germania hanno adottato la politica del “sacrifici e tagli fuorché per la formazione e la ricerca”, mentre l’Italia ha adottato il principio “sacrifici e tagli soprattutto per la cultura e la ricerca”. Decisioni che si ripercuotono inevitabilmente sul patrimonio storico, artistico e culturale, sulla sua amministrazione nonché sulla sua corretta tutela e conservazione. Così succede che il settore che in Italia dovrebbe garantire sbocchi professionali illimitati in realtà si caratterizza sempre più per l’elevata incidenza del lavoro atipico, part-time e stagionale. In una parola: precario.
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